Scusate: che ci fanno gli alleati storici di Antonello Montante alla guida della Regione siciliana?

16 maggio 2018

Sicuramente il Presidente della Regione, Nello Musumeci, ci rimarrà male. Ma noi non possiamo non ricordare che il suo Governo è sostenuto da due soggetti – Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè – che sono stati alleati di Confindustria Sicilia di Montante. Idem per l’assessore Gaetano Armao, già assessore del Governo Lombardo. Montante è il ‘cattivo’ e gli altri sono ‘buoni’?   

Come sempre avviene in Sicilia – e quasi sempre anche in Italia – è la magistratura che sta facendo chiarezza sul nuovo ‘caso’ che, in queste ore, tiene banco nella nostra sempre più disastrata Isola: la definitiva ‘caduta’ del sistema di potere di Antonello Montante, ormai ex numero uno di Confindustria Sicilia da qualche giorno agli arresti domiciliari.

Nel ‘caso’ Montante colpisce l’incredibile reticolo di potere che il personaggio è riuscito a creare. Ebbene, un sistema di potere così articolato, così legato a doppio filo alla politica e agli uomini delle istituzioni non si crea senza il concorso del vero potere e, in generale, di ‘pezzi’ delle stesse istituzioni.

Per capire chi sono i personaggi con i quali Montante ha creato il suo sistema di relazioni bisogna affondare il ‘bisturi’ nella politica, andando indietro nel tempo.

C’è un momento storico che va tenuto a mente: primavera del 2008, elezioni regionali siciliane. Totò Cuffaro si è appena dimesso dalla presidenza della Regione in seguito a una condanna. Ed è, con molta probabilità, in quei giorni che qualcuno decide di siglare un ‘patto con il diavolo’.

Caduto Cuffaro, peraltro indebolito da una lunga vicenda giudiziaria iniziata nei primi anni del 2000, nel 2008 la politica siciliana è fragile. E’ allora, prima del voto alle elezioni regionali di quell’anno che, con molta probabilità, avviene una svolta.

Raffaele Lombardo si candida alla presidenza della Regione. Ufficialmente è con Cuffaro, che ha rotto con l’allora presidente dell’Ars uscente, Gianfranco Miccichè. La vittoria del centrodestra siciliano è nelle cose. Ma…

Ma in quella primavera del 2008 succedono cose strane. Intanto c’è l’illogicità di Lombardo – uomo politico che conosce molto bene i meccanismi elettorali – che presenta ben tre liste: la sua, quella del Movimento per l’Autonomia, più altre due liste. Sembra una mezza smargiassata, una dimostrazione di forza elettorale. In realtà, potrebbe essere altro. Cosa?

L’esito dell elezioni regionali del 2008 non riserva sorprese: per la presidenza della Regione stravince Lombardo, con le liste del centrodestra sfiorano il 70% dei consensi. Però…

Però, di tre liste presentate da Lombardo, solo quella del Movimento per l’Autonomia vola. Le altre due liste del candidato Presidente si fermano sotto il 5%, che è lo sbarramento sotto il quale non si ha diritto alla rappresentanza nel Parlamento siciliano.

Se avesse presentato due liste Lombardo, con la sola seconda lista, avrebbe preso da 8 a 10 parlamentari. Invece…

Guarda caso succede una cosa strana: il partito che aveva perso le elezioni – il PD – grazie alla ‘smargiassata’ di Lombardo, raddoppia la propria presenza parlamentare all’Ars: da 18 effettivamente eletti, il Partito Democratico acciuffa altri 18 seggi e conquista 36 deputati! Tutto questo grazie al fatto che le due liste di Lombardo erano finite sotto il 5%. Alchimie impossibili…

Di fatto, per il PD, una sconfitta si trasforma in una mezza vittoria.

E sarà proprio la maggioranza dei 36 deputati del PD, nei mesi successivi, a consentire a Lombardo di rompere con il centrodestra e di governare con il centrosinistra grazie al ribaltone.

Perché ricordiamo questo? Perché è con questo ribaltone – politicamente ‘pilotato’ dal senatore Giuseppe Lumia, in quel momento alleato con Antonello Cracolici, uomo forte del PD, che andrà a svolgere il ruolo di capogruppo all’Ars – che Confindustria Sicilia di Antonello Montante entra, a tutti gli effetti, dentro i centri di comando della Regione.

Prima di proseguire, ancora un passo indietro. Chi è Antonello Montante? E’ l’imprenditore che, negli anni precedenti, con il suo gruppo, in testa Ivan Lo Bello, si è sostituito alla gestione di Confindustria Sicilia di Giuseppe Costanzo ed Ettore Artioli, messi da parte senza tanti complimenti.

