Ma all’Ars lo sanno che la ‘spalmatura’ dei debiti’ (leggere mutui) è stata ‘bocciata’ dalla Consulta?

15 febbraio 2019

Ce lo chiediamo perché, ieri sera, l’Assemblea regionale siciliana, ignorando il pronunciamento della Corte Costituzionale, ha approvato la manovra finanziaria 2019 considerando come ‘cosa fatta’ i due mutui: uno da 1,6 miliardi e l’altro da oltre 500 milioni di euro. Ma a noi risulta che questi soldi non ci sono…

Come se non fosse successo nulla ieri l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la manovra finanziaria 2019. Un sì in frett’e furia, con l’ufficiale minaccia delle dimissioni da parte del presidente della Regione, Nello Musumeci. Lo spettro di tornare tutti a casa avrebbe convinto l’Aula ad approvare in quattro e quattr’otto la manovra, superando i ‘mal di pancia’ di molti deputati della maggioranza di centrodestra.

Questa è la versione ufficiale. Ma a noi la versione ufficiale non convince affatto. Riteniamo, infatti, impossibile che il presidente della Regione, Musumeci, il suo vice, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e via continuando non siano al corrente della sentenza della Corte Costituzionale che sta provocando effetti dirompenti in tutti gli enti locali italiani.

E’ la sentenza con la quale viene di fatto bloccata la possibilità, per gli enti locali – e quindi anche per la Regione siciliana, oltre che per i Comuni dell’Isola – di diluire in trent’anni i disavanzi (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Come dobbiamo interpretare la velocissima approvazione della manovra finanziaria regionale 2019 avvenute nelle scorso ore a Sala d’Ercole? Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha parlato con il presidente Musumeci e con l’assessore Armao e gli ha detto di stare tranquilli, perché per la Regione siciliana si farà un’eccezione?

Sono previsti sconti finanziari per comitive catanesi e palermitane (il riferimento, ovviamente, è alle finanze non brillanti dei Comuni di Catania e Palermo)?

Confessiamo che siamo un po’ stupiti. E’ evidente che ci siamo persi qualcosa.

Buona parte della manovra si fonda sull’ipotesi che Roma darà alla Regione siciliana la possibilità di effettuare, di fatto, un secondo mutuo da circa 500 milioni di euro. Ciò consentirà alla regione di avere in ‘cassa’, subito, circa 250 milioni di euro per la manovra di quest’anno.

Ma a noi, invece, risulta che la Corte Costituzionale ha detto “No” alla possibilità, per gli enti locali, di ‘spalmare’ in trent’anni i propri debiti. Che, tradotto, significa che i soldi che debbono restituire li debbono restituire subito: al massimo in due anni!

Che strana la vita, però: a noi risulta che la Regione siciliana dovrà rimangiarsi la ‘spalmatura’ del ‘buco’ di un miliardo e 600 milioni di euro effettuata nelle scorse settimane; all’Ars, invece, hanno approvato una manovra finanziaria 2019 che non solo non prevede la restituzione del miliardo e 600 milioni di euro già ‘spalmato’ in trent’anni, ma sono addirittura convinti che il Governo nazionale gli consentirà di ‘spalmare’ altri 500 e passa milioni di euro per altri trent’anni…

Le visioni della vita, nella finanza pubblica, sono molto relative…

Insomma, fino a qualche ora fa, all’Ars, si parlava di fondi per i precari (leggere PIP), per i Comuni, per l’ESA, per i forestali, per i Consorzi di bonifica, per i ciechi, per i talassemici, per i Teatri e via continuando.

Faremo, diremo, pagheremo: di grazia, ma con quali soldi?

Comunque una cosa ve la possiamo dire: in salvo ci sono i soldi per la sanità (quelli che sono rimasti: non molti, non quelli previsti, ma ci sono); i soldi per le spese obbligatorie (rate dei mutui, stipendi per il personale). E, soprattutto, non sono stati toccati diarie mensili per i 70 ‘califfi’ del Parlamento siciliano: per i deputati dell’Ars e per gli assessori regionali – che Iddio li abbia in gloria – non sono previsti tagli.

E gli altri, tutti gli altri? Teniamoci forte…

Foto tratta da L’Eco del Sud

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