Il ‘giallo’ della nave di Pozzallo bloccata da quattro giorni: che grano trasporta? Ucraino? Bulgaro?

9 settembre 2017

Dal 5 settembre una nave carica di cereali è ancorata, per motivi ‘misteriosi’, a due miglia circa dal porto di Pozzallo. Che cos’è successo? perché non ha scaricato il prodotto che trasporta? Cosa c’è dietro il blocco? Perché le autorità tacciono? Intanto, oggi, sempre a Pozzallo, è arrivata un altra nave da Malta battente bandiera panamense. E altre navi sono in arrivo a Bari e Barletta dagli USA, dall’Australia e dal solito Canada… Il grande business continua  

Mentre stamattina è arrivata una nuova nave da 20 mila quintali (si dovrebbe trattare di cereali, ma non si hanno ancora notizie precise), nel Porto di Pozzallo ci si interroga su un’altra nave arrivata lo scorso 5 settembre che, da quattro giorni è ancorata a due miglia dalla costa. Come mai non ha ancora attraccato? Cosa trasporta? Che problemi presenta?

L’unica cosa certa è che, nel porto di Pozzallo, il via vai di navi cariche di cereali non si è interrotto. Oggi, come già ricordato, è arrivata una nave da Malta che batte bandiera panamense.

“E’ una nave da 20 mila quintali – ci dice il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis – ma non sappiamo ancora cosa trasporta”.

Ancora più misteriosa è la nave che, come già ricordato, da quattro giorni staziona a due miglia circa dal porto di Pozzallo. Ieri il sito di GranoSalus ha parlato senza mezzi termini di un ‘giallo’ in corso nel porto di Pozzallo:

“Sta diventando davvero un giallo il caso della navetta ucraina ferma da tre giorni a Pozzallo a poche miglia dal porto. I documenti della nave sono in ordine? Che grano c’è a bordo? E da dove arriva? Mentre le industrie della pasta tornano alla carica con un appello su Roma e chiedono, ancora una volta, la rimozione dei post in cui si dà notizia delle sostanze contaminanti contenute nel grano duro che arriva dall’estero ed usato per produrre la pasta che noi mangiamo, nei porti italiani accade di tutto”.

Agli industriali della pasta non va proprio giù il fatto che GranoSalus abbia patrocinato le analisi su otto marche di pasta industriale italiana: analisi che hanno fatto emergere la presenza di contaminanti. Presenza nei limiti di legge stabiliti dall’Unione Europea (QUI I RISULTATI DELLE ANALISI SULLE OTTO MARCHE DI PASTA INDUSTRIALE PRODOTTE IN ITALIA).

Il fatto è che, con una diversa organizzazione, valorizzando i terreni agricoli del Mezzogiorno d’Italia (che in parte sono stati abbandonati), il nostro Paese potrebbe avere a disposizione grano duro per produrre pasta industriale priva di contaminanti e, segnatamente, priva di glifosato e micotossine DON, presenti, invece, nel grano duro che arriva dal Canada.

Per non parlare della possibilità di trovare contaminanti radioattivi nel grano che arriva dall’Ucraina. E dall’Ucraina arriva la nave che, da quattro giorni, stazione a due miglia circa dal porto di Pozzallo, come si legge sempre nel sito di GranoSalus:

“La nave si chiama ERDOGAN SENKAYA una General Cargo IMO 8857655 MMSI 271002242 costruita nel 1991, battente bandiera della TURCHIA (TR) con una stazza lorda di 1239 ton, summer DWT 2429 ton”.

Si tratta di una “piccola nave ucraina da due stive ferma fuori dal porto”. In pratica, “di una vecchia carretta del mare con a bordo un carico di grano di circa 20 mila quintali proveniente dal porto di Chornomorsk (Ucraina), sul Mar Nero, da cui è partita il 31 agosto scorso alle ore 01:16. E’ grano ucraino o bulgaro? Chi sono i molini industriali nostrani che si approvvigioneranno di un grano ucraino o bulgaro di dubbia qualità? Che tipo di controlli sanitari saranno effettuati sulla nave vista l’area di provenienza? I consumatori possono stare tranquilli?”.

E ancora:

“Non è dato sapere il motivo del fermo. Fonti non ufficiali ci riferiscono che i documenti sarebbero carenti. Mentre per l’Agenzia delle Dogane il carico non è ancora arrivato in porto….quindi nessuna notizia sulla qualità”.

Insomma, ce n’è abbastanza per alimentare i dubbi.

In attesa di conoscere che cosa contiene la vane arrivata dal Malta (a proposito: perché di questi problemi che riguardano la salute dei cittadini non si occupa il Governo regionale? L’assessore all’Agricoltura, oltre che pensare alla campagna elettorale per la sua quinta elezione al Parlamento siciliano, perché non si occupa del grano che arriva con le navi in Sicilia?), De Bonis ci racconta che nei porti di Bari e di Barletta stanno per arrivare un bel numero di grandi navi dagli Stati Uniti d’America, dall’Australia e dall’immancabile Canada.

Attenzione: sono notizie brutte anche per noi siciliani. In Puglia si concentra il 90% dei molini italiani. I derivati del grano di questa Regione finiscono in tutta l’Italia, compresa la Sicilia. Se in Puglia arriva grano estero pieno di contaminanti, ebbene, finisce – sotto forma di farina, semola, pane, pasta, pizze, dolci e via continuando in tutta l’Italia.   

Il Governo nazionale che fa? Quello che fa, anzi, quello che non fa il Governo regionale siciliano nei porto di Pozzallo, Palermo e Catania?

Fino ad ora l’unico candidato alla presidenza della Regione siciliana che si è impegnato a controllare i carichi di grano e, in generale, tutti i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia è il titolare di questo blog, Franco Busalacchi. Che è stato citato in giudizio dalle multinazionali della pasta.

Gli altri – tutti gli altri – con rispetto parlando, o tacciono (come fanno l’assessore Cracolici e i suoi compagni del PD), o si limitano alle chiacchiere. Di atti concreti, contro questi ‘Signori delle navi’ e contro le multinazionali che operano in questo settore, almeno in Sicilia, se ne contano veramente pochi…

Foto tratta da lasicilia.it

 

 

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