“Un’azione rivoluzionaria per salvare la Sicilia”: tappa siracusana per Noi Siciliani con Busalacchi VIDEO

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Ieri, nella città aretusea, la presentazione della lista ‘Noi siciliani con Busalacchi – Sicilia libera e sovrana’. Oltre al candidato alla Presidenza, Franco Busalacchi, c’erano Beppe De Santis, Erasmo Vecchio e l’economista keynesiano, Nino Galloni. Si è parlato di Statuto, sovranismo e di come rilanciare le sorti della nostra terra

“Dei 43 articoli che costituiscono lo Statuto siciliano, 15 non sono mai stati applicati. Il governo centrale di Roma non ha voluto che la nostra Regione utilizzasse a proprio vantaggio l’Autonomia che avrebbe permesso alla Sicilia di essere uno stato federale dell’Italia, di pari dignità rispetto al governo nazionale”.

Con queste parole Franco Busalacchi, candidato alla presidenza della Regione siciliana, ha dato il via a Siracusa alla presentazione  della sua lista “Noi siciliani con Buslacchi – Sicilia libera e sovrana”, nella sala Conferenze del Jolly Aretusa Hotel Palace dove ad ascoltarlo c’era una nutrita platea. Ben esposta una bandiera della Catalogna (con la stella indipendentista) in segno di solidarietà per l’attentato di Barcellona.

Al suo fianco, Erasmo Vecchio, coordinatore di Noi Siciliani che si è soffermato sulle condizioni dell’economia siciliana: “Nell’Isola il tasso di disoccupazione ufficiale è del 34,8%, per non parlare di quella giovanile che batte ogni record europeo. Il nostro sistema produttivo è al collasso, l’accesso al credito è out. Il nostro Movimento punta a restituire alla Sicilia la propria sovranità per invertire la rotta”.

Mentre Beppe De Santis, coordinatore della lista, nel corso del suo intervento è entrato nel cuore del progetto politico. “Non proponiamo solo una lista, ma una svolta politica che è un’azione rivoluzionaria. Chiedendo la piena attuazione dello Statuto siciliano, ci allineiamo al movimento nazionale sovranista che pretende che siano applicate le Costituzioni dei paesi dell’Europa meridionale, in primis quella italiana. E la Sicilia del Sovranismo è la testa di ponte”.

In conferenza stampa c’era anche Nino Galloni, economista keynesiano di fama internazionale che la lista Noi Siciliani con Busalacchi- Sicilia Libera e Sovrana-  ha designato al ruolo di assessore regionale al Bilancio:

“Il vero nemico sono le politiche deflattive economiche europee che riducono lo sviluppo e l’occupazione. Il ruolo della Sicilia deve essere duplice: è fondamentale limitare le importazioni e valorizzare i prodotti locali, a partire dall’agricoltura biologica. Nello stesso tempo, è necessario puntare a rafforzare il dialogo commerciale tra est e ovest, rivolgendosi ai mercati più ricchi e attivi come quello russo e cinese”.

Questo il video dell’incontro preceduto da una serie di interviste ai protagonisti della lista.

Qui sotto trovate una serie di articoli sul movimento Noi Siciliani con Busalacchi- Sicilia Libera e Sovrana:

Decalogo per una Sicilia libera, senza basi militari, senza MUOS, per la Pace e per il Lavoro

Nino Galloni: “Ecco dove trovare i soldi per lo sviluppo della Sicilia” VIDEO

La lettera dell’economista Nino Galloni: “Accetto con gioia di lavorare per la Sicilia”

L’economista keynesiano Nino Galloni e il filosofo Diego Fusaro nella squadra di Franco Busalacchi

 

