Il TAR su AGEA: i grillini non gioiscano, perché sono al Governo e devono dare risposte agli agricoltori

17 ottobre 2018

La tesi che AGEA abbia ritardato i pagamenti agli agricoltori per un problema informatico non è molto credibile. Certo, il TAR ha fatto bene a sanzionare i fatti. Ma in questa storia c’è un problema politico. E i grillini, che sono al Governo dell’Italia lo debbono affrontare, anche scontrandosi con i leghisti che controllano in modo militare l’agricoltura italiana. Con risultati che, per il Sud, fino ad oggi sono pessimi!

Un comunicato dei grillini siciliani sulla gestione – sicuramente discutibile – di AGEA ci lascia un po’ perplessi. AGEA, per la cronaca, è l’Agenzia nazionale che gestisce ed eroga i fondi in agricoltura, che ormai sono quasi tutti fondi europei. Due parlamentari del Movimento 5 Stelle criticano la gestione di AGEA, dimenticando un piccolo particolare: che i grillini, da quattro mesi, sono al Governo dell’Italia e spetta anche a loro far funzionare bene l’AGEA.

A questo punto leggiamo il comunicato e, siccome, da quando siamo in rete, proviamo a seguire con una certa attenzione i problemi dell’agricoltura, commenteremo quanto affermano i due parlamentari del Movimento 5 Stelle.

“Un altro schiaffo alla gestione scandalosa di AGEA del sistema informatico SIAN – dicono l’eurodeputato M5S Ignazio Corrao e la deputata regionale, sempre del Movimento 5 Stelle, Elena Pagana, a proposito della sentenza del TAR Sicilia che certifica come il sistema informatico SIAN non abbia funzionato -. Oggi gli agricoltori e allevatori biologici siciliani raggruppati nell’Unione Allevatori Sicilia coordinati da Carmelo Galati hanno vinto al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia) contro AGEA e l’assessorato regionale all’Agricoltura. Un successo dal grande valore simbolico, visto che da anni avevano i pagamenti bloccati per anomalie del sistema e avevano richiesto che fosse accertato ufficialmente il malfunzionamento del sistema SIAN, gestito da AGEA, che sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo biologico, un settore trainante dell’economia siciliana”.

“Per la prima volta – spiegano Corrao e Pagana – a certificare che il sistema non funzioni non lo dicono voci di corridoio nell’indifferenza di AGEA, ma una sentenza del TAR pesante come un macigno. Ora, è mai possibile che ancora nel 2018 il destino e la sopravvivenza delle aziende agricole debba dipendere dall’incapacità di gestire un sistema informatico?”.

“Nel caso siciliano – aggiungono i deputati – le anomalie di un sistema informatico che fa acqua da tutte le parti hanno tagliato fuori gli agricoltori siciliani dai finanziamenti UE e adesso molti di loro sono sull’orlo del fallimento. Mai come adesso occorre intervenire sulla governance di AGEA, che svolge per conto del Ministero dell’Agricoltura le funzioni di ‘organismo pagatore’ italiano. Non è più differibile un audit globale e dettagliato sul funzionamento del sistema, promuovere un’azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti che avrebbero dovuto garantire il corretto funzionamento e imporre lo snellimento e la correzione delle anomalie che da anni zavorrano il sistema”.

“Non dimentichiamoci – aggiungono i due parlamentari – che AGEA gestisce oltre 7 miliardi di euro all’anno per circa un milione e mezzo di beneficiari. Ma soprattutto occorre fare chiarezza sul contratto grazie al quale fino al 2016 abbiamo versato quasi 100 milioni l’anno alla società SIN misto pubblico-privata i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ci auguriamo che la magistratura vada fino in fondo nell’inchiesta su AGEA, che potrebbe scoperchiare uno scandalo di dimensioni bibliche”.

“La magistratura, tra le altre cose – sottolineano sempre Corrao e Pagana – sta indagando anche sul contratto con il quale AGEA affidò alla società privata Sin – nel 2006, per la durata di 9 anni – la gestione e lo sviluppo del SIAN, ad un prezzo che potrebbe essere assolutamente ingiustificato e sproporzionato rispetto al valore della prestazione erogata e comunque superiore di circa il 900 per cento rispetto a quello sostenuto da altri Paesi dell’Ue che gestiscono un numero a volte anche superiore di finanziamenti agli agricoltori. Pensate che in Francia il sistema Telepac comparabile al Sian ha un costo complessivo di 23 milioni annui e invece noi abbiamo avuto un costo per la gestione del Sian di 713 milioni di euro”.

