Paesi felici: Italia al 48esimo posto. E la Sicilia?

20 marzo 2017

Secondo i criteri adottati da chi ha stilato il Rapporto mondiale sulla felicità, la nostra regione, presa singolarmente, non potrebbe che finire in fondo alla classifica. Ma è ora di capire che mantenere la Sicilia in queste condizioni risponde ad un disegno preciso: preservare l’oligarchia che sguazza sul bisogno di un intero popolo

Pil pro capite, uguaglianza sociale, fiducia nelle istituzioni e assenza di corruzione: sono questi i principali fattori presi a modello dal Sustainable Development Solutions Network, organismo dell’Onu, per stilare il Rapporto mondiale sulla felicità, che, per quanto riguarda il 2016, vede in vetta alla classifica Norvegia, Danimarca, Islanda. Seguono Svizzera, Finlandia, Paesi Bassi, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. In fondo alla classifica (155 i Paesi considerati) Sud Sudan, Liberia, Guinea, Togo, Ruanda, Tanzania, Burundi e Repubblica Centrafricana.

“I paesi felici sono quelli che hanno un sano equilibrio tra prosperità, come convenzionalmente misurata, e il capitale sociale, il che significa un alto grado di fiducia nella società, bassa disuguaglianza e fiducia nel governo”, spiega Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e consigliere speciale del segretario generale Onu.

Tra i big europei la Germania è al 16esimo posto, seguita dal Regno Unito (19) e dalla Francia (31). Gli Stati Uniti sono al 14esimo posto. E l’Italia? Si trova al 48esimo posto, dopo l’ Uzbekistan e prima della Russia.

Ora, se l’Italia è al 48esimo posto, dove si collocherebbe la Sicilia presa singolarmente? Ricordiamo, ancora una volta, che le valutazioni si basano principalmente su Pil pro capite, uguaglianza sociale, fiducia nelle istituzioni e assenza di corruzione. Va da sé che la nostra regione, sulla base di questi elementi, finirebbe in fondo alla classifica. 

“Disoccupazione giovanile e corruzione sono i fattori che hanno inciso più degli altri sui risultati che riguardano l’Italia. Che potrebbe essere molto più felice di quanto non sia oggi” ha detto l’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, tra i curatori del rapporto.

Giudizio che vale almeno il doppio per la Sicilia che ha il record di disoccupazione, anche giovanile.

Va da sé che ogni classifica è sempre relativa perché tiene conto solo di pochi e specifici fattori. Ma in questo caso non possiamo certo contestare dati che sono assolutamente reali. La Sicilia, tenendo conto dei fattori elaborati nel report, è talmente infelice da essere sempre la prima regione per numero di emigrati. I Siciliani cercano la ‘felicità’ altrove, e la trovano lì dove è garantito un livello dignitoso di vita.

Ma di chi è la colpa?

In Sicilia non c’è democrazia: c’è una oligarchia che fiorisce sul bisogno di un intero popolo, che vive di ricatti occupazionali, di clientelismo. La politica, questa politica, non ha nessun interesse a fare stare bene i Siciliani perché questo significherebbe renderli liberi di scegliere degni rappresentanti delle istituzioni. Che non sarebbero loro. 

E’ un nodo gordiano che va reciso e non c’è più un solo giorno da perdere.

C’è un blocco clientelare di 800mila voti che tiene la Sicilia sott’acqua

Cari Siciliani, aiutateci a liberarvi dalla feccia dell’ascarismo: mandiamo a casa Crocetta e rivoluzioniamo l’Ars

 

 

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