Paolo Amenta (ANCI) all’Ars: “Se crollano i Comuni, crolla l’intera Sicilia”

18 aprile 2018

Intervista a trecentosessanta gradi al vice presidente dell’ANCI Sicilia. Le ex Province che rischiano il dissesto (Siracusa è già ‘caduta). I Comuni indebitati con le banche. I problemi legati ai rifiuti e all’acqua. Il problema delle comunità per malati psichici. Le comunità per minori extracomunitari non accompagnati. I fondi ai GAL bloccati. E il probabile disimpegno di 500 milioni di euro. E altro ancora

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato l’elenco dei Comuni siciliani in dissesto e in pre-dissesto (QUI L’ARTICOLO). Poi abbiamo annunciato l’imminente dichiarazione di dissesto della Provincia di Siracusa con un ‘buco’ di 280 milioni di euro (QUI L’ARTICOLO). Sono notizie ‘forti’, pesanti. Così abbiamo deciso di fare il punto della situazione sui tanti problemi che travagliano i Comuni e le Province della nostra Isola con Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani).

Con Amenta proveremo a illustrare che cosa sta succedendo e che cosa potrebbe succedere in Sicilia, dalla questione finanziaria alla gestione idrica, dalla gestione dei rifiuti ai disabili e via continuando.

Il momento è quello giusto: l’Assemblea regionale siciliana, in queste ore, discute la manovra economica e finanziaria 2018. Quale migliore occasione per parlare degli enti locali siciliani, ovvero dei Comuni e delle Province o ex Province (non sappiamo più nemmeno come chiamare questi enti intermedi che ci sono e non ci sono)?

Lei, Amenta, come chiama le Province siciliane?

“Le chiamo Province o Città metropolitane nel caso di Palermo, Catania e Messina. E Consorzi di Comuni nel caso delle altre sei Province”.

Di fatto, ormai, ve ne occupate voi dell’ANCI.

“Di fatto sì. Ormai le Province sono o dovrebbero essere amministrate dai Comuni. E quindi ce ne occupiamo noi”.

Cominciamo con la Provincia di Siracusa, che è un po’ il paradigma di quello che sta succedendo alle Province o ex Province siciliane.

“Cominciamo pure dalla Provincia di Siracusa. Ma con una precisazione: che la crisi finanziaria non riguarda solo la Provincia o, che dir si voglia, il Libero Consorzio dei Comuni della Provincia di Siracusa, ma tutt’e nove le Province della Sicilia. Alle spalle abbiamo cinque anni di commissariamento e l’applicazione, sulla carta, della legge di riforma che porta il nome del Ministro Graziano Delrio. Una legge che ha assegnato alle Province ‘riformate’ competenze importanti su scuole, strade, disabili e via continuando, senza, però, assegnare le risorse finanziarie”.

Scusi, si riformano le Province, gli si assegnano le competenze e non si erogano i fondi per consentire a queste amministrazioni pubbliche di occuparsi dei settori che gli sono stati assegnati? 

“Di fatto è così. La Provincia di Siracusa – della quale voi vi siete occupati nei giorni scorsi – per gestire le competenze che le sono state assegnate con la legge Delrio avrebbe bisogno di 50 milioni di euro all’anno. E invece le entrate assegnate alla Provincia di Siracusa ammontano, sulla carta, a 20 milioni di euro”.

Non è un po’ strano che Stato e Regione assegnino a una Provincia competenze per 50 milioni di euro all’anno e poi prevedano di erogare solo 20 milioni di euro all’anno!

“Magari fossero 20 milioni”.

Che significa?

“Significa che dei 20 milioni di euro previsti per la Provincia di Siracusa lo Stato si tiene 16 milioni di euro per il risanamento dei conti pubblici”.

Ma è una follia?

“E lo dice a me? Certo che è una follia! La Provincia di Siracusa conta circa 500 dipendenti più 80 dipendenti delle società partecipate. Solo per retribuire questo personale servono 18 milioni di euro all’anno”.

Questo significa mettere una pubblica amministrazione nelle condizioni di non potere operare e di non potere pagare i dipendenti!

“E infatti è quello che è successo. A voi risulta che le Province siciliane, in questi anni, siano state messe nelle condizioni di operare? Quasi tutte le strade provinciali della Sicilia sono state abbandonate. Per non parlare della manutenzione degli edifici scolastici. O dei controlli sull’ambiente. Lasciamo perdere…”.

