Elezioni regionali: no di Piero Grasso. Volete vedere che si farà avanti Leoluca Orlando?

25 giugno 2017

A questi giochi da politica-politicante il sindaco di Palermo – appena rieletto in forza di un’operazione trasformista (con il corollario di una gestione dei seggi elettorali dalle molte ombre e dalle poche luci)  – è abituato. Cinque anni fa, dopo che il PD (a posteriori, si potrebbe dire molto opportunamente) ‘bruciò’ la candidatura a sindaco di Palermo di Rita Borsellino, si fece avanti lui. Si ripeterà la sceneggiata in versione regionale? 

Non è che questa storia di Piero Grasso candidato alla presidenza della Regione era tutta una sceneggiata per consentire a Leoluca Orlando di ricandidarsi alla guida della Sicilia? Magari per il PD – soprattutto per i dirigenti siciliani di questo partito – la candidatura del presidente del Senato avrebbe risolto un sacco di problemi. Ma sarebbero stati problemi da caricare tutti sul ‘groppone’ di Piero Grasso, che invece ha salutati tutti dicendo che resta a Roma (qui potete leggere la nota ufficiale in cui Grasso dice no). 

Il no di Grasso non era scontato. Perché, lo ribadiamo, avrebbe tolto le castagne dal fuoco a Renzi e al PD siciliano. Anche questo blog, qualche giorno fa, aveva paragonato Grasso a Celestino V, il Papa del “gran rifiuto” (come potete leggere qui). Il ‘gran rifiuto’ c’è stato, anche da parte del presidente del Senato.

E ora? A nostro avviso, questa storia somiglia un po’ – o forse tanto, secondo qualche osservatore – a quanto avvenuto a Palermo cinque anni fa, quando un ‘pezzo’ del PD, alle primarie del centrosinistra per la scelta del nome del candidato sindaco del capoluogo siciliano, si mise di traverso per bloccare la candidatura di Rita Borsellino.

Ricordate? Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – i ‘dioscuri’ del PD siciliano – si misero di traverso e sponsorizzarono la candidatura di Fabrizio Ferrandelli. Che vinse le primarie del centrosinistra. Una vittoria inutile, perché poi si candidò Orlando battendo Ferrandelli.

Si ripeterà la stessa cosa adesso? Beppe De Santis, oggi protagonista di Meridionalisti italiani, movimento sovranista, ne è convinto e lo ripete da giorni. In questo passaggio politico molto difficile per il PD ci sono alcune certezze.

Una certezza è che il PD siciliano – che alle elezioni comunali di qualche settimana fa è uscito malconcio (cioè sconfitto, visto che ha perso voti ovunque) – è veramente nei guai. E’ nei guai perché la Sicilia di oggi è un disastro totale, visto che è agli ultimi posti in tutto; e siccome il Partito Democratico governa la Regione, di fatto, dal 2008, è a questo partito che gli elettori dell’Isola chiederanno conto e ragione.

Lo hanno già fatto, in verità. Ricordiamo che i Siciliani, al referendum del 4 dicembre scorso sulle riforme costituzionali di Renzi, hanno votato “No” a valanga (il 70% dei siciliani ha votato No!); e l’hanno fatto una settimana fa, in occasione delle elezioni comunali, assestando – come già ricordato – un’altra ‘botta’ al PD.

Ora per il PD si apre la ricerca di un candidato: operazione non facile. Il presidente della regione uscente, Rosario Crocetta, si è già fatto avanti: e l’ha fatto con una dichiarazione che suona come un ‘avvertimento’ al PD, siciliano e, soprattutto, romano:

“Avevo aderito con sincerità e lealtà – dice Crocetta – al progetto Grasso Presidente. E credo che non esistano precedenti di presidenti della Regione uscenti che abbiano dimostrato tanta lealtà nei confronti del proprio partito e della coalizione con la quale ha governato. Occorre adesso riprendere il confronto unitario, partendo dalla valutazione del grande lavoro che è stato svolto alla Regione in questi anni e che ha salvato la Sicilia”.

Le parole di Crocetta vanno ‘tradotte’. Che significa, infatti, “lealtà nei confronti del proprio partito e della coalizione con la quale ha governato”? Crocetta – lo ricordiamo – ha firmato ben due ‘Patti scellerati’ che hanno incaprettato la Sicilia.

Con il primo ‘Patto scellerato’, nel giugno del 2014, ha rinunciato agli effetti positivi di alcuni pronunciamenti in materia finanziaria della Corte costituzionale favorevoli alla Sicilia. In pratica, ha regalato – a nome di 5 milioni di Siciliani che non glielo avevano certo chiesto – circa 5 miliardi di euro allo Stato. Scelta, questa – lo ricordiamo – che tre anni fa venne stigmatizzata dall’ex assessore regionale della Regione, Franco Piro.

Lo scorso anno, sempre a giugno (mese particolare per Crocetta), con un secondo ‘Patto scellerato’ (condiviso anche dal Parlamento siciliano che l’ha approvato con i voti dei parlamentari del centrosinistra), ha appioppato nuove penalizzazioni alla Sicilia e ha consentito al Governo nazionale di riscrivere le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto penalizzando la Regione siciliana a favore di Roma (QUI POTETE APPROFONDIRE IL SECONDO ‘PATTO SCELLERATO’ FIRMATO DA CROCETTA E RENZI AI DANNI DEI SICILIANI).

Oggi, forte di questi due ‘Patti’ che – lo ribadiamo – hanno ‘incaprettato’ la Regione siciliana sotto il profilo finanziario, Crocetta presenta il conto al PD. Della serie: ho fatto fare a Renzi quello che ha voluto, ho anche detto che avrei ceduto il passo a Grasso, ma siccome il presidente del Senato non ne vuole sapere di andare a gestire una Regione che noi, tutti insieme, cari compagni del PD, abbiamo massacrato, la ricandidatura mi tocca di diritto. Sennò…

Sennò – questa potrebbe essere un’ipotesi – Crocetta potrebbe spifferare i retroscena dei due ‘Patti scellerati’ e altro ancora…

Leoluca Orlando, da parte sua, ha già diramato un comunicato che, sul piano strettamente politico, nulla ha a che spartire con il ruolo di sindaco di Palermo:

“Desidero esprimere al Presidente Piero Grasso – scrive Orlando – apprezzamento per avere ribadito che ‘finché necessario’ proseguirà nel proprio ruolo di Presidente del Senato.
Questo impegno conferma della sensibilità istituzionale del Presidente, unita al ribadito ‘impegno ed amore della Sicilia’, fa rilevare quanto importante sia la prospettata richiesta di disponibilità ad assumere un ruolo di guida per la nostra Regione”.

Dopo questa ‘sviolinata’ a Grasso, il sindaco di Palermo aggiunge:

“Allo stesso tempo le parole del Presidente Grasso costituiscono una opportunità per l’avvio di un indispensabile ampio processo partecipato che miri ad individuare un quadro programmatico di interventi in discontinuità chiara e concreta con l’attuale assetto regionale. Su questo, occorre costruire un campo largo di realtà sociali e politiche che dia una prospettiva di futuro alla nostra Regione. I temi della proposta programmatica dovranno affrontare nodi irrisolti del sinora inadeguato o distorto utilizzo della speciale autonomia e dovranno contribuire a liberare la Sicilia da improprie presenze a servizio di interessi particolari e di ostacolo a diritti e prospettive di chi non ha (lavoro, casa, salute) e di chi produce (formazione, cultura, sviluppo economico, impresa). Ritengo urgente avviare tale doveroso percorso – conclude Orlando – e sulla base di chiarezza e coerenza progettuale individuare successivamente candidature e ruoli”.

Se non è un’auto-candidatura è qualcosa che gli somiglia…

Per Orlando non sarebbe la prima volta: si è già candidato nel 2001 ed è stato battuto da Totò Cuffaro. 

Per potersi candidare alla guida della Regione siciliana, Orlando si deve dimettere da sindaco di Palermo entro 180 giorni dalla data delle elezioni regionali (a meno che il presidente della Regione non si dimetta anticipatamente).

Insomma, la ‘ricetta’ di Orlando è quella che ha sperimentato a Palermo: fare sparire i simboli dei partiti per ingannare gli elettori siciliani e mettere assieme tutto il vecchio della politica: PD, Angelino Alfano e le sue ‘truppe’, i centristi di Giampiero D’Alia e di Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli più altri ‘cascami’ della vecchia, trita e ritrita politica siciliana. Della partita, ma sottobanco, potrebbe essere anche Gianfranco Miccichè che, con la parte di Forza Italia che ancora controlla, dovrebbe – come ha fatto cinque anni fa – sfasciare il centrodestra siciliano.

Sarà così? Nei prossimi giorni, o nelle prossime settimane, ne sapremo di più.

P.S.

Questo articolo – o meglio, il contenuto di questo articolo – è stato verificato tre volte. L’ho scritto perché nella convinzione che Orlando era candidabile. Poi ho rivisto la norma, ma – come mi ha fatto notare un mio amico avvocato – l’ho interpretata male: Orlando, a suo avviso, in caso di dimissioni anticipate di Crocetta, è candidabile. Mi scuso con i lettori per l’interpretazione di una norma che mi sta facendo tribolare.  

Foto tratta da giornalelora.com

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