Olio ex vergine d’oliva: grazie al Parlamento di ‘nominati’ venderanno il prodotto vecchio di tre-quattro anni!

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Dopo l’arrivo di 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino voluto dal Parlamento europeo, la Camera dei deputati ha approvato una legge che elimina l’obbligo della scadenza nelle bottiglie di olio d’oliva. Una manovra per favorire le multinazionali (e per ‘avvelenare’ i consumatori, se è vero che l’olio d’oliva extra vergine deve essere consumato entro i 12 mesi o, al massimo, entro 18 mesi). Cosa deve fare la Sicilia per difendersi da questo nuovo raggiro alimentare

Nel silenzio quasi generale il Governo Renzi e il Parlamento nazionale di ‘nominati’ hanno assestato un altro colpo durissimo alle tre Regioni del nostro Paese che producono oltre il 90% dell’olio d’oliva extra vergine – e cioè Puglia, Calabria e Sicilia – e, come ora proveremo a illustrare, anche ai consumatori italiani. La Camera dei deputati ha approvato una legge che elimina l’obbligo della scadenza nelle bottiglie di olio d’oliva. La data di scadenza verrà sostituita dalla formula: “da consumarsi entro…”.

Di fatto, siamo davanti a una legge truffaldina che ha come unico obiettivo quello di favorire le multinazionali. Su questo punto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, è stato chiarissimo:

“Le grandi multinazionali hanno già avuto dall’Unione Europea un regalo da 110 milioni di Euro grazie allo sconto di 1,24 Euro al chilo che è stato loro concesso con il nuovo contingente agevolato di 35 milioni di chili di olio d’oliva arrivati dalla Tunisia. A queste si vanno ad aggiungere le attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia, portando il totale degli arrivi ‘agevolati’ annuale oltre quota 90 mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dall’Africa”.

“Di fatto – aggiunge il presidente della Coldiretti – si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e fa invece venir meno un’importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che, con il tempo, l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Con l’invecchiamento l’olio d’oliva comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo”.

(qui potete leggere il testo de’intervista a Moncalvo e altro)

In media, un buon olio d’oliva extra vergine deve essere consumato entro dieci-dodici mesi. L’ideale è acquistarlo a Novembre e consumarlo entro l’anno successivo. PIn realtà, può essere conservato fino a diciotto mesi (anche se è una forzatura, perché ci sono varietà di olivo che producono olive con pochi polifenoli: e sono gli oli che si irrancidiscono presto). In ogni caso, dopo diciotto mesi l’olio d’oliva extra vergine non è più buono.

Invece i parlamentati nazionali governativi ‘nominati’ – che oltre a prendere ordini dalle segreterie dei partiti politici di appartenenza si mettono sull’attenti al cospetto di Bruxelles – hanno deciso, nel nome del celebre “Ce lo chiede l’Europa” di ‘Napolitania’ memoria – di ‘allungare il sugo’ a spese della salute dei consumatori (e per fare ingrassare ancora di più le multinazionali, come già accennato).

Insomma, grazie a questa legge – che ‘naturalmente’ recepisce la solita ‘intuizione’ dell’Unione Europea – l’olio d’oliva extra vergine che fino ad oggi viene bandito dalle nostre tavole perché ‘passato’ verrà venduto agli ignari consumatori italiani. Ricordiamo che, nel nostro Paese, l’olio d’oliva extra vergine, fino ad oggi, doveva essere consumato (e quindi venduto), come ricordato, entro 18 mesi. Con la nuova legge potrà essere venduto anche dopo quattro-cinque anni…

Guarda caso, questa ‘novità’ arriva pochi mesi dopo che il Parlamento europeo, con voto favorevole dei Popolari e del PSE, ha approvato l’arrivo, in Europa, di 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino. Accordo presentato come un ‘aiuto’ alla Tunisia, ma che, in realtà, aiuta le multinazionali che si sono insediate in questo Paese, controllando la produzione di olio d’oliva.

Di fatto, quello votato dal Parlamento europeo è stato un imbroglio: hanno presentato l’accordo sull’olio d’oliva tunisino come un aiuto agli agricoltori tunisini: invece è solo un volgare assist alle multinazionali.

Di più: come chi ‘mastica’ un po’ di agricoltura sa, in Puglia, in Calabria e in Sicilia, per combattere la ‘mosca dell’oliva’ e, in generale, per fronteggiare le malattie degli ulivi si cerca di ridurre al minimo i trattamenti chimici, ricorrendo alla lotta biologica integrata. Noi non sappiamo che pesticidi utilizzino in Tunisia: non può essere escluso che facciano ricorso a pesticidi che la farmacopea agricola italiana ha bandito già da decenni: come, ad esempio, i cloroderivati.