Ma allora, in questi cinque anni, cosa hanno fatto i circa 6 mila dipendenti delle Province siciliane?

“Questa è una bella domanda. Se non hanno potuto lavorare, se le strade provinciali sono state abbandonate, se non si sono potuti occupare della manutenzione degli edifici scolastici e via continuando con le competenze che – come ho ricordato, la legge assegna alle Province riformate – la responsabilità non è certo del personale. Anche se un problema erariale, a mio modesto avviso, si potrebbe configurare”.

Lo scenario è uguale anche nelle altre otto Province?

“I problemi finanziari, l’ho detto, riguardano tutt’e nove le Province della Sicilia. Anche se a Siracusa lo scenario è più grave: non a caso siamo già alla dichiarazione di dissesto”.

Il dissesto arriverà anche alle altre otto Province o ex Province?

“Se non interverranno novità penso proprio che il dissesto nelle altre otto Province sarà inevitabile”.

Ma come hanno fatto fino ad oggi le nove Province siciliane a pagare gli stipendi al personale?

“Facendo i salti mortali tra residui e trasferimenti a singhiozzo. In ogni caso, pagando il personale con ritardo. Con enormi disagi per queste persone e per le loro famiglie”.

Il personale delle Province, o ex Province, non dovrebbe transitare nei Comuni?

“Questa è un’altra bella storia. Intanto i Comuni siciliani, come ora diremo, scontano problemi finanziari enormi. E in ogni caso ricordo che i Comuni della nostra Isola debbono ancora stabilizzare circa 15 mila precari!”.

Non è che, alla fine, negli uffici dei Comuni siciliani non entreranno né gli uni (i precari), né gli altri (i dipendenti delle Province)? Lei che ne pensa?

“Io mi auguro che si trovi una soluzione per gli uni e per gli altri”.

Ci racconta che cosa sta succedendo con il personale che la Provincia di Siracusa ha dirottato presso il Tribunale della città?

“Questa è un’altra storia ancora. Da dieci anni o giù di lì la Provincia fornisce personale al Tribunale di Siracusa. Il problema è che questo personale viene ancora oggi pagato dalla Provincia”.

Ma se tale personale lavora al Tribunale dovrebbe essere pagato dallo Stato, no? 

“E’ quello che diciamo noi”.

Parliamo dei Comuni siciliani. L’impressione è che siano in sofferenza. Noi abbiamo contato 25 Comuni in dissesto finanziario e 34 in pre-dissesto.

“Nei Comuni siciliani la situazione finanziaria è drammatica. La crisi di liquidità è spaventosa. Ma la politica fa finta di non capire”.

Noi siamo fermi al Fondo regionale per le Autonomie locali passato, in pochi anni, da 900 milioni di euro all’anno a 340 milioni di euro all’anno. Con un ulteriore taglio, nel 2017, di 60 milioni di euro. 

“I dati sono questi. Lo scorso anno, all’Ars, non sapevano dove trovare i soldi e hanno tolto ai Comuni altri 60 milioni di euro. Così il Fondo per le Autonomie locali è passato da 340 a 280 milioni di euro”.

E’ vero che il Governo di Nello Musumeci e l’Ars si sono impegnati a recuperare 30 milioni di euro dello scorso anno e 60 milioni di euro per quest’anno?

“E vero. Questo è l’impegno che hanno assunto con la Finanziaria 2018”.

Qual è la situazione in questo momento? 

“L’ho detto: drammatica. Ci sono Comuni che non possono pagare i dipendenti. Per non parlare dei fornitori. La verità è che tantissimi Comuni siciliani vanno avanti indebitandosi con onerose scoperture di tesoreria. Sa quanto pagano i Comuni siciliani, ogni anno, di interessi alle banche? Circa 30 milioni di euro”.

Ci faccia capire: lo Stato taglia i fondi ai Comuni, la Regione eroga in ritardo i fondi, i Comuni si indebitano e, ogni anno, gli ignari cittadini siciliani pagano alle banche 30 milioni di euro di interessi?

“Purtroppo è così. Oggi possiamo affermare che, con i tributi locali, paghiamo gli interessi alle banche per garantire funzioni pubbliche ai cittadini. Ma c’è di più: molti Comuni siciliani non sono più ‘appetibili’ per le banche. Insomma, sono diventati cattivi pagatori. Così, quando si celebrano le gare per assegnare i servizi di tesoreria, le banche non partecipano. Si tengono alla larga”.

