Bloccare nei porti della nostra Isola i prodotti avvelenati e sostenere l’agricoltura siciliana

2 agosto 2016

Sembra che le nostre riflessioni sullo sfascio della politica siciliana non vadano a genio agli attuali governanti e, in particolare, ai maggiorenti del PD, che di questo sfascio sono i protagonisti. Ma noi continueremo nella nostra azione per far conoscere a tutti i Siciliani i danni che questi signori stanno provocando. A partire dal ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta. Prospettando anche soluzioni alternative. A partire dall’agricoltura. Perché non ha senso, ad esempio, far mangiare ai siciliani pane e pasta prodotti con grani che arrivano con vecchie petroliere avvelenati da sostanze tossiche penalizzando le nostre produzioni

Sembra che le nostre riflessioni sul disfacimento del quadro politico siciliano attuale abbia turbato non poco i maggiorenti del PD che di scendere dal loro piedistallo di autoreferenzialità non ne vogliono sapere e che, come partito, sono ormai giunti ad una condizione di sordità che ricorda l’ultimo PSI che fu svegliato dal suo sonno dal rumore che facevano le monetine scagliate contro Craxi, cadendo al suolo.

Le nostre documentate critiche sul ‘Patto scellerato’ Renzi Crocetta hanno innervosito i dirigenti di quel partito che, invece  di scendere tra i mortali e illustrare le loro posizioni (ma poi poveretti, che mai potrebbero dire?) si sono chiusi in difesa.

Noi invece porteremo a conoscenza dei siciliani la verità, quella verità taciuta da tutti i ‘grandi’ organi di stampa (un giorno sapremo perché) in tutte le piazze e in tutte le strade dell’Isola. Così i siciliani potranno sapere di che pasta sono fatti questi politici quando chiederanno i loro voti. Chi potrà mai credere che Rosario Crocetta, Davide Faraone e Antonello Cracolici lavorino per i nostri figli e ai nostri nipoti?

Prendiamo  Cracolici, il ‘compagno’ assessore regionale all’Agricoltura. Come un pugile suonato sembra intenzionato a confessare a tutti i siciliani che non ha saputo fare l’assessore delle politiche alimentari; che dopo un anno e più di gestione dell’agricoltura siciliana, questo settore è entrato in crisi; che un comparto portante della nostra economia è stato mandato a sbattere.

Questo blog ha provato a raccontare la crisi del grano siciliano.

Come potete leggere qui

e come potete leggere qui.

Per colpa di chi questo settore è entrato in crisi?

Facciamo un po’ di chiarezza, e consentitemi un tuffo nel mito e nella storia. Il mito ci tramanda che la dimora di Cerere, la dea delle messi, era la Sicilia. Infatti sua figlia Proserpina, quando fu rapita da Plutone, passeggiava in quel luogo dove adesso c’è il lago di Pergusa, il luogo cioè da dove Plutone risalì dagli Inferi per rapirla.

Nel mito dunque il binomio Sicilia-grano era quasi un attestato di identità.

Le ricchezze delle coltivazioni di cereali ne fecero in epoca romana l’horreum Italiae, il granaio d’Italia. La Sicilia nutriva Roma. Un minimo ritardo nell’arrivo delle triremi onerarie al porto di Ostia era causa di pericolose agitazioni della plebe.  Tutto l’assetto viario antico dell’Isola è stato creato in funzione della “deportatio ad aquam”, del grano dalle zone di produzione ai porti, e quel reticolo è ancora visibile nella sua struttura originaria.

E ora, dopo tanta politica cieca e insensata ci vengono a dire che il settore è in crisi, che la Sicilia è costretta ad importare grano. E come se il Sahara fosse costretto a importare sabbia. Ma siamo pazzi, o meglio, qualcuno è pazzo? Che si debba importare grano dal Canada o dall’Ucraina oltre che essere un insulto al mito e alla storia, lo è soprattutto alla nostra economia e ai nostri produttori che con assessori così non hanno nulla da spartire.

Ma non doveva essere chiaro il meccanismo? Non sapeva l’assessore che gli importatori sono come i pusher? Che la prima dose te la danno gratis, ma quando si diventa dipendenti si dovrà pagare il prezzo che imporranno? Che si sarebbe rischiato questo col grano? Non doveva essere chiaro che se l’importazione a prezzi bassi distrugge la produzione, i prezzi saranno imposti dagli importatori e inevitabilmente saliranno?

Che ha fatto l’assessore Cracolici per scongiurare questo disastro annunciato? E’ forse intervenuto per ampliare la produzione, per favorirla, per renderci prima autosufficienti come regione e poi grandi esportatori, per accelerare la meccanizzazione, la ricerca e l’innovazione? La risposta ve l’ha data lui stesso.

I Siciliani devono sapere che nessuna Unione Europea e nessun processo di globalizzazione può impedite ad una Sicilia ben governata di fare il suo dovere statutario e costituzionale di difendere e tutelare i nostri prodotti e la nostra salute. Nessuno ci può impedire di non importare un prodotto che non abbia esattamente gli stessi requisiti di qualità e di sicurezza dei nostri.

Non sappiamo che farcene di grano coltivato con diserbanti e pesticidi proibiti in Sicilia e trasportato da ex petroliere dove il prodotto si inquina e deteriora. Nessuno può impedire al nostro Governo regionale di bloccare le navi che trasportano prodotti alimentari extracomunitari per campionare il prodotto, disporne l’analisi e rispedirlo al mittente.

State sicuri che questi avventurieri non torneranno più o se torneranno non saranno competitivi. Perché questa è la sorte e il destino di questi prodotti se sappiamo fare il nostro dovere e ed esercitare i nostri diritti, senza cedere al canto delle sirene.

Purtroppo questa politica non ha né la forza, né l’autorevolezza, né la voglia di opporsi alle invasioni barbariche. Se non ci ribelliamo, in Sicilia assisteremo all’ulteriore spopolamento delle campagne e saremo costretti a nutrirci con prodotti tossici  e pericolosi.

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