La conferma dell’ecologo Silvano Riggio: in Sicilia sta per esplodere la crisi idrica

3 giugno 2017

Alla base della siccità ci sono le poche piogge dell’ultimo anno. Una desertificazione che, ricorda il docente universitario, “prevista trent’anni fa”, ma ignorata dalla politica. Il ‘caso’ di Palermo, dove gli ‘scienziati’ dell’idraulica non ne hanno azzeccata una: “Hanno solo pensato a realizzare fogna, condutture e depuratori senza una riflessione globale”. Risultato: manca l’acqua per le città e per l’agricoltura

In Sicilia è tempo di crisi idrica? Ieri abbiamo illustrato quello che sta succedendo nella Sicilia orientale (come potete leggere qui). Ma il nostro dubbio è che lo scenario non sia migliore nella parte occidentale della nostra Isola, dove sembra che piova meno. E’ vero? Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Silvano Riggio, dicente di Ecologia all’università di Palermo.

“E’ vero – ci dice Riggio – nella Sicilia occidentale piove meno rispetto alla parte orientale dell’Isola. E confermo anche che stiamo entrano in piena crisi idrica”.

Non se ne parla perché siamo in campagna elettorale?

“Questo non lo so. Quello che posso dire è che non solo ci troviamo nel bel mezzo di una crisi idrica, ma che questa desertificazione in atto in Sicilia è stata prevista trent’anni fa”.

Nella parte occidentale dell’Isola piove meno. Ma a quanto pare hanno problemi anche nella piana di Catania…

“E questo è veramente preoccupante. Significa che la siccità rischia di diventare un problema serio. Nessuno dice, non so perché, quello che è avvenuto in Siria negli ultimi anni. D’Accordo, c’è la guerra. Tutto vero. Ma in Siria, o quanto meno in alcune aree della Siria, la siccità ha creato problemi enormi. E’ anche per questo che la popolazione è in fuga da quel Paese”.

Torniamo alla Sicilia: che sta succedendo?

“L’ho detto: piove sempre meno”.

In realtà, qualche pioggia c’è stata tra la fine dello scorso anno e i primi mesi di quest’anno. Piogge a carattere torrenziale, con allagamenti…

“Le piogge torrenziali, con allagamenti, creano solo danni e sono la spia della già citata desertificazione”.

Però le tante dighe che ci sono in Sicilia – oltre quaranta invasi artificiali – si dovrebbero riempire. 

“Intanto, come ho già detto, le poche piogge si concentrano più nella parte orientale della nostra Isola. Se qualche diga si riempe di acqua non è detto che i problemi si risolvano”.

Perché?

“Perché se qualche diga si riempe d’acqua, spesso viene svuotata”.

Svuotata?

“Sì, svuotata. Chi la gestisce, per evitare problemi – per esempio una rottura della stessa diga con relativa inondazione del circondario – per evitare di rischiare la svuota. Detto questo, in Sicilia, in questo momento, ci sono dighe ridotte a pozzanghere”.

Qual è la situazione di Palermo (il professore Riggio vive a Palermo).

“Non ho notizie precise. Ma, a mio avviso, la situazione non deve essere delle migliori. Non mi stupirei se, tra qualche settimana, dopo le elezioni, si dovesse ‘scoprire’, mettiamola così, che manca l’acqua”.

Lei, storicamente, è stato sempre critico rispetto alla gestione idraulica di Palermo e, in generale, della Sicilia.

“Sono sempre stato critico e lo sono ancora. A Palermo la scuola idraulica è stata fallimentare. Questi signori ci hanno propinato solo fogne, condutture e depuratori. Non c’è stata mai una riflessione globale: solo Parf”.

Spieghiamo meglio questo concetto?

“Facciamo l’esempio di Palermo. In questa città non ci sono industrie. Che bisogno c’era di realizzare i depuratori? A che cosa servono? Sarebbe bastato utilizzare l’acqua da depurare in agricoltura. L’agricoltura avrebbe depurato le acque, senza bisogno di ricorrere ai depuratori che, lo ribadisco, là dove non ci sono industrie, non servono”.

Però così non ci sarebbero stati i grandi appalti per i depuratori…

“E infatti: i depuratori, in Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati realizzati per gestire appalti”.

In effetti, nella sola provincia di Agrigento – provincia nella quale non ci sono industrie – ci sono sei o sette depuratori sequestrati perché non funzionanti…

“L’ho detto e lo ripeto: solo fogne, condutture e depuratori. Se i depuratori non funzionano il mare viene inquinato e non è stata riciclata l’acqua che oggi manca e che avrebbe potuto far sviluppare l’agricoltura. La Sicilia, in molti casi, va avanti con scelte strategiche sbagliatissime: si spendono un sacco di fondi pubblici per ottenere risultati disastrosi. Dopo di che manca l’acqua per le città, manca l’acqua per l’agricoltura, i depuratori sono in buona parte sfasciati, il mare si inquina eccetera, eccetera, eccetera”.

 

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