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  • Ci tengo alla vostra Regione per cui ho seguito integralmente e con interesse gli interventi della presentazione del gruppo con il suo leader Franco Busalacchi che ambisce a governare la Sicilia.
    Premesso che rappresento una Organizzazione internazionale leader nello sviluppo nonché la voce più autorevole dell’Urbanistica a livello internazionale che tra l’altro contribuisce a dare credibilità o meno ai sistemi Paese, mi preme dare un contributo.
    Vedo un gruppo di amici coinvolti in maniera viscerale sul territorio, come è normale, che vorrebbe sollevare le sorti della propria Regione, non posizionata troppo bene sullo scenario internazionale, cercando di dare attuazione ad una forma di autonomia fortemente indipendentista.
    Come regola generale devo dire che chi vive emotivamente il territorio non vede niente, questa è una regola generale per cui ci si deve avvalere di persone esterne che possano con i loro occhi e senza essere condizionati dal leader, portare il tutto sotto una corretta angolazione.
    Ci si riferisce al Québec il quale negli anni ’70 un movimento marxista, cerco di indurre il Governo a staccarsi dalla parte anglosassone senza riuscirci così come rovinosamente riprovarci puntando su una secessione nel 1980 e 1985. E’ un Paese che conosciamo bene interagendo con il Governo da sempre e lo scorso anno siamo riusciti in un anno e mezzo a raggruppare gli 8.000 Comuni in 800.
    Mi chiedo quanto ci metteremo a creare la città metropolitana in Italia, uno strumento urbanistico eccezionale per lo sviluppo che noi abbiamo creato in Olanda già a partire dagli anni ’80.
    Trentino. E’ una Regione di frontiera con una cultura diversa rispetto ad altre, con una buona Università che già dagli anni ’90 ci aveva contattato con le Istituzioni ed a qualcosa è servito.
    Irlanda. Una isola che potremmo paragonare alla Sicilia per abitanti e per estensione, con la sola differenza che loro sono ricchi e ordinati mentre voi siciliani lo vedete come un obiettivo. Quale è la ragione posso spiegarlo. Come ricorderete è stata un’isola conflittuale con una guerra civile che è andata avanti per anni in un movimento secessionista dal Regno Unito che ha trovato una soluzione. Una autonomia che è risultata sostenibile grazie ad una strategia a sistema Paese seguita da noi che forse siamo stati agevolati per il fatto che il Governo del Regno Unito è nostro membro fondatore o forse perché il livello culturale è quello di essere consapevoli che da soli avrebbero fatto poco o niente. Pacificazione quindi fra Dublino e Belfat che si sono riunite in una nostra convention annuale nel 1983. Più o meno stessa strategia che avevo prospettato inascoltato alla Sicilia da circa trent'anni. Abbiamo puntato sul Turismo, non di quello di cui si parla in Italia e sull’industria aeronautica commerciale studiando i mercati e facendo nascere Ryanair che in qualche modo ha inciso sul mercato dei trasporti e del Turismo in tutto il mondo.
    Riguardo il porto sullo stretto, ricordo che fummo invitati a Palermo per dare un parere al riguardo. Ad una domanda da parte di un influente decisore pubblico che era contrario, il quale ci chiedeva a cosa serviva, il mio collega rispose che avrebbe collegato Amburgo con Palermo. Naturalmente non fu capito e di ponti da allora ne abbiamo visti tanti nascere come quello di Malmö che collega la Svezia e la Danimarca in pieno mar Baltico costruito in 18 mesi.
    Riguardo le considerazioni monetarie, l’Euro è stata una soluzione per contrastare le monete forti. Gheddafi che voleva fare la stessa cosa per i Paesi arabi è stato ucciso. Tuttavia si può verificare altra forma monetaria parallela, ma non dimentichiamo che non è un bancomat che distribuisce soldi come talvolta sentiamo dire dai bambini quando la mamma non li ha. Nino Galloni lo sa benissimo per cui se dovesse entrare come Assessore sarebbe il primo ad avere bisogno di noi e questo lo faremmo con piacere. Per i non addetti ai lavori il keynesiano è un modello di economia mista che si sviluppò negli Stati Uniti e in Gran Bretagna che a seguito della crisi del 1929 si sentì la necessità di correggere un sistema economico liberista con un binomio pubblico (che esercitasse un controllo oltre che uno stimolo allo sviluppo) e privato, applicando le teorie dell’economista inglese J. M. Keynes, che vorrei ricordarlo con un suo aforisma:

    “La difficoltà non sta nelle idee nuove, ma dall’evadere da quelle vecchie che come accade per la più parte di noi, si sono ramificate negli angoli più reconditi delle nostre menti”. John Maynard Keynes.
    Per chi vuole approfondire o scrivere:
    http://www.forumpachallenge.it/soluzioni/un-nuovo-rinascimento-italiano

  • Diversi anni fa ci contattò un Ministro tunisino per sviluppo del suo Paese. Sapeva chi eravamo, in caso contrario non saremmo andati, il che presupponeva che si iniziasse subito ad operare senza conferenze, dibattiti o preliminari, nel rispetto della gente che ha fame, perde il lavoro e desidera amministratori pubblici solerti e presenti. Lo stesso aveva convocato un economista locale e questo ci fece piacere perché il merito di un eventuale progetto di sviluppo e così il successo sarebbe stato attribuito a lui e non certamente a noi come così succede in quel mezzo mondo che abbiamo sviluppato.
    Purtroppo l’economista si sentì offeso, esautorato da noi come se tutta la responsabilità dell’economia del suo Paese fosse stata posta sulle sue spalle. Era emozionato, addolorato è quasi singhiozzava per l’emozione. Ci restammo molto male. È un fattore culturale che riscontro pure in Italia dove la Sicilia non è disgiunta da questi comportamenti. Ho sempre scritto agli Assessori del turismo siciliano, affinché ne restasse traccia (i guai fra degrado e sanzioni europee sono tanti) traendo dal loro silenzio un meccanismo di difesa come quello dell’economista tunisino di cui sopra che di fatto li ha bruciati, con un risultato del loro operato fallimentare. A cosa è servito? Avrebbero avuto successo, hanno fatto un’altra scelta. Non volevo certo sostituirli, non fa parte del mio mestiere. Hanno voluto finire la loro carriera con ignominia, dimenticati o riciclati perché così è il tessuto socio economico della Sicilia, ma perché continuare? Perché giocarsi il successo e una carriera politica per pura e mera sprovvedutezza che ha raccontarla suscita ilarità? In tutto il mondo il politico non sa nulla di quello che fa, il suo ruolo è quello di Manager per cui il suo successo dipenderà da chi sceglierà per farsi consigliare. Noi siamo stati creati per supportare e valorizzare i tecnici che accompagneranno il percorso legislativo del leader che per designazione di capacità è stato scelto dagli elettori. Perché non fare come gli altri Paesi? Re Hassan II, così come il Presidente francese, quello del Montenegro o taiwanese, olandese, canadese, …. si comportano in questo modo. Perché un assessore siciliano, con tutto il rispetto che gli è dovuto, non mi risponde se gli scrivo? E perché un Governatore anziché scrivere lui a me come fanno gli altri, non riesco neppure a contattarlo perché sembra vivere in un fortino armato? Perché tutti quanti criticate i piemontesi, ma poi vedo che la più parte ha la sindrome del Principe Sabaudo?

  • Ho creato turismo in molti Paesi nel mondo e mi chiedo quando in Italia si darà una corretta interpretazione su cosa significa Turismo anziché andare a tentoni. Propongo una mia esperienza sul campo desunta da un mio scritto: https://www.bookrepublic.it/book/9788868556488-turismo/ la cui Francia è presa come esempio a livello internazionale che come esperienza vorrei riproporre da tempo in Italia.

    Nel sistema francese, lo sviluppo del territorio è di competenza dello Stato che ne ha l’indirizzo e la regia. Tutto ciò si fonda su delle leggi, dei regolamenti e un budget deciso a livello nazionale, innescando un processo virtuoso attraverso il quale si creano dei meccanismi contrattuali che trovano applicazione su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda l’Unione Europea, la stessa interviene sempre più nello sviluppo delle regioni attraverso la sua politica regionale in stretta collaborazione con le autorità francesi.
    Questo doppio movimento di decentramento e integrazione europea, ha portato la Francia a coinvolgere a tutti i livelli l’organizzazione territoriale nella politica di pianificazione del territorio. In Sicilia questo non avviene perché “Risultano finanziate 209 operazioni con un impegno complessivo pari a euro 95.596.965,18 e pagamenti effettuati per euro 71.620.309,98, non ancora certificati”. Evidenziando che “nella maggior parte dei casi, la promozione territoriale è stata intesa in senso unidirezionale, come insieme disomogeneo e frammentato di attività sporadiche di tipo tradizionale, senza una visione territoriale strategica unitaria”.
    Quanto sopra in tutta Italia. Sono anni che lo vado dicendo, lo conosco bene perché siamo noi che contribuiamo a scrivere le direttive europee, ma se scrivo agli assessori o al Governatore, nessuno mi risponde, questo è il risultato.
    Lo sviluppo dei territori e la terra in particolare, sono visti concettualmente come di appartenenza dei cittadini che nel rispetto delle regole la vivono come una cosa dinamica che genera profitto a vantaggio di tutti. E’ da lì che è partita la politica delle campagne per impedirne lo spopolamento, per cui si è incentivato il mondo giovanile sin dagli anni ’50, non solo a rimanere, ma a far sì che quelli che vivevano in città si spostassero nelle campagne a fronte di forti incentivi per creare i presupposti di una occupazione, resa possibile da uno o più progetti strategici da agganciare al futuro dei giovani.

    Questa è la ragione per la quale non troverete una casa sfitta nei numerosi comuni francesi che ricordo sono oltre quattro volte tanto quelli italiani. Come non troverete luoghi resi deserti dalle seconde case. Il turismo è dinamismo e non deserto, ma costituito da piccole attività e di genti che in quei luoghi ci vivono e li presidiano, ammortizzando qualsiasi tipo di crisi perché hanno l’orto e la legna fuori casa. Se il turista arriva bene, in caso contrario passerà quando il vino o il formaggio è ancor più buono perché invecchiato.

    Non si può fare un politica a parole come spesso sento dire da anni sulla destagionalizzazione del turismo o sull’abbandono delle campagne. Incentivi significava decentrare le attività fuori dalle città per evitare il pendolarismo e i paesi dormitorio che generano degrado e abbandono.

    Ho assistito a questo tipo di pianificazione territoriale, effettuata sui territori di tutta la Francia e in particolare nella zona di Troyes e di Le Puy in relazione ai piani quinquennali derivanti da un piano strategico nazionale molto bene articolato come avrei voluto vedere un giorno in Italia. Ricordo quanti giovani come me, amanti della natura che dalla città si spostavano per andare in quei remoti paesini di campagna per allevare gli animali e raccogliere mirtilli, in quei luoghi che da lì a poco, si sarebbero rivitalizzati perché sarebbe arrivato il turismo, quello vero, a sistema che avrebbe dato lavoro e non spopolato quel territorio per la mancanza di un presidio. L’artefice di questo “miracolo” rispetto al nostro annunciato declino che ci ha fatto tornare indietro di cinquant’anni ovvero mai ci ha fatto partire, è Eugène Claudius-Petit che ha portato la sua politica dello sviluppo sui piani quinquennali voluti dal Generale De Gaulle nel 1950.

    Consiglio di prendere visione del filmato sulle grotte di Lascaux di Montignac e la loro storia https://www.youtube.com/watch?v=1g4vNH5Qxrg. Partendo da quelle si è sviluppata tutta la Dordogna rivitalizzando le Regioni accanto. Questo ha consentito di creare presidio, sviluppo e occupazione tutto l’anno perché si è intervenuti in maniera appropriata sulle leggi per favorire il turismo, legandolo all’Urbanizzazione, ai trasporti e all’occupazione. Ora siamo ancor più favoriti con l’informatica per cui lo sviluppo della Sicilia per noi sarebbe un gioco da ragazzi se con noi avessimo i siciliani.
    http://www.forumpachallenge.it/soluzioni/un-nuovo-rinascimento-italiano

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