Per anni Ivan Lo Bello, allora molto vicino a Montante, ha guidato Confindustria Sicilia. Imponendo la svolta antiracket.

Sono gli anni in cui, in Confindustria Sicilia, chi non si allineava veniva ‘epurato’ o isolato. E se gli ‘epurati’ o gli ‘isolati’, in questa organizzazione imprenditoriale, non sono stati pochi (MARGHERITA TOMASELLO, PER ESEMPIO, E’ STATA TRA QUESTI, COME POTETE LEGGERE QUI), sono stati ancora di più gli imprenditori che si sono accodati sotto le ali protettive dei nuovi ‘capi’.

Dopo la presidenza di Ivan Lo Bello arriverà Montante. E’ lui il vero leader di Confindustria Sicilia. Ed è lui che dà il via alla scalata alla politica che lo porterà fin dentro i ‘palazzi’ della Regione.

Si parla – giustamente – di Rosario Crocetta eletto Presidente della Regione, nel 2012, con l’appoggio, tra gli altri, di Confindustria Sicilia di Montante. Vero.

Ma il sistema di potere di Montante e di Confindustria Sicilia comincia a prendere piede ai tempi della presidenza Cuffaro. Ed entra negli uffici della Regione, nel 2009, quando Lombardo si sbarazza del centrodestra e inizia a governare con il PD di Lumia e Cracolici grazie al ribaltone.

Così torniamo alle elezioni regionali del 2008. Per sottolineare che il ‘sistema Montante’ è espressione piena di una parte maggioritaria del centrosinistra siciliano: ed è proprio questo schieramento politico che garantirà al ‘capo’ indiscusso di Confindustria Sicilia e ai suoi più stretti collaboratori di diventare, per quasi quattro anni, insieme con Lumia e Cracolici, i veri protagonisti del Governo Lombardo.

Questi due esponenti del PD, d’accordo con Lombardo e con sullo sfondo Montante – lo ricordiamo a chi magari oggi non ricorda – tentano, nel 2012, di mettere anche il ‘cappello’ sul Comune di Palermo.

Nella primavera del 2012, infatti, il centrosinistra deve designare il candidato sindaco del capoluogo siciliano. Per gli equilibri che si sono creati – dopo i disastri provocati dal centrodestra di Diego Cammarata e con tutti i centristi agganciati da Lombardo alla Regione – il centrosinistra è favorito.

Lumia, Cracolici e Lombardo vogliono prendersi Palermo. Ma sulla strada trovano la candidatura di Rita Borsellino, espressione di un centrosinistra molto diverso da quello del PD di Lumia e Cracolici: un centrosinistra, tanto per essere chiari, che non vede bene l’alleanza con Lombardo alla Regione.

Prima l’accoppiata ‘Lumia-Cracolici’ ci prova con le buone. Ma ‘toppa’. Dopo di che, alle primarie, si inventano la candidatura di Fabrizio Ferrandelli in chiave anti-Rita Borsellino.

Ferrandelli, ambizioso quanto spregiudicato, accetta il ruolo e batte alle primarie del centrosinistra Rita Borsellino. Primarie molto strane, quelle vinte da Ferrandelli, che vedono la partecipazione di tanti elettori, molti di più rispetto alle precedenti primarie.

Non è difficile ipotizzare che era tutta una manovra per fare perdere Rita Borsellino. Cosa che riesce. E questo già dà la misura – nel 2012 – di cosa sono capaci di fare Lumia e Cracolici.

Ma l’operazione sfuma perché scende in campo Leoluca Orlando, che aveva appoggiato Rita Borsellino e che non cede Palermo al PD. Orlando si candida e vince. Lumia e Cracolici hanno perso. E’ così?

Alcuni sostengono che sia stata tutta una messa in scena per sbarazzarsi di Rita Borsellino e far eleggere Orlando. Vero? Falso? Chissà. Certo, i personaggi coinvolti – Lumia, Cracolici, Orlando – sono tutti, da anni, protagonisti di un’antimafia molto ‘recitata’…

Va detto che non tutto il PD siciliano di quegli anni è sulla linea trasformista di Lumia e Cracolici. C’è un parte del Partito Democratico siciliano – minoritaria come gruppi dirigenti – che chiede ripetutamente un referendum tra gli iscritti al partito per capire se la base del PD è d’accordo o meno per l’appoggio al Governo Lombardo.

In un partito democratico – PD sta proprio per Partito Democratico – sarebbe stato corretto dare la parola agli iscritti. Ma Lumia e Cracolici, con l’appoggio della segreteria nazionale di Pier Luigi Bersani, ‘stoppano’ il referendum.

Il Governo Lombardo-Lumia-Cracolici-Confindustria Sicilia è salvo. Chissà se oggi qualcuno, nel ‘Partito Democratico’ siciliano, o presunto tale, si ricorda di questi fatti.

La primavera del 2012 è anche il momento in cui si consuma la rottura tra l’allora Presidente Lombardo e Confindustria Sicilia.

L’inchiesta giudiziaria su Lombardo, tra alti e bassi, è andava avanti. Il Presidente della Regione stava per venirne fuori. Ma la magistratura, alla fine, non lo molla. L’inchiesta va avanti. E lui, Lombardo, si deve dimettere.

E’ nel clima di smobilitazione – con il Presidente che di lì a poco si dimetterà – che va in scena la polemica tra Lombardo e quello che, per quattro anni, aveva ricoperto il ruolo di assessore nella sua Giunta per conto di Confindustria Sicilia: Marco Venturi.

Quest’ultimo – Venturi – allora era ancora legato a Montante. Solo qualche anno dopo si distaccherà dal ‘capo’ di Confindustria Sicilia diventando uno dei grandi accusatori di Montante.

Lombardo rompe con Venturi. Ma nei mesi successivi, insieme con Gianfranco Miccichè (che in quegli anni ha spaccato il centrodestra siciliano, dividendolo e indebolendolo), Lombardo si ritrova, di fatto, a sostenere la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione.

L’appoggio che Lombardo e Miccichè danno a Crocetta – che è il candidato di Lumia, fortemente voluto da Confindustria Sicilia – è di tipo ‘gesuitico’.

Digressione su Miccichè. Che in Sicilia, a partire dal 2008, ha spaccato il centrodestra, si è alleato con Lombardo e ha partecipato, a pieno titolo, con assessori di riferimento, al Governo regionale con il PD di Lumia e Cracolici e di Confindustria Sicilia.

Nell’autunno del 2012 il PD e, in generale, il centrosinistra più la Confindustria di Montante non avevano i voti per fare eleggere Crocetta.

Così, a tavolino, si inventano la candidatura di Gianfranco Miccichè alla presidenza della Regione in contrapposizione al candidato ufficiale del centrodestra, Nello Musumeci. Due candidati del centrodestra: una farsa!

Dall’altra parte hanno fatti i conti: con i voti di Francantonio Genovese a Messina e dintorni (voluto primo segretario regionale siciliano da Walter Veltroni) e la spaccatura del centrodestra il gioco dovrebbe essere fatto.

Ma il gioco non è fatto. Perché negli ultimi giorni, nonostante tutto, i sondaggi riservati dicono che Musumeci è avanti a Crocetta, nonostante la presenza di Miccichè, che viene dato tra il 12 e il 16%.

Bisogna indebolire ancora Musumeci, a Catania e dintorni, nella sua provincia. E così, si racconta, sarebbero entrati in scena due esponenti del centrodestra catanese, allora ancora in auge: il senatore Giuseppe ‘Pino’ Firrarello e Giuseppe Castiglione. 

I fatti vanno ‘letti’ nel contesto della politica nazionale di allora: nell’autunno del 2012, con lo ‘spread’, hanno mandato a casa il Governo Berlusconi. Al suo posto è arrivato Mario Monti che, di lì a poco, verrà sostituito da Enrico Letta.

In quei giorni il siciliano Angelino Alfano sta per ‘laurearsi’ a pieni voti in trasformismo politico: sarà il Ministro prima dell’Interno e poi degli Esteri. Accanto a lui, con il suo partito ribattezzato ‘Nuovo centrodestra’ (che però governa con il centrosinistra: sennò che ‘laurea’ in trasformismo politico sarebbe?) ci saranno Firrarello e Castiglione.

Insomma: Firrarello e Castigione, alle elezioni regionali siciliane del 2012, hanno fatto votare per Crocetta?

Parlano i ‘numeri’ delle elezioni regionali siciliane del novembre 2012. A Palermo Musumeci è andato bene. A Catania è crollato. Musumeci è crollato nella sua provincia che, guarda caso, è anche quella di Firrarello e Castiglione: ma guarda un po’ che combinazione…

Perché ricordiamo questo? Per ricordare che, oggi, ad appoggiare l’attuale Governo regionale di Nello Musumeci ci sono personaggi che, ieri, erano alleati dei Governi regionali nei quali Montante svolgeva un ruolo centrale.

Raffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè e Gaetano Armao, oggi figure di rilievo del Governo Musumeci, sono stati protagonisti di primo piano di Governi regionali nei quali brillava alta la stella di Montante e della sua Confindustria Sicilia.

Quindi, fateci capire, Montante è il ‘cattivo’, mentre quelli che sono stati i suoi alleati per anni possono ‘rinnovare’ la politica siciliana? Tutto questo è serio?

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