‘Azzoppato’ anche il secondo ‘cavallo’ di Totò Cardinale all’Ars

23 febbraio 2018

Dopo l’inchiesta giudiziaria che coinvolge, a Palermo, il parlamentare di Sicilia Futura, Edy Tamajo, una seconda inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, coinvolge Nicola D’Agostino, il secondo deputato regionale del movimento politico di Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli. Come in Campania, nei guai è finito un ‘pezzo’ del sistema di potere renziano 

Nelle ultime settimane sui grillini ne hanno dette di tutti i colori: ‘Rimborsopoli’, massoneria e bla bla bla. Però, quando la magistratura fa un passo verso la politica, chissà perché, a finire nei guai sono sempre i vecchi politici. L’uragano giudiziario che, in queste ore, si è abbattuto su Acireale, tra galera e arresti domiciliari, colpisce in pieno il movimento politico di Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussumeli, Sicilia Futura.

Eh sì, in Campania è finito nei guai il sistema di potere del presidente della Regione, il potentissimo Vincenzo De Luca, uomo forte di Matteo Renzi; in Sicilia è finito agli arresti il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, trascinando nei guai il secondo parlamentare regionale di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino. 

Leggiamo su Live Sicilia:

“Secondo l’accusa, il sindaco, abusando della sua qualità e dei poteri derivanti dalla funzione pubblica esercitata, avrebbe indotto due commercianti acesi, indagati con la stessa accusa, a promettere voti e sostegno per la campagna elettorale di Nicola D’Agostino, candidato lo scorso anno alle regionali”.

Noi non ci occupiamo di cronaca giudiziaria. A noi di questa storia interessano i risvolti politici.

E il rivolto politico è che anche in Sicilia, come nella Campania di De Luca, a finire nel mirino dei magistrati è il sistema di potere del centrosinistra e, segnatamente, del PD renziano.

Come già accennato, De Luca è molto vicino a Renzi. E molto vicino al segretario nazionale del Partito Democratico è anche Cardinale: è grazie a Renzi, infatti, se ‘Totò’ da Mussomeli è riuscito a far candidare la figlia Daniela, per la terza volta consecutiva, alle elezioni politiche nazionali, naturalmente nel PD.

Ora per ‘Totò’ Cardinale – il Comune di Acireale è un ‘feudo cardinalizio’ – è arrivata la seconda ‘botta’.

Insomma, ‘Totò’ Cardinale ha preso un ‘ambo’, anche se a Tombola si gioca a Natale: e vabbé – verrebbe da dire – alla fine, anche se con oltre due mesi di ritardo, sempre ‘ambo’ è. Due su due: due deputati eletti a Sala d’Ercole in Sicilia Futura e tutt’e due, come dire?, un po’ indaffarati a chiarire, illustrare, spiegare come sono andate le cose.

Il primo dei due a finire nei guai è stato Edy Tamajo: appena rieletto all’Assemblea regionale siciliana i magistrati l’hanno chiamato:

Veni ca, veni ca…“. Un tizio raccoglieva voti per lui. Sia chiaro: vicenda ancora tutta da chiarire, come da dimostrare sono le accuse ipotizzate. Idem per D’Agostino.

Però sia nel caso di D’Agostino, sia nel caso di Tamajo, la storia ha preso una piega giudiziaria (COME POTETE LEGGERE QUI A PROPOSITO DI TAMAJO).

Per la cronaca, l’inchiesta è condotta dalla Procura della Repubblica di Catania, coordinata dal procuratore capo, Carmelo Zuccaro. E coinvolge un bel numero di politici.

Sempre su Live Sicilia leggiamo una dichiarazione che lo stesso Procuratore Zuccaro ha rilasciato a margine della conferenza stampa nel corso della quale sono stati illustrati i particolari dell’inchiesta:

“Il reato di corruzione è un crimine odioso soprattutto in un momento storico politico in cui ci sono scarse risorse di cui tutti i cittadini si devono avvantaggiare e che vengono distolti. Ancora più odiosoquando l’utilità che si ricerca è quella di favorire la campagna elettorale di un candidato coartando la libera determinazione di un cittadino dietro promessa di consentirgli di svolgere la propria attività in maniera illecita violando tutte le norme amministrative”.

“E’ odioso – ha aggiunto Zuccaro – perché da una parte si conculca la libera espressione del voto, dall’altra si indice una grande sfiducia nel nostro sistema elettorale democratico, perché le persone che non ricorrono a questi sistemi evidentemente sono perfettamente svantaggiate. Questo non può che nuocere ad una democrazia che si deve fondare sulla fiducia del cittadini nei confronti delle persone che concorrono nella competizione politico elettorale”.

Chissà se il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ha letto la nostra inchiesta in tre puntate sulle elezioni in Sicilia (CHE POTETE LEGGERE O RILEGGERE QUI).

Foto tratta da sanoppe-verone.blogspot.com

 

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