Il presidente Musumeci e il sindaco Orlando snobbano la scuola di don Puglisi e il Presidente del Consiglio Conte

14 settembre 2018

Dallo staff della scuola trapela amarezza per l’assenza del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e Presidente della Regione siciliana, Nello Mjusumeci. Domenico Buxcchieri, insegnante presso la scuola di Brancaccio: “Non accetto la strumentalizzazione di Orlando per fini a me sconosciuti”

Parlano di legalità. Parlano, parlano, parlano. Alle parole, però, raramente seguono i fatti. E anche un’occasione come quella di stamattina, ovvero l’inaugurazione dell’anno scolastico dell’istituto comprensivo intitolato a padre Pino Puglisi, parroco ucciso dalla mafia, nel quartiere di Brancaccio, si trasforma in una occasione perduta. Un’occasione per le istituzioni siciliane di dimostrare la loro vicinanza ad una scuola diventata simbolo di legalità; un’occasione che viene trasformata in uno scenario di becero scontro politico, o meglio, in una strumentalizzazione politica contro il Presidente del Consiglio.

I fatti sono noti. La scuola in questione ha invitato il primo ministro, Giuseppe Conte, alla cerimonia. Il messaggio che gli organizzatori hanno voluto lanciare ai ragazzi è chiaro: Palermo, da uno dei suoi quartieri più difficili, chiama lo Stato, lo Stato risponde a Palermo.

Ovviamente, erano stati invitati anche il sindaco d Palermo, Leoluca Orlando e il Presidente della Regione, Nello Musumeci. Che, come vi abbiamo detto qui, con una scorrettezza istituzionale senza precedenti, hanno disertato l’appuntamento in polemica con Conte.

Cosa pensiamo dei due, ve lo abbiamo detto qui. Sui social infuria e il dibattito, e a dire il vero, per quello che possiamo vedere, fatta eccezione per lo staff di Orlando e per altri uomini a lui vicini, sono pochi quelli che non hanno colto lo sgarbo istituzionale. E la strumentalità della polemica da lui sollevata.

Lo stesso, se non peggio, vale per Musumeci. Che, a quanto pare, lamenta la mancata telefonata di Palazzo Chigi. Era stato invitato dalla scuola. Era il padrone di casa. Non avrebbe avuto bisogno di alcuna telefonata da Roma. E’ chiaro che si tratta di scuse e che l’unico obiettivo parla di opportunismo politico.

Quello che, però, rischia di sfuggire all’attenzione del dibattito, è lo sgarbo fatto alla scuola di don Puglisi. Il messaggio lanciato dalla massima istituzione regionale e dalla massima istituzione cittadina ai ragazzi della scuola non è certo dei migliori. E come dire che la scuola, quella scuola in particolare, quel quartiere in particolare, non meritano la presenza delle istituzioni comunali e regionali. O che comunque sono più importanti le beghe politiche. Altro che Stato, altro che legalità!

Orlando e Musumeci anno voluto fare politica di bassa lega sulle spalle di ragazzi per i quali tutti i segnali sono importanti.

Non a caso, tra lo staff della scuola, c’è amarezza:

Oggi per i ragazzi è stata una grande festa e abbiamo cercato di non esternare la nostra amarezza. Non accetto la strumentalizzazione di Orlando per fini a me sconosciuti e lontani dal mio mondo  – dice su Facebook Domenico Buccheri, l’insegnante della scuola di Brancaccio che ha curato l’organizzazione della visita del capo del Governo. Buccheri è intervenuto  commentando un post dell’ex parlamentare regionale del PD, Pino Apprendi.

“La cerimonia- ha spiegato- è stata organizzata dalla scuola, il premier è stato invitato dalla scuola, il signor Sindaco è stato invitato ufficialmente con lettera seguita da telefonata. Purtroppo constato che la propaganda strumentale orlandiana trovi proseliti (mi auguro in buona fede) a discapito di una scuola simbolo di legalità”.

E ancora: “Anche Musumeci è stato invitato, come tutte le altre autorità”.

“Da quando esiste la scuola a Brancaccio, abbiamo sempre fatto noi gli inviti”.

E a chi gli fa notare che la ‘scusa’ di Musumeci è di non avere ricevuto l’invito (!!!) di Conte, risponde:

“Tutto questo mi rattrista”.

E ha ragione. E’ triste vedere che Brancaccio e la sua scuola siano state snobbate dal presidente della Regione siciliana e dal sindaco di Palermo per pure beghe politiche.

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