Prendiamo atto: con questa nuova, pessima legge votata dal Parlamento nazionale si consentirà agli industriali di imbottigliare olio d’oliva che arriverà da chissà dove, anche vecchio di tre-quattro anni.

Come tutti voi saprete, l’olio d’oliva extra vergine è quello più pregiato, perché contiene un tasso di acidità espresso in acido oleico inferiore all’1%. Poi viene l’olio vergine d’oliva, che ha un tasso di acidità leggermente più elevato.

Cari consumatori siciliani, non fatevi illusioni: questi ‘banditi’ delle multinazionali proveranno a vendervi come olio extra vergine un prodotto con due-tre anni di invecchiamento.

Da qui una domanda: che fare per non farsi ‘avvelenare’? Una prima risposta potrebbe essere la seguente: non acquistare più olio d’oliva extra vergine (e meno che mai olio d’oliva) imbottigliato da aziende del centro Nord Italia (che spesso sono stati fagocitati dalle multinazionali).

Il nostro è un consiglio per i siciliani. Calabresi e pugliesi sanno quello che debbono fare.

Ricordiamoci che questa legge votata dalla Camera dei deputati è stata fatta per distruggere l’olivicoltura del Sud Italia. Una legge che fa il paio con il tentativo di eliminare una parte degli oliveti storici della Puglia per fare posto a un metanodotto.

La risposta a questi ‘banditi’ deve essere mirata e modulata. In prima battuta i consumatori siciliani – a partire da adesso – non dovrebbero più acquistare dai banconi dei supermercati olio d’oliva extra vergine e, in generale, qualunque olio d’oliva imbottigliato fuori dalla Sicilia.

A partire dal prossimo Novembre – e questa potrebbe essere la seconda fase della strategia – i Siciliani dovrebbero tornare, in massa, ad acquistare l’olio d’oliva extra vergine a bocca di frantoio. La Sicilia è piena di uliveti. Ce ne sono in tutte le province dell’Isola. Basta informarsi sulla localizzazione degli oleifici e recarsi lì ad acquistare l’olio extra vergine di oliva tra Novembre e Dicembre.

In questa seconda fase i Siciliani dovrebbero ridurre al minino l’acquisto di olio d’oliva imbottigliato, anche se siciliano.

In una terza fase Puglia, Calabria e Sicilia potrebbero consorziarsi per attuare tale strategia contemporaneamente. Si otterrebbero tre risultati importanti.

Primo: si realizzerebbe, per l’olio d’oliva extra vergine, la filiera corta: i produttori collocherebbero il prodotto subito, senza problemi.

Secondo: il miglioramento della salute dei cittadini siciliani, che verrebbero esentati dal consumare olio d’oliva vecchio di tre-quattro anni (che con questa legge invaderà l’Europa).

Terzo: perdita, da parte delle multinazionali, del mercato siciliano.

Vi pare poco?

Certo, se poi anche in Sicilia ci sono soggetti che….

 

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Visualizza commenti

  • L'unione europea vuole aiutare la Tunisia
    dando via libera a importazioni di quantitativi
    maggiori di olio di oliva? Con difficoltà potrei
    anche capirlo. Quello che non capisco, e mi
    rifiuto di accettare, il fatto ché l'atto di generosità
    dell'unione europea, deve essere caricato solo
    sulle spalle delle regioni meridionali d'italia
    produttrici di olio. Generosi con il c...o di pochi, e
    già, noi stiamo cosi bene.... Secondo punto che mi
    preme sottolineare, le bottiglie di olio extravergine
    in vendita nei banconi dei supermercati in buona
    parte provengono da toscana e liguria, che non mi
    risulta che siano regioni con forte produzione di olio
    semmai quello che producono a stento può bastare
    per il loro consumo, da dove arriva tutto l'olio che
    imbottigliano ? Dove va a finire l'olio tunisino
    importato? Non è che i produttori di Puglia, Calabria e
    Sicilia, con un prodotto di eccellenza, devono rischiare
    di non vendere il loro olio a beneficio di altre regioni?
    Penalizzati due volte, oltre il danno la beffa?

  • Ma se buona parte dell'olio extra vergine d'oliva commercializzato non è altro che olio di nocciola turco esente di acidità arricchito con un pò di spirito d'olio x darle, giusto un pò di aroma et voilà l'olio è servito.
    a mio avviso l'unico modo x tutelare l'olio siciliano, calabrese e pugliese dare la garanzia al consumatore con il DNA espressa in etichetta non credo che le multinazionali attraverso le grosse aziende d'imbottigliamento del centro e nord italia possono etichettare in questo modo l'olio tunisino etc. etc.

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