Triscina, una sentenza del TAR Sicilia può bloccare le demolizioni delle case abusive?

14 dicembre 2018

L’interrogativo ci sta tutto, perché i giudici amministrativi, con un pronunciamento, hanno intimato al Comune di Castelvetrano – nel territorio del quale ricade Triscina – di pronunciarsi sul diritto di abitazione. La vicenda potrebbe adesso finire sui tavoli della Commissione Europea sui Diritti dell’uomo. L’abusivismo edilizio in Sicilia e il ‘caso’ paradigmatico di via Miseno, a Mondello  

Una sentenza del TAR Sicilia (Tribunale Amministrativo Regionale) impone al Comune di Castelvetrano di rivedere la questione delle case abusive realizzate a Triscina. Si tratta di una vicenda sulla quale, in questi giorni, si è concentrata l’attenzione dei media per via delle demolizioni di alcune abitazioni abusive. Qual è la novità introdotta dai giudici amministrativi?

Il tema è quello della rivendicazione del diritto di abitazione, che scatterebbe nel caso in cui gli abitanti della casa da demolire non avrebbero altra dimora dove andare a vivere. Insomma, l’abusivismo di necessità.

Semplificando, possiamo dire che alcuni titolati di abitazioni abusive realizzate negli anni passati a Triscina lo scorso 1 marzo si sono rivolti al Comune di Castelvetrano chiedendo l’applicazione dell’articolo 4 della legge regionale n. 17 del 1994, relativo al diritto di abitazione. Il Comune non ha risposto e un gruppo di abitanti di Triscina si è rivolto al TAR.

Una volta che la vicenda è finita davanti al Tribunale Amministrativo Regionale, il Comune di Castelvetrano si è costituito e ha provato ad evidenziare la carenza di legittimazione di chi ha proposto il ricorso.

Ma i giudici del TAR Sicilia hanno dato torto al Comune di Castelvetrano, affermando, invece, che il problema sollevato dai ricorrenti va affrontato e con una decisione da adottare nei confronti dei cittadini interessati.

Che succederà? Di fatto, si è aperto un varco. Ed è probabile che la questione finisca sui tavoli della Giustizia europea e, segnatamente, presso la Commissione Europea sui Diritti dell’uomo.

Per la cronaca, in Sicilia non è nuovo né l’abusivismo di necessità, che nel 1985 diede vita a una rivolta popolare partita da Vittoria (allora si sosteneva che la legge nazionale sul condono edilizio  voluta dal Governo Craxi, Ministro Franco Nicolazzi – legge nazionale n. 47 del 1985 – creava disparità), né il diritto di abitazione.

L’ultimo, recente caso di diritto di abitazione è stato affrontato dal Comune di Bagheria, retto dal grillino Patrizio Cinque, che con un apposito regolamento, dà la possibilità di concedere l’uso di immobili abusivi, anche in caso di inedificabilità assoluta, se di mezzo c’è il diritto di abitazione, ovvero se il titolare della casa non ha un’altra dimora nella quale andare a vivere.

A Triscina, come in molte altre aree abusive della Sicilia, la situazione non è semplice, perché, da oltre trent’anni, la vecchia politica siciliana non ha mai affrontato la questione, utilizzando gli abusivi – che sono tantissimi – in modo strumentale, soprattutto a ridosso delle campagna elettorali.

Da trent’anni si parla di Piani urbanistici di recupero, di una nuova legge urbanistica siciliana e bla bla bla. Di fatto, la legge urbanistica della nostra isola è ancora quella di fine anni ’70 (legge regionale numero 71 del 1978), ‘rivisitata’ ogni tanto qua e là in ragione di esigenze clientelare ed elettorali.

La stessa legge urbanistica siciliana, ormai post datata, non è stata mai applicata del tutto: basti pensare ai Piani urbanistici provinciali che – con la sola eccezione di Ragusa – non hanno mai visto la luce.

Un esempio eclatante di leggi urbanistiche ignorate è rappresentato da Palermo dove, negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, è stata praticamente ‘cementificata’ quasi tutta la Conca d’oro sotto il segno della mafia che lasciava le campagne per trasferirsi in città.

Ma se la ‘cementificazione’ di Palermo, dagli anni ’50 sino agli anni ’70 del secolo passato è andata in scena sotto il segno della mafia, negli anni successivi, fino ai giorni nostri, è proseguita sotto il segno di una legalità formale, spesso venata, addirittura!, di una certa antimafia di facciata.

La vicenda di via Miseno, a Mondello – una lottizzazione finita nel mirino della magistratura e conclusasi con una sfilza di condanne esemplari – non è grave solo come fatto in sé, ma per la dimensione paradigmatica che assume. Perché il ‘metodo-via Miseno’ – ovvero norme urbanistiche ignorate e aggirate, a partire dalle leggi degli anni ’30 del secolo passato! – non riguarda solo Mondello (dove la ‘cementificazione’ avvenuta negli ultimi 20 anni è semplicemente incredibile), ma anche altre borgate di Palermo.

(Per la cronaca, non abbiamo ancora registrato reazioni a questa sentenza, né da parte del Comune di Palermo, né da parte della Regione siciliana). 

Insomma, la questione degli abusivi, in Sicilia, sembra arrivata a un punto di non ritorno. E se Mondello è il paradigma di un ‘metodo’ che ha aperto una ‘sinistra finestra urbanistica’ su Palermo, Triscina, invece, è l’esempio di una politica miope e irresponsabile.

Perché oggi, a Triscina, rispetto a trent’anni fa – quando la politica sarebbe dovuta intervenire in tempi celeri – lo scenario è cambiato. Quelle che erano le abitazioni a mare, per la sola estate, di chi viveva a Castelventrano, a Partanna o in altri centri vicini, a causa della povertà dilagante, sono oggi divenute prime abitazioni.

Non solo. A Triscina, trent’anni fa, c’erano le abitazioni insanabili, perché realizzare in violazione della legge regionale sulla inedificabilità assoluta (legge regionale n. 78 del 1976, legge che ha introdotto l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia) e c’erano quelle sanabili, perché realizzate oltre i 150 metri dalla battigia.

Ma oggi, con l’erosione della costa che ha colpito e continua a colpire ampi tratti delle coste siciliane (eclatante il caso della spiaggia di Eraclea Minoa, dove il mare, dopo essersi ‘mangiato’ centinaia di metri di spiaggia, sta erodendo anche la pineta), come si fa a stabilire se una casa è stata realizzata entro o oltre i 150 metri dalla battigia? 

In tutto questo a Triscina, l’abbattimento delle prime abitazioni abusive ha creato nuovi problemi: l’abbandono dei resti delle stesse abitazioni buttare giù: sfabbricidi, suppellettili. Un paesaggio simile a certe via di Palermo dell’ultimo anno, dove una tragicomica raccolta differenziata ha prodotto il sorgere di discariche a cielo aperto…

Foto tratta da tp24.it

 

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