Torniamo alle dichiarazioni di dissesto. Non è che a Bruxelles e a Roma hanno trovato il modo di mettere le mani in tasca agli ignari cittadini? Lo Stato e la Regione tagliano i fondi ai Comuni; questi, non potendo pagare dipendenti e fornitori, dichiarano il dissesto; interviene lo Stato con un prestito che deve essere restituito in ‘comode’ rate fino a dieci anni e… così pagano sempre i cittadini!

“La vostra è una semplificazione, ma il rischio che le cose possano prendere questa piega c’è”.

E cosa bisogna fare per scongiurare questo rischio?

“Serve una visione politica strategica. Ma non c’è. L’immobilismo del Governo regionale siciliano non aiuta. La gestione dei rifiuti è un disastro. Voi avete scritto che questo settore presenta un indebitamento pari a un miliardo e 800 milioni di euro. E che gli interessi aumentano di 100 mila euro al mese (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Qual è la linea del Governo regionale rispetto a questi problemi?”.

I cittadini siciliani lamentano che, pur aumentando la raccolta differenziata, la TARI – la Tassa sull’immondizia – non diminuisce!

“Sulla raccolta differenziata dei rifiuti c’è una grande ipocrisia. Molti Comuni fanno il proprio dovere: spingono i cittadini per incrementare la raccolta differenziata. Poi, però, sono costretti a fermarsi perché mancano i centri di compostaggio”.

E qui non possiamo che dare ragione ad Amenta, se è vero che siamo stati proprio noi a scrivere che, con le gestioni commissariali dei Governi regionali del passato, è stato speso un miliardo di euro con risultati fallimentari (QUI L’ARTICOLO).

Anche sulla gestione dell’acqua c’è un po’ di confusione, no?

“C’è molta confusione e, anche in questo caso, manca una visione strategica”.

Ma come: nel 2004 è stata costituita Sicilacque spa alla quale hanno affidato il cosiddetto ‘Sovrambito idrico’ (COME POTETE LEGGERE QUI) e manca la visione strategica? E cosa fanno questi signori di Sicilacque?

“Non so cosa faccia Sicilacque spa. So, però, che mancano i Piani d’ambito e che sull’acqua è tutto bloccato. Quest’anno la Sicilia è stata salvata dalle piogge. Ma non è pensabile andare avanti con le reti idriche fatiscenti e con molte delle dighe prive di manutenzione e, in alcuni casi, ancora incomplete. E – lo ribadisco – senza Piani d’ambito. Non si può governare senza programmare”.

A che punto è l’applicazione del decreto sicurezza per i territori?

“Di quale applicazione parliamo se nei Comuni siciliani manca il cinquanta per cento dei vigili urbani? Di cosa parliamo se il cinquanta per cento del personale in attività è composto da precari senza formazione e da soggetti che, in media, hanno un’età superiore a cinquant’anni anni? La verità è che il Governo nazionale – come nel caso delle Province – continua ad attribuire ai territori competenze e funzioni senza però erogare le risorse economiche e umane per gestire tali funzioni e tali competenze”.

Parliamo delle politiche sociali. 

“Altro dramma. Alla crisi finanziaria dei Comuni si somma la crisi dei 55 Distretti sociosanitari della Sicilia”.

Ovvero?

“Poche risorse finanziarie e poco personale. In queste condizioni operare non è facile”.

A quanto ammonta la riduzione dei fondi della legge nazionale n. 328?

“Siamo passati da 150 milioni di euro per tre anni a 30 milioni di euro per tre anni. I grandi media non ne parlano: ma la vera notizia è che il Governo nazionale ha tagliato i fondi ai più deboli!”.

Facciamo un po’ di chiarezza sui disabili gravi?

“Di questi si occupa il Fondo nazionale per la non auto sufficienza. Anche qui c’è stato un taglio: è passato da un miliardo di euro all’anno a 460 milioni di euro all’anno”.

Alla Sicilia quante risorse finanziarie arrivano per i disabili gravi?

“Circa 35 milioni di euro all’anno”.

Quindi – come ha detto il Presidente della Regione, Nello Musumeci – se per i disabili gravi siciliani occorrono 220 milioni di euro, significa che la Regione dovrà approntare 185 milioni di euro.

“Per l’appunto. E questo è un problema. Poi, sul fronte delle politiche sociali, ci sono altre questioni aperte”.

