Formazione: i nomi dei deputati dell’Ars che hanno votato sì all’abolizione della legge 24. E altro ancora…

10 giugno 2016

Piano piano cominciano a venire fuori tutte le notizie sul recente ‘blitz’ della commissione Lavoro dell’Ars, che ha approvato e spedito in commissione Bilancio e Finanze un disegno di legge che abolisce la legge regionale n. 24 del 1976 e che punta a foraggiare, con i fondi europei destinati alla Formazione, le spese delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei Consorzi di Comuni. Pubblichiamo i nomi dei parlamentari che hanno votato sì al provvedimento. Le polemiche sul sì di due deputati grillini. Gli interventi dell’avvocato Francesco Menallo, di Paolo Genco, di Antonio Spallino e di Giuseppe Messina

Non si placano le polemiche dopo il ‘blitz’ della quinta commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana (commissione Lavoro) che, all’unanimità, ha approvato il testo di riforma della Formazione professionale siciliana inviandolo alla commissione Bilancio e