Regione: e i 500 milioni del Governo Renzi? Dopo i ballottaggi. Forse…

16 giugno 2016

Come questo blog scrive da tempo, non è detto che Roma mantenga gli impegni assunti con la nostra Regione. Roma potrebbe non erogare i 500 milioni di Euro alla Sicilia. E’ bene che i sindaci, i precari, i forestali, le ex Province si preparino al peggio

Che fine hanno fatto i 500 milioni di Euro che lo scorso Febbraio – cioè cinque mesi fa – il Governo Renzi si era impegnato ad erogare alla Regione siciliana? Se ne parlerà dopo i ballottaggi di Domenica prossima. Forse. Eh già, perché il pericolo che la Sicilia non veda questi soldi c’è. Questo blog non ha mai creduto che Roma avrebbe onorato agli impegni assunti. Ma, almeno sulla carta, siamo stati smentiti da un accordo sull’applicazione dell’articolo 36 dello Statuto. Ma adesso le cose si mettono male. Si mettono male per il Governo Renzi, che potrebbe perdere le elezioni. E si mettono male per l’Italia, se è vero che, nonostante i sacrifici imposti ai propri cittadini, vede crescere il proprio debito pubblico.

Insomma, ciò che questo blog scrive dal Novembre dello scorso anno potrebbe verificarsi. Il Governo Renzi, che scippa ogni anno alla Sicilia 7 miliardi di Euro di imposte che, a norma dello Statuto della nostra Regione, dovrebbero restare nella nostra Isola, rischia veramente il default. Attenzione: un default controllato.

Della serie: cari siciliani, per quanto ci riguarda potete pure morire di fame, ma fatelo in modo compito, elegante, silenzioso. Evitate di scendere in piazza come in Francia, dove i lavoratori, in queste ore, si sono riversati nelle strade per protestare contro il Jobs Act che il Governo del ‘presunto’ socialista Hollande sta cercando di appioppargli.

Sapete cosa gridano i lavoratori francesi tra i tanti slogan? “Qui non siamo in Italia”.

Mentre tanti europei si fanno ancora distrarre dagli europei di calcio che un fato beffardo ha voluto organizzati proprio in Francia, milioni di francesi sono in piazza per protestare contro chi sta cercando di conculcargli i diritti lavorativi.

Diverso il caso dei Siciliani, che si fanno derubare 7 miliardi di Euro dal Governo romano senza battere ciglio. A  parte qualche manifestazione degli Indipendentisti, i Siciliani incassano i colpi del Governo Renzi e non fiatano. Qui siamo in Italia: e si vede!

Meno di un mese fa Governo Renzi e Regione siciliana hanno raggiunto un accordo sull’articolo 36 dello Statuto. Roma riconosce che alcune entrate – in particolare l’IRPEF – spettano alla nostra Regione. Meglio tardi che mai. Con lo Stato che si impegna ad erogare alla Regione un miliardo e 400 milioni di Euro quest’anno, la stessa cifra il prossimo anno e un miliardo e 800 milioni di Euro a regime, a partire dal 2018.

Ma, si sa, gli impegni Renzi, per sua abitudine mentale, li sottoscrive sull’acqua. Può rispettarli, ma può anche non rispettarli. E dire che il sottosegretario Davide Faraone, il ‘capo’ dei renziani siciliani, si è ‘venduto’ da due a tre volte questo impegno con i mezzi d’informazione siciliani. Ovviamente, a differenza dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che deve essersi un po’ affezionato alla nostra Isola e che ha ammesso che Roma scippa ogni alla Regione 7 miliardi di Euro (come potete leggere qui), Faraone non fa questi conti (non tutti hanno ‘dimestichezza’ con l’aritmetica politica…): il sottosegretario dice soltanto che lo Stato mantiene gli impegni con la Sicilia: per il 2016 ha già erogato 900 milioni e si accinge ad erogarne al 500.

In realtà, ha già restituito 900 milioni di Euro e dovrebbe restituire altri 500 milioni di Euro alla Regione. Ma va bene anche così, sottosegretario Faraone: lei non è tenuto a conoscere le sottrazioni finanziarie…

Ironia a parte, che cosa succederà se Renzi non erogherà i 500 milioni di Euro? Semplice: che la Regione, i Comuni e le ex Province,  che già sono in grandissima sofferenza, avranno problemi enormi.

Le ex Province – che oggi si chiamano Consorzi di Comuni e città metropolitane di Palermo, Catania e Messina – non potranno pagare più gli stipendi (sembra che buona parte dei 5 mila e 500 dipendenti delle ex Province siciliane, più mille precari non abbiano percepito lo stipendio di Maggio).

I Comuni – quasi tutti amministrati dal centrosinistra, PD in testa – non potranno fare altro che aumentare le imposte locali: ma con tutto ciò non riusciranno a fronteggiare i pagamenti. I pagamenti e non i servizi: perché alcuni dei servizi i Comuni siciliani, in ‘onore’ ai tagli del Governo Renzi, li hanno già eliminati. Non pagheranno i circa 24 mila precari e, in parte, dovranno pure effettuare altri tagli al personale.

E, soprattutto, dovranno ridurre le clientele dei debiti fuori bilancio e le scoperture di tesoreria, cioè l’indebitamento con le banche (la Corte dei Conti, a proposito di indebitamento con il sistema bancario da parte dei Comuni, comincia a chiedere chiarezza: a Catania ne sanno qualche cosa…).

Eh sì, i Siciliani si dovranno abituare all’idea di un fallimento controllato. Non osiamo pensare quello che succederà tra qualche mese. La gente finalmente comincerà a scendere in piazza? La CGIL, la CISL e la UIL della Sicilia, oltre a reggere il gioco al Governo Renzi, si ricorderanno che i sindacati dovrebbero difendere i lavoratori?

Noi non sappiamo quello che succederà. Ma sappiamo che il Governo Renzi, in questo passaggio storico del nostro Paese, è inviso alla maggioranza degl’italiani. Non lo sopporta più nessuno. Basti pensare alla sceneggiata degli 80 Euro: prima li ha erogati e ora li sta togliendo a oltre un milione e 400 mila italiani.

Se dovesse perdere i ballottaggi di Domenica prossima, beh, Renzi non dovrebbe avere molta voglia di mantenere gli impegni assunti con una Sicilia. Dove il PD governa, dal 2008, non con i propri voti, ma con i tradimenti e con i traditori, cioè con i voti di ‘pezzi’ del centrodestra che hanno cambiato casacca.

Che dire? Che i protagonisti della Regione, i sindaci siciliani (un bel battesimo del fuoco per i sindaci appena eletti e per quelli che verranno eletti Domenica prossima, no?), i precari, i forestali, le ex Province e via continuando possono iniziare a prepararsi al peggio…

 

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