Per esempio?

“I disabili psichici. Se ne parla poco. Ma il problema esiste”.

Parliamone. 

“In Sicilia ci sono circa 200 comunità per disabili psichici. Il costo mensile per assistere un disabile è pari a circa 2 mila e 300 euro. La responsabilità è in capo ai Comuni. Prima i Comuni ricevevano dalla Regione un contributo del 60%. Da qualche anno il contributo della Regione è stato ridotto al 10%, pagato anche in ritardo”.

Per capire: la Regione siciliana ha ridotto da 900 milioni a 280 milioni il Fondo per le Autonomie locali e, contemporaneamente, ha caricato quasi tutto il costo dei disabili psichici sui Comuni?

“Praticamente è così”.

E il risultato qual è?

“Caos e drammi sociali. I disabili psichici non possono essere abbandonati. Ma nemmeno è pensabile pagare con ritardo, o addirittura non pagare, chi se ne occupa. Del resto, se i Comuni non hanno soldi cosa possono fare?”.

Dichiarano il dissesto, si fanno prestare i soldi dallo Stato e mettono tutto su conto degli ignari cittadini aumentando tasse e imposte locali.

“Questo l’ha detto lei. Ma un problema, oggettivamente, nella gestione delle politiche sociali, c’è. E non possono certo essere i Comuni a caricarsi tutti gli oneri finanziari. Prendiamo il caso delle comunità per minori extracomunitari non accompagnati che in Sicilia sono circa 350”.

Scusi, queste comunità non sono pagate dal Ministero degli Interni con i fondi Sprar?

“Certo. Ma i gestori di queste comunità si sono inventati una modalità per aumentare le proprie entrate a scapito dei Comuni”.

Ovvero?

“Il Ministero degli Interni eroga a queste comunità circa 45 euro al giorno per ogni minore ospitato. I titolari di alcune di queste comunità si sono rivolti ai Tribunali per avere dai Comuni 30 euro al giorno”.

Perché?

“Sostengono di aver firmato particolari accordi con i Comuni”.

I Tribunali gli hanno dato ragione?

“In alcuni casi sì”.

Non è che questa storia della differenza di 30 euro è legata al fatto che per i minori italiani, queste comunità ricevono dai Comuni una somma maggiore rispetto a quella ricevuta dal Ministero per i minori extracomunitari?

“Probabilmente è così. Ma il problema non è questo. La spesa per la differenza la dovrebbero sostenere le strutture sanitarie, non i Comuni”.

E’ vero che i GAL – i Gruppi di Azione Locale – fino ad oggi non hanno ricevuto un euro della Programmazione 2014-2020.

“Purtroppo è così”.

Perché?

“Ci sono ritardi, in certi casi inspiegabili”.

Proviamo a indovinare: i partiti che davano vita al passato Governo regionale pensavano di perdere le elezioni e hanno bloccato tutto. L’attuale Governo non ha ancora capito come trasformare in consenso i 100 milioni di euro che dovrebbero essere erogati ai GAL. Ne conviene?

“A me sembra tutta una follia. Non ci sono solo i ritardi nell’erogazione dei fondi ai GAL. Non sono stati erogati i fondi alle Città metropolitane, alle aree interne e alle agenzie urbane”.

I fondi europei li anticipa le Regioni e poi, a rendiconto, la UE paga. Le sorge il dubbio che la Regione siciliana possa non avere la liquidità per anticipare questi fondi?

“Sarebbe un fatto gravissimo. Perché il 31 dicembre di quest’anno, se tutto rimarrà bloccato, saremo soggetti a un disimpegno di 500 milioni di euro. Significa che Bruxelles dirotterà questi 500 milioni di euro verso altre Regioni. Ribadisco: sarebbe un fatto gravissimo, perché siamo a metà della programmazione della spesa comunitaria e questi 500 milioni di euro eventualmente persi non potrebbero essere recuperati nemmeno con i progetti di sponda o retrospettivi”.

Per concludere, si può parlare di territori siciliani fuori controllo?

“Purtroppo in questa fase storica parte del territorio siciliano è fuori dal controllo istituzionale”.

Che messaggio si sente di lanciare alla politica che, a Sala d’Ercole, sta esaminando la legge di stabilità regionale 2018?

“Dico solo una cosa: che se crollano i Comuni, crolla l’intera Sicilia”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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