La “favola” della delibera Cipe: Sud derubato e raggirato

12 agosto 2016

Mentre Crocetta ringrazia, il governatore pugliese ed economisti come Viesti e Monaco denunciano il furto di risorse: da 55 milioni si è passati a 13. E sarà il Governo nazionale a decidere se spenderli davvero o destinarli ad altre ‘emergenze’… 

Il Presidente della Regione Siciliana pro tempore, Rosario Crocetta, li ha pure ringraziati: il premier Matteo Renzi e i sottosegretari alla Presidenza del consiglio, Luca Lotti e Claudio De Vincenti. Un inchino che arriva all’indomani della delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che avrebbe stanziato 3 miliardi e 200 milioni per la Sicilia. Per tutto il Sud le risorse ammonterebbero a 13.4 miliardi di euro.

Il condizionale è d’obbligo per varie ragioni. Innanzitutto perché è prevista ancora un’altra sceneggiata: Governo e Regione Siciliana -così come la Puglia – devono, cioè, firmare un Patto che sancisca la destinazione delle risorse. E quando si parla di patti con lo Stato, le fregature per la Sicilia sono sempre dietro l’angolo e sempre con tanti ringraziamenti (vedi il recente accordo con Roma firmato da Crocetta che prevede ancora un’altra rinuncia ai contenziosi, oltre alla rinuncia ai diritti sulle entrate tributarie che spetterebbero ai siciliani).

La firma- possiamo esserne certi- arriverà con squilli di trombe, titoloni di giornali e flash di fotografi, magari in prossimità del referendum costituzionale.

Ancora: queste risorse non arriveranno mai nel bilancio della Regione. Come sottolineato pure in un articolo insolitamente critico del Sole24ore questi fondi hanno cassa nel bilancio statale“. Sarà, dunque, bontà loro spenderli effettivamente per la Sicilia e per il resto del Sud. E la storia, purtroppo, ci insegna che spessissimo i fondi destinati al Mezzogiorno sono stati dirottati altrove al comparire della prima emergenza.

Ma la parte più ‘bella’ deve ancora arrivare. Di che risorse stiamo parlando? Si tratta davvero di un cambio di rotta nelle politiche per il Mezzogiorno, o siamo dinnanzi alla solita propaganda? O peggio?

I Patti per il Sud sono finanziati con il il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc che fino a qualche anno fa si chiamava Fas) destinato proprio alle regioni economicamente più deboli. La dotazione del Fondo si è però notevolmente ristretta: da 55 a 38 miliardi. E gli altri 17? “Prelevati dal governo come a un bancomat per le più diverse esigenze dalla banda larga al piano per la ricerca ai beni culturali, per i quali il criterio di distribuzione geografica è stato capovolto: al Sud solo il 27%” fa notare l’economista Giancarlo Viesti. Di questi 38 miliardi, lo ripetiamo, ora ne sarebbero stati stanziati solo 13,4.

Non solo: “Il Fondo Sviluppo e Coesione – spiega Viesti- nasce come intervento aggiuntivo rispetto ai fondi ordinari, per questo è riservato in gran parte alle regioni più deboli. Negli Anni 90 Ciampi fece pubblicare una tabellina semplice ma fondamentale, che comprendeva per ogni regione i fondi ordinari e straordinari. Così si capiva se questi ultimi erano realmente aggiuntivi o sostituivano i primi. Di questa tabellina non c’è più traccia. Quindi il dubbio è legittimo: non è che Renzi mette nei patti per il Sud fondi ordinari, gli stessi della Lombardia a cui arrivano senza bisogno di firmare un patto con Maroni?».

In pratica, si finanzieranno con i fondi comunitari infrastrutture che nel Centro-Nord vengono finanziate con i fondi ordinari dello Stato.

Dunque, non solo si tratta di risorse cui il Mezzogiorno aveva diritto, ma che vanno a sostituire pure gli interventi ordinari e notevolmente decurtati.

Lo ha detto a chiare lettere anche Michele Emiliano, governatore della Puglia, che a differenza di Crocetta, non trova ragioni per ringraziare il Governo nazionale. Anzi in una missiva diretta a Palazzo Chigi ha parlato di patto “lesivo” per i diritti della Puglia: “Dai 54,8 miliardi, di cui l’80% destinati al Sud, stanziati inizialmente per il Fondo di coesione e sviluppo nella legge di stabilità, si sia passati “senza alcuna comunicazione ufficiale” alla disponibilità di 38,8 miliardi, di cui l’80% destinato al Sud, ovvero circa 31,4 miliardi. Dopo,- scrive Emiliano-  sempre “senza comunicazione ufficiale”, la quota destinata al Sud è passata da 31,4 miliardi a 13 miliardi, ovvero il 41% della dotazione”.

In buona sostanza il Sud è stato letteralmente privato dei fondi cui aveva diritto. Rapinato, derubato, raggirato. Nonostante i titoloni dei giornali dicano altro.

Non tutti i giornali, va da sé. Andrea  Del Monaco, esperto fondi strutturali europei, già consulente del governo Prodi, sul Manifesto, ha tagliato la testa al toro: “Il Fsc – scrive riferendosi al fondo già decurtato – ammonta a 38,7 miliardi. Secondo la Legge di Stabilità 2014, l’80% della dotazione del Fsc deve essere investito nel Mezzogiorno. Facciamo i conti della massaia. L’80% di 38,7 miliardi è pari a 30,9 miliardi: questa è la quota del Sud. Bene, il Masterplan per il Sud destina al meridione solo 13,4 miliardi di Fsc. 13,4 non 30,9 miliardi. Mancano 17,5 miliardi. Non è finita qui: l’allocazione di quei soldi è spalmata negli anni e quindi rinviata: 2,7 miliardi nel 2016, 3 miliardi nel 2017, 3,1 miliardi nel 2018, 29,7 miliardi per gli anni 2019 e seguenti. Insomma, poiché la spesa di 29,7 miliardi è rinviata a dopo il 2019, concretamente quei 38 miliardi sono una favola”.

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