Ars, sì alla manovra 2018 tra dubbi, clientele e circa 300 milioni di euro in meno per la sanità

1 maggio 2018

Della Finanziaria 2018 approvata ieri sera diremo quando avremo il testo completo tra le mani. Oggi facciamo il punto della situazione sulla complessiva manovra economica e finanziaria licenziata ieri sera dall’Ars. Il dato più importante, a nostro modesto avviso, riguarda la sanità pubblica siciliana, che continua ad essere ‘depredata’ per pagare spese che, con la sanità, non hanno nulla a che vedere! 

Ieri sera, in un clima di ‘assalto alla diligenza’, di fatto senza opposizione, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la Finanziaria 2018.

Com’è nostra abitudine, illustreremo ai nostri lettori – commentandoli – gli articoli della Finanziaria sono quando avremo tra le mani il testo. In questo articolo ci limiteremo a sottolineare gli aspetti di carattere generale.

Cominciando da quello che ci sembra il più importante: i taglio di circa 300 milioni di euro poco propagandato, ma presente nel Bilancio per capitoli della Regione per il 2018.

In una Regione nella quale la sanità pubblica è in grande sofferenza non possiamo non segnalare un dato così importante. Non sappiamo se questi 300 milioni circa sono fondi che arriveranno in meno da Roma (cosa probabile, almeno in parte)o se, invece, sono somme che la politica siciliana nel suo complesso sta togliendo alla sanità pubblica dell’Isola per dirottarli su altri settori dell’amministrazione.

Detto questo, va precisato che l’approvazione della Finanziaria è avvenuta ieri sera con una forzatura non necessaria. Infatti non c’era alcuna fretta di approvare la manovra, perché il 30 aprile non è una data tassativa. Sala d’Ercole avrebbe potuto prendersi un’altra settimana e non sarebbe successo nulla.

Insomma, non sono i sette-dieci giorni di ritardo che determinerebbero la fine anticipata della legislatura.

La fretta era tutta del Governo e della presidenza dell’Ars. Il Presidente della Regione, Nello Musumeci, e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, volevano portare a casa la Finanziaria entro oggi: e ci sono riusciti. Con forzature enormi, con soldi ‘a pioggia’ per accontentare parlamentari di maggioranza e di opposizione. Ma alla, fine, questo bisogna riconoscerlo, ci sono riusciti.

Vediamo, adesso, gli elementi che hanno caratterizzato il passaggio d’Aula della Finanziaria 2018.

Il primo elemento che non possiamo non segnalare è l’ombra del voto irregolare.

E’ accaduto tre giorni fa proprio quando, guarda caso, l’Aula esaminava, con voto segreto, norme molto importanti. Il sistema elettronico si è inceppato e sono spuntati 73 parlamentari votanti. Peccato che i deputati dell’Ars sono 70 e non 73.

Noi abbiamo segnalato subito tale anomalia (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

L’argomento è stato ignorato, dando per scontato che si sarebbe trattato di un fatto ‘normale’. In realtà, di normale c’è stato veramente poco. Chi ci garantisce, infatti, che le votazioni precedenti della stessa giornata – che, lo ribadiamo, hanno riguardato fatti importanti – sono state regolari?

Non siamo stati i soli a porre questo dubbio. Vi segnaliamo anche un articolo del sito d’informazione on line Nientedipersonale.com. Il giorno successivo al ‘fattaccio’ questo sito lanciava il seguente interrogativo:

“Chi ci garantisce che il sistema non sia stato manipolato per le votazioni segrete, che sono state tante?”.

Aggiungendo:

“Non sarebbe opportuna una verifica tecnica? Non dimentichiamo che in Aula il Governo Musumeci non ha una maggioranza…” (QUI POTETE LEGGERE, PER ESTESO, L’ARTICOLO PUBBLICATO DA ‘NIENTE DIPERSONALE.COM).

Con il centrodestra al Governo della Regione – con il contestuale controllo della presidenza dell’Ars – non possiamo non rilevare un’anomalia che, a nostro modesto avviso, andrebbe chiarita.

Sulla Finanziaria – com’è nostra abitudine – scriveremo dopo avere tra le mani il testo finalmente approvato. Perché un’altra caratteristica negativa di questa manovra è stato il continuo cambiamento del testo sia da parte del Governo, sia da parte della presidenza dell’Ars.

Alla fine, ieri, si è arrivati a un testo condiviso da maggioranza e opposizione. Il fatto che i parlamentari del Movimento 5 Stelle e del PD abbiano votato contro non significa che abbiano fatto opposizione.

Va detto a chiare lettere che, in questa manovra 2018, non c’è stata alcuna opposizione, ma solo una trattativa – modello ‘assalto alla diligenza’ – tra maggioranza e opposizione. 

Noi siamo certi che, quando avremo tra le mani il testo ci sarà da divertirsi, perché dentro la Finanziaria troveremo di tutto e di più. Non solo fondi ‘a pioggia’, ma anche speculazioni. Come la ‘valorizzazione’ dei beni della Regione che nasconde ‘operazioni’ di tutti i tipi.

Ed è anche ‘normale’, considerato che il centrodestra siciliano è molto sensibile agli ‘avvocati di affari’, che di tutto si occupano, tranne che dell’interesse pubblico. 

Dubbi su alcune votazioni, assenza di opposizione, spartizione ‘selvaggia’ di fondi. E un taglio minimo ai fondi del Parlamento siciliano. Anche in questo caso la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha provato a far credere che ci saranno dei ‘risparmi’ nel Bilancio interno del ‘Palazzo’: si tratta, in realtà, di tagli minimi, quasi insignificanti.

A nostro modesto avviso, i fatti politici ed economico-finanziari di questa manovra 2018 riguardano la sanità pubblica siciliana, che viene ancora una volta sacrificata, e altre ‘operazioni’ nascoste qua e là nelle pieghe della Finanziaria.

Nel Bilancio troviamo ben 13 milioni di euro della sanità pubblica siciliana utilizzati per pagare il “ripiano del disavanzo” che non ha nulla a che spartire con la sanità.

In pratica, stanno togliendo soldi agli ospedali pubblici – per esempio ai Pronto Soccorso – per pagare rate di muti contratti dalla Regione per finalità che nulla hanno a che vedere con la sanità.

Il Governo Musumeci sta ereditando queste scelte amministrative dal precedente Governo di centrosinistra. Forse la somma – rispetto allo scorso anno – è stata ridotta. Ma la sostanza rimane.

Così come rimangono i 29 milioni di euro presi dalla sanità pubblica siciliana – soldi ancora una volta tolti agli ospedali pubblici della Sicilia – per pagare l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale che dovrebbe essere pagata con i fondi dell’assessorato al Territorio e Ambiente.

Non possiamo non segnalare la presenza – sempre nella sanità – di un fondo per “Prestazioni da privati” pari a 240 milioni di euro.

Ci piacerebbe capire di cosa si tratta e, soprattutto, chi sarebbero questi “privati” che utilizzeranno tali fondi.

Il riferimento non è alle case di cura private storiche della Sicilia, quanto ai grandi centri sanitari di fama nazionale (e, nel caso dell’IMETT di Palermo, di fama internazionale), che sono arrivati nella nostra Isola, dove hanno messo radici, per eliminare, o quanto meno per ridurre le migrazioni di malati siciliani verso altre Regioni: peccato che, nonostante la presenza di questi centri tanti siciliani continuino a farsi curare fuori dalla Sicilia.

Nella scorsa legislatura non è stato possibile sapere quanto costano ai siciliani questi grandi centri: ci riferiamo al citato ISMETT, al Mauceri che ha sede a Sciacca, all’istituto Rizzoli (che ha sede a Bagheria), al Giglio di Cefalù, all’Humanitas di Catania.

E’ così difficile rendere pubblici i costi effettivi di queste grandi strutture sanitarie? O forse i costi debbono rimanere ‘nebulosi’ per impedire ai cittadini siciliani una corretta analisi costi-benefici?

I fondi per i grandi centri privati sono nei citati 240 milioni di euro? In questo caso, sarebbero solo una parte, perché tali centri vengono pagati, a ‘Drg’, anche dalle Aziende Sanitarie Provinciali.

Insomma, si farà finalmente chiarezza su quanto costano ai siciliani questi grandi centri ‘commerciali’, pardon, sanitari?

Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e l’assessore alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, converranno con noi che non si può più tollerare i Pronto Soccorso della nostra Isola con il personale medico e infermieristico ridotto all’osso, perché si deve ‘risparmiare’, senza far sapere ai siciliani quanto costano alle ‘casse’ della Regione le grandi strutture sanitarie private non siciliane.

E’ chiedere troppo conoscere, nel dettaglio, il costo di queste strutture? Il passato Governo di centrosinistra ha negato questi dati. Gli uffici della commissione Sanità dell’Ars, nella passata legislatura, ci hanno sempre detto e ribadito che loro non hanno a disposizione tali ‘numeri’ (il che è un’assurdità!).

Dobbiamo continuare con questa gestione ‘massonica’ dei fondi pubblici che finiscono ai grandi centri della sanità privata che operano in Sicilia e che di siciliano, spesso, hanno poco o nulla, o si farà finalmente chiarezza?

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