Intanto cominciamo col dire che a noi la storia che i ritardi nei pagamenti agli agricoltori dipendano dal mal funzionamento del sistema informatico convince poco. Sicuramente il problema c’è ed è giusto che sia stato sanzionato dal TAR Sicilia. Ma i ritardi nel sistema informatico potrebbero essere stati il mezzo per ritardare i pagamenti in agricoltura.

Chiudiamo in poche battute questo punto – che merita un approfondimento a parte – dicendo che mettere in crisi l’agricoltura italiana e meridionale in particolare agevola chi, nell’Unione Europea, vuole imporre al nostro Paese prodotti agricoli di altri Paesi.

Sono noti a tutti, ormai, i prodotti agricoli, freschi e trasformati, che invadono l’Italia: il grano ‘tossico’ che arriva con le navi, pomodoro e passata di pomodori cinesi o nord africani, olio d’oliva tunisino, arance marocchine, l’ortofrutta che arriva da Egitto, Tunisia, Asia e via continuando. Oggi c’è maggiore attenzione su tali temi rispetto al passato.

Ma all’attenzione dei cittadini non corrispondono risultati concreti in difesa degli agricoltori e dei consumatori italiani. 

Così se si mettono in difficoltà gli agricoltori italiani e, soprattutto, quelli del Sud Italia, come si sta facendo con il grano duro, con l’olio d’oliva extra vergine e con l’ortofrutta, l’invasione di questi prodotti agricoli esteri, spesso di pessima qualità, è o no più giustificata? 

Invitiamo i parlamentari grillini a riflettere su tali temi.

Seconda questione: la gestione del Ministero delle Politiche agricole.

Ci permettiamo di ricordare ai due parlamentari che il Movimento 5 Stelle è al Governo dell’Italia. Certo, c’è un ‘Contratto di Governo’ tra Movimento 5 Stelle e Lega e il Ministero delle Politiche agricole è finto ai leghisti.

Confessiamo che ci riesce difficile immaginare due partiti che compongono il Governo che, su argomenti importanti, perseguono due diverse linee politiche.

Eppure è quello che sta succedendo con la gestione del Ministero delle Politiche agricole. Abbiamo dato notizia, nelle scorse settimane, di un’interrogazione di un foto gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle sulla privatizzazione della varietà di grano duro Senatore Cappelli (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Già è molto singolare che un folto gruppo di senatori della maggioranza che dà vita al Governo rivolgano un’interrogazione a un Ministro del Governo del quale fanno parte!

E la vicenda diventa poi anche inquietante che il Ministro in questione – ovvero il titolare del Ministero delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio – non abbia ancora risposto.

Se poi scopriamo che il Ministro Centinaio e il suo partito – la Lega – vanno a braccetto con la Coldiretti, che nella vicenda del grano Senatore Cappelli non ha esattamente un ruolo secondario (COME POTETE LEGGERE QUI), tutto diventa più chiaro.

Che dire, in conclusione? Che noi seguiamo con attenzione soprattutto Ignazio Corrao, unico parlamentare europeo eletto in Sicilia che, nel suo ruolo, ha difeso l’agricoltura siciliana. Ma sulla vicenda AGEA – e sul ‘caso’ del grano Senatore Cappelli – ci aspettiamo un po’ di più delle semplici dichiarazioni di rito.

Ci aspettiamo atti concreti. Possibilmente diversi dal papocchio che i grillini hanno combinato a Taranto, dove hanno fatto la campagna elettorale impegnandosi per la chiusura dell’ILVA, per poi accodarsi – perché questo è avvenuto – allo schema dell’ex Ministro del PD, Carlo Calenda. Certo, con maggiori tutele per i lavoratori (pochi lavoratori, peraltro) e con nessuna tutela per gli abitanti di Taranto che, dagli anni della Cassa per il Mezzogiorno (allora l’acciaieria di Taranto si chiamava Italsider), subiscono gli effetti nefasti dell’inquinamento.

 

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