Carne: il 70% degli allevamenti è nel Nord Italia, ma il 65-70% di questo prodotto si consuma al Sud

30 ottobre 2016

Dopo avere puntato i riflettori sul grano duro, sull’olio d’oliva extra vergine e sugli agrumi, iniziamo, oggi, un ‘viaggio’ nel mondo degli allevamenti. Per segnalare, subito, un’anomalia che si trascina da decenni: l’impostazione, totalmente sbagliata’, di questo settore. Con il connubio Governo nazionale-grandi gruppi industriali che ha di fatto stabilito che la produzione (cioè gli allevamenti) si deve concentrare nella Pianura Padana, mentre il Mezzogiorno deve restare solo un mercato di consumo

Da mesi teniamo accesi i nostri ‘riflettori’ sul grano e, in particolare, sul grano duro, che è uno dei simboli dell’agricoltura del Sud Italia.

Di articoli sul grano duro, su I Nuovi Vespri ne trovate tanti:

Per esempio, questo, che è stato molto letto:

E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

o questo:

“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”

più tanti altri che trovate consultando il sito.

Abbiamo parlato anche dell’olio d’oliva extra vergine, come potete leggere qui:

Sì del Parlamento Europeo alla truffa dell’olio d’oliva ‘extra vergine’ tunisino

o qui:

Olio ex vergine d’oliva: grazie al Parlamento di ‘nominati’ venderanno il prodotto vecchio di tre-quattro anni!

e via continuando con altri articoli.

Qualche giorno fa abbiamo parlato dei rischi che corre l’agrumicoltura siciliana:

Agrumi a rischio in Sicilia e nell’Europa mediterranea per un batterio che arriva dalla Cina

Oggi apriamo un nuovo capitolo: la carne che arriva sulle nostre tavole. Cominciando col dire che, se la pasta e il pane, possono essere un serio problema senza un controlli preventivi e successivi delle farine (e, in generale, di tutti i derivati del grano), anche con la carne non si scherza.

Diciamo subito che, anche per la carne che fa parte della nostra alimentazione esiste una questione meridionale. Come ora proveremo a illustrare – con i ‘numeri’ – anche per la carne, la politica non la fa il mondo dell’agricoltura, il Ministero delle Politiche agricole, le organizzazioni agricole e gli stessi agricoltori.

Le politiche agricole, in Italia – soprattutto nel settore della carne – le decidono le industrie. E sono scelte che, da decenni, favoriscono il Nord e penalizzano il Sud.

Iniziamo con un dato: da decenni il 70% della zootecnia da carne italiana si fa nella Pianura Padana. I leghisti si lamentano, “Roma ladrona di qua, Roma ladrona di là”. Ma è proprio Roma che ha decretato, con il gioco combinato di leggi e finanziamenti, una situazione irrazionale in questo settore.

Infatti, se il 70% degli animali da carne si alleva nella Pianura Padana (in questo senso la “Padania”, intesa come mega Regione leghista, esiste davvero, eccome se esiste!), va detto che il 65-70% dei consumi di carne (vitello, polli e maiale) si concentra nel Sud Italia. Dove – con riferimento a Campania e Sicilia – è molto diffuso anche il consumo di carne di coniglio.

In tanti decenni i cosiddetti Piani carne approntati, sulla carta, dai Governi nazionali non hanno mai messo in discussione questo irrazionale dualismo.

Per i tanti Governi nazionali – e per le industrie che gestiscono la macellazione e la commercializzazione della carne – il Sud è sempre stato visto non come un possibile luogo di produzione integrato nel proprio territorio, ma come un semplice mercato di consumo: una variabile keynesiana di sostegno al sistema di allevamento e di produzione di carne del Nord Italia.

Attenzione: non stiamo parlando degli anni dell’unità d’Italia: parliamo del presente.

Tutt’oggi assistiamo, sotto gli occhi ‘distratti’ dei Governi nazionali degli ultimi vent’anni (e forse più), a quanto di più irrazionale si possa concepire per il mercato della carne.

Allevamenti, come già accennato, concentrati in prevalenza nella Pianura Padana, con gravissimi problemi di inquinamento da nitrati (problemi che pagano gli ignari cittadini della ‘Padania’, tra malattie, costi sanitari in più per fronteggiare problemi ambientali e sanitari); il tutto per l’egoismo di chi gestisce in condizioni di quasi monopolio questo settore.

Questo sistema non danneggia solo la ‘Padania’, ma tutta l’Italia. Perché nel nostro Paese le merci – e quindi anche la carne – non viaggiano in modo ecologico e sostenibile: viaggiano sul gommato. Avete idea di quanto monossido di carbonio viene ogni giorno rilasciato nell’ambiente del nostro Paese per trasportare la carne dal Nord a Sud?

La Sicilia – per citare solo l’esempio di una Regione meridionale – potrebbe ospitare benissimo gli allevamenti animali. Bene o male, quando funzionava l’Associazione regionale allevatori (ai tempi del dottore Antonino Petix) qualche cosa, a fatica, si riusciva a fare. Ma da quando, di fatto, è stata smantellata l’Associazione regionale allevatori della Sicilia (il colpo di grazia, neanche a dirlo, è arrivato con il Governo regionale del ‘rivoluzionario’ Rosario Crocetta), la zootecnia della nostra Isola è affidata solo alla buona volontà degli allevatori, che debbono fare tutto da soli.

Ci sarà modo di affrontare i problemi della zootecnia siciliana. In questa fase ci preme segnalare alcuni aspetti generali. Abbiamo segnalato l’irrazionalità nella gestione di questa filiera da parte del Governo nazionale. Ma non possiamo certo ignorare le responsabilità delle Regioni meridionali, che hanno fatto poco o nulla per provare a invertire un’impostazione sbagliata di questo settore.

Dopo di che, come per il grano e per l’olio d’oliva extra vergine si apre un altro grande tema: la qualità. Che cosa mangiano gli animali? Che cosa arriva sulle nostre tavole?

A questo punto si aprono due grandi questioni: il ricorso ad allevamenti intensivi, che provocano grandi sofferenze agli animali e l’uso spregiudicato di antibiotici.

Ma questi sono temi che tratteremo nella seconda puntata del nostro ‘viaggio’.

Fine prima puntata/ continua

 

 

 

 

 

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti