IGP olio d’oliva siciliana: per favore basta con l’enfasi e le bugie!

30 aprile 2016

L’IGP, per definizione, non è una garanzia. E’ soltanto un marchio dietro il quale si può nascondere di tutto. Questi marchi tanto decantati in Europa possono, al massimo, tutelare i produttori. Ma non tutelano i consumatori. Perché l’IGP non elimina le sofisticazioni

Ormai la Sicilia è diventata la terra dei pataccari. Matteo Renzi e l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei – di fatto il commissario inviato dallo stesso Renzi in Sicilia – furoreggiano, depredando le risorse finanziarie regionali per poi millantare ‘Patti’ per Palermo e Catania. Il Governo nazionale non ha ancora erogato alla Regione 550 milioni già iscritti nel Bilancio regionale 2016, ma promette un altro miliardo di Euro ai sindaci Leoluca Orlando ed Enzo Bianco che stanno al gioco… In questo festival del chi la racconta più grossa si inserisce l’enfasi – totalmente fuori luogo – sull’IGP assegnato all’olio di oliva (si spera extra vergine) siciliano.

Da alcuni giorni leggiamo comunicati roboanti che magnificano questo benedetto IGP, sigla che sta per Indicazione Geografica Tipica, salutata dalla politica siciliana come la risoluzione di tutti i problemi.

“L’olio IGP può rafforzare il valore del brand Sicilia e renderci protagonisti nel mercato globale: sta a noi essere all’altezza di queste aspettative – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici -. Con il nuovo PSR stiamo premiando chi fa qualità e chi investe sull’innovazione: è una scelta strategica per il futuro”.

Il PSR sta per Piano di Sviluppo Rurale. Sono una parte dei fondi che l’Unione Europea destina all’Agricoltura. L’assessore Cracolici parla del PSR 2014-2020, ma nulla dice del PSR 2007-2013, ovvero di come sono stati spesi i 2,2 miliardi di Euro di questo Piano, né dei circa 3 miliardi di Euro di fondi FEASR, meglio noti come fondi ‘PAC o ‘AGEA’.

Di questi 5 miliardi di Euro non si sa tutto (in verità si sa poco). Meglio pensare al PSR che arriva fino al 2020, sul passato meglio non indagare…

Ma il tema, in questo caso, non sono i fondi europei, ma l’enfasi su questa sceneggiata dell’IGP.

“Siamo la terza regione italiana per produzione di olio – leggiamo sempre nel comunicato dell’assessore Cracolici – ma paradossalmente siamo molto più indietro per capacità di imbottigliamento e commercializzazione. L’IGP rappresenta un’opportunità unica per ridurre questo gap. Favorire l’imbottigliamento del nostro olio in Sicilia, attraverso un sistema di qualità garantito, ci permetterà di vincere una delle sfide principali per la nostra agricoltura: costruire il valore aggiunto al prodotto nella nostra stessa terra, senza farlo sfruttare ad altri”.

Belle parole. Ma garantito da chi? Dall’Istituto regionale del Vino e dell’Olio, come si legge nel comunicato dell’assessore Cracolici?

Sia chiaro: le certificazioni – soprattutto nell’attuale Unione Europea – sono aleatorie per definizione. Ma una Regione che affida la certificazione a un ente regionale vi sembra una cosa seria?

In teoria la certificazione dovrebbe essere garantita da un soggetto ‘terzo’ rigorosamente pubblico e autorevole. L’Istituto regionale del Vino e dell’Olio risponde a questi requisiti?

Ribadiamo: oggi i consumatori, in materia alimentare, non hanno alcuna certezza. Non c’è alcuna certezza nei prodotti agricoli freschi e non c’è alcuna certezza nei prodotti agricoli trasformati.

Forse l’unica vera novità degli ultimi anni sono i mercati contadini a chilometro zero (che poi a chilometro zero molto spesso non sono, perché per arrivare nelle città si spostano, molto spesso, dai centri della provincia).

Sull’olio d’oliva extra vergine – per tornare all’argomento di quest’articolo – succede di tutto. Ci sono Regioni italiane che producono percentuali irrisorie di olio d’oliva extra vergine ed ‘esportano’ il 30-40 per cento di extra vergine…

Quanto all’IGP – tanto per essere chiari – non mancano le truffe (come potete leggere qui).

Insomma, presentare l’IGP – come fanno l’assessore Cracolici e alcune ‘festose e festanti’ organizzazione agricole siciliane è semplicemente tragicomico.

In Europa sono state importate 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino (come potete leggere qui).Secondo voi perché sono state importate? Per aiutare la Tunisia?

Falso. Perché l’olio d’oliva prodotto in Tunisia, in buona parte, non è di proprietà degli agricoltori tunisini (come potete leggere qui).

Questi quantitativi di olio d’oliva tunisino finirà nel mercato europeo: e dubitiamo che verrà commercializzato come olio d’oliva tunisino…

E allora? E allora cerchiamo di raccontare meno bugie. L’IGP – soprattutto senza controlli seri – al massimo può tutelare i produttori. Ma non tutela i consumatori.

Il resto sono solo favole e bugie.

 

 

 

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti