Sicilia: non è che siamo in emergenza idrica e nessuno ci dice niente?

2 giugno 2017

Vero è che la primavera che ci stiamo lasciando alle spalle non è stata particolarmente ricca di piogge. Ma non dobbiamo dimenticare le piogge torrenziali e gli allagamenti dei mesi passati. Detto questo, deve far riflettere il fatto che nella piana di Catania – zona agricola per antonomasia – l’acqua non sia ancora stata erogata. Ci siamo persi qualcosa? 

Per caso, complice l’incapacità di governo, la grande sete sta per abbattersi sulla Sicilia? Certo, affrontare le elezioni politiche nazionali, previste per settembre (così avrebbe deciso Renzi, che ha perso il referendum, ma comanda ancora), e le elezioni regionali siciliane con l’acqua razionata non sarebbe il massimo. Ma a noi risulta che la situazione non sia delle migliori. Da cosa lo deduciamo? Dal fatto che, a giugno, in certe aree agricole della nostra Isola sia stata sospesa l’erogazione di acqua.

Cominciamo con un comunicato stampa diramato qualche giorno fa dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e dalla Confagricoltura di Catania:

“Con l’arrivo delle calde temperature al di sopra della media stagionale – dicono Pippo Di Silvestro e Giosuè Catania, presidente e vicepresidente vicario della Confederazione Italiana Agricoltori della Sicilia Orientale e Giovanni Selvaggi presidente provinciale Confagricoltura di Catania – ogni anno nelle campagne catanesi si consuma la stessa drammatica scena che fotografa tutta l’inefficienza di Enti come i Consorzi di Bonifica, a cominciare dai disservizi nella manutenzione, per proseguire con i ritardi nei trasferimenti regionali. La riforma di questi enti diventa quanto mai urgente e indispensabile”.

Ma la legge Finanziaria regionale 2017 non avrebbe risolto tutti i problemi dei Consorzi di bonifica? Non sono stati stanziati 50 milioni di euro? Non è che Crocetta, Baccei e Cracolici hanno stanziato queste somme e non le hanno ancora erogare dopo due mesi?

Scrivono sempre i rappresentanti della CIA e della Confagricoltura di Catania a proposito dei Consorzi di bonifica:

“Si tratta di strutture consortili soffocate dai debiti, oltre 130 milioni di euro e tanti contenziosi. Oltre 2.100 dipendenti tra tempo indeterminato e stagionali con un costo che si aggira sui 50 milioni di euro (all’anno, precisiamo noi ndr) quando gli stipendi vengono erogati regolarmente, mentre in alcune realtà la regola è il ritardo nei pagamenti”.

A fronte di questi numeri, i disservizi sono enormi:

“I Consorzi di bonifica se non procedono immediatamente ad immettere l’acqua nei Canali in tutte le aree servite, dovranno assumersi ogni responsabilità degli eventuali danni economici che si registreranno nelle aziende agricole in una fase di estrema delicatezza per gli impianti arborei e per le produzioni agricole”.

“Ma oltre ad una insufficiente riserva idrica in alcuni invasi che rende impossibile garantire il normale adacquamento su quasi tutto il territorio del Sistema Salso/Simeto – aggiungono i dirigenti di Cia e Confagricoltura – sulle tante aziende agricole pesano anche reti fatiscenti, opere incompiute (in primis l’invaso Pietrarossa che rischia di essere una farsa se non fosse una cosa seria e importante per l’agricoltura) ruoli irrigui negli ultimi anni in continuo aumento”.

Ma come: i rappresentanti del Governo regionale, a Sala d’Ercole, in occasione della discussione e dell’approvazione della legge finanziaria, hanno detto il costo dell’acqua, per gli agricoltori, non sarebbe aumentato e ora scopriamo che i ruoli irrigui sono “in continuo aumento”?

Ancora: la Regione, nei primi anni del 2000, ha ceduto gratuitamente, per 40 anni, il cosiddetto “Sovrambito” (dighe, reti idriche, acquedotti) a Sicilacque spa per effettuare gli interventi strutturali e ci sono ancora “reti fatiscenti” e “opere incompiute”?

“La situazione è insostenibile – sostengono i rappresentanti di categoria – l’assessore regionale Antonello Cracolici ponga rimedio a tutte le questioni aperte nel sistema della bonifica regionale:

1) acceleri sulla legge regionale che riduce da 11 a 2 i Consorzi di bonifica, in modo da superare l’attuale stato di commissariamento che dura da oltre 20 anni;

2) predisponga il percorso di netta separazione della vecchia gestione con la nuova ed evitare che i debiti del passato pesino come un macigno sul futuro;

3) garantisca il trasferimento delle risorse al fine di migliorare i servizi e garantire l’acqua agli agricoltori (ne dobbiamo dedurre che i fondi regionali non sono ancora stati trasferiti ai Consorzi di bonifica?);

4) affronti in un’ottica di bacino gli aspetti relativi al personale, alle opere infrastrutturali, alla distribuzione e al pagamento dei servizi in virtù dei benefici ricevuti, diversificando la base impositiva proprio per i nuovi compiti che gli Enti di bonifica dovranno assolvere;

5) avvii un’iniziativa straordinaria di verifica delle opere irrigue e dei progetti in essere per finanziare intanto il rifacimento del canale di quota 100 (ponte monaci) crollato circa 7 anni fa e il completamento ormai inderogabile dell’invaso Pietrarossa”.

Da quello che ci raccontano, molti invasi della Sicilia sarebbero quasi a secco. In effetti, le piogge, quest’anno, non sono state copiose. Ma non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi mesi di quest’anno le piogge non sono mancate. Anzi, abbiamo registrato piogge torrenziali e allagamenti.

La sensazione è che, oltre a una stagione primaverile con poche piogge (anche se, in realtà, qualche pioggia a marzo e ad aprile non è mancata), siamo davanti alla solita disorganizzazione. E’ lo scenario descritto dalla CIA e da Confagricoltura di Catania: opere strutturali incomplete o abbandonate, reti idriche fatiscenti eccetera eccetera.

Non è che, tra qualche settimana, ci diranno che siamo in emergenza idrica?

 

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