Perché con la recente sentenza della Consulta Governo e Ars rischiano di andare a casa/ MATTINALE 285

18 febbraio 2019

Oggi dedichiamo il nostro Mattinale per rispondere a una lettera di una nostra lettrice che ci definisce “visionari”, perché, a suo dire, pur di mettere in luce l’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, ci inventiamo le notizie. Proviamo a leggere la lettera

Egregio direttore,

non so da dove, nei giorni scorsi, abbia tirato fuori la notizia che la Corte Costituzionale, con una sentenza, abbia sancito l’impossibilità, per gli enti locali, di ‘spalmare’ i disavanzi in trent’anni. E’ una notizia che ho letto solo su ‘I Nuovi Vespri’, che per andare contro l’attuale Governo regionale di nello Musumeci non sa più cosa inventarsi. Si rassegni: Bilancio e Finanziaria 2019 sono stati approvati dall’Assemblea regionale siciliana e, per quest’anno, sono stati trovati anche i 250 milioni di euro che mancavano all’appello. Eviti, se le è possibile, di dare altri numeri”.

Una sua attenta lettrice

Intanto cominciamo col dire che a noi non può che fare piacere poter contare su attenti lettori e attente lettrici. Dopo di che, nel caso in questione, alla nostra “attenta lettrice’ che essere sfuggito un particolare: e cioè che, nell’articolo che abbiamo pubblicato tre giorni fa, dove raccontiamo che Regione siciliana e Comuni della nostra Isola non potranno più ‘spalmare’ i disavanzi in trent’anni (QUI IL NOSTRO ARTICOLO) c’è allegato un articolo de Il Fatto Quotidiano dal quale abbiamo appreso la notizia (QUI L’ARTICOLO DE IL FATTO QUOTIDIANO SULLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE).

La notizia non è nostra: l’abbiamo appresa leggendo Il Fatto Quotidiano e l’abbiamo riportata e commentata perché, a nostro modesto avviso, le sentenze della Corte Costituzionale si applicano anche in Sicilia. La nostra lettrice ha comunque un po’ di ragione, perché tale notizia non ha avuto l’importanza che merita. Soprattutto da parte del Governo regionale di Nello Musumeci e del suo vice, l’assessore all’Economia, avvocato Gaetano Armao, che non l’hanno nemmeno commentata.

Dopo di che la notizia c’è, la sentenza della Corte Costituzionale c’è, però quello che succederà noi non possiamo saperlo. Perché noi, dalla vecchia politica, ci aspettiamo di tutto.

Su vari giornali siciliani leggiamo che gli attuali governanti siciliani sono a Roma per ‘spalmare’ il deficit. Per quanti anni? Non lo sappiamo…

Ormai da anni, ad esempio, le assunzioni nella pubblica amministrazione siciliana – e abbiamo il dubbio che sia così anche in altre Regioni italiane – non avvengono più, secondo quanto previsto dalla Costituzione, con concorsi pubblici, ma per chiamata diretta da politici, sindacalisti e potenti vari, attraverso il metodo del precariato: precari che, dopo un certo numero di anni (o dopo un certo numero di campagne elettorali, dicono i maligni…) vengono stabilizzati.

Proprio di recente, e proprio qui in Sicilia, abbiamo letto un comunicato di una nota organizzazione sindacale che invitava la politica ad effettuare le stabilizzazioni di precari coinvolgendo la Corte dei Conti. provi a immaginare un po’: la Corte dei Conti – un organo di rilevanza costituzionale – ‘invitata’ dai sindacati e dalla politica a stabilizzare i precari nella pubblica amministrazione in barba a quanto previsto dalla Costituzione in materia di assunzioni nella stessa pubblica amministrazione…

E che dire dei dipendenti pubblici senza titoli – interni ed esterni alla pubblica amministrazione – che ‘fanno curriculum’ acciuffando incarichi illegittimi per acquisire titoli che, poi, utilizzano ‘legittimamente’ perché, grazie agli incarichi illegittimi fatti passare per legittimi, ‘acquisiscono’ i titoli?

“Se c’è una cosa che in Italia funziona è il disordine”, diceva Leo Longanesi. E la Sicilia è una Regione molto italiana…

Cosa vogliamo dire? Semplice: che non ci stupirebbe leggere da qualche parte che la sentenza della Corte Costituzionale in questione non si applicherà in Sicilia. Se sarà così – e noi non lo possiamo escludere a priori – beh, avrà avuto ragione, almeno in parte, la nostra lettrice.

Ma sarà così?

La nostra “attenta lettrice” ci dice che sono stati trovati i 250 milioni di euro che mancavano all’appello. Ma non ci dice come il Governo regionale pensa – o s’illude? – di averli trovati. Proviamo a ipotizzarlo noi.

Magari il Governo regionale di Musumeci e Armao pensa di tenersi l’IVA che la Regione dovrebbe versare allo Stato? E come vorrebbe farlo, con un atto unilaterale?

La cosa ci stupisce. Perché nel gennaio del 2018, quando il Governo Musumeci si era appena insediato, il Governo regionale avrebbe dovuto opporsi allo scippo di 800 milioni di IVA alla Sicilia frutto degli accordi finanziari sbagliati firmati dal precedente Governo regionale targato Rosario Crocetta-PD. Ma non l’ha fatto.

Se Musumeci e Armao avessero contestato allora lo scippo di 800 milioni di euro di IVA oggi potrebbero, a ragione, iniziare la battaglia per tenersi quasi 300 milioni di euro di IVA.

Ma allora il Governo Musumeci restò in silenzio: cosa che noi abbiamo puntualmente documentato, contestando il silenzio di Musumeci e Armao (QUI IL NOSTRO ARTICOLO DEL GENNAIO 2018).

La verità è che, nel gennaio del 2018, Renzi e Berlusconi erano convinti che avrebbero vinto le elezioni politiche del successivo 4 marzo: e siccome Musumeci era schierato con Berlusconi, pensava che il problema sarebbe stato risolto dal nuovo Governo dell’inciucio tra Renzi e Berlusconi.

Ma le elezioni le hanno vinte grillini e leghisti.

E adesso che vorrebbe fare il Governo Musumeci? Contestare all’attuale Governo qualcosa che non ha contestato al Governo Gentiloni? E con quale credibilità politica?

Ma poi a cosa servirebbe tutto questo se la sentenza della Consulta che blocca il disavanzo ‘spalmato’ per trent’anni dovesse essere applicata anche in Sicilia? Salterebbe il miliardo e 600 milioni di euro che il Governo Musumeci pensa – o s’illude? – di avere ‘spalmato’ per trent’anni.

E se salta il miliardo e 600 milioni ‘spalmati’, ebbene, buona notte ai suonatori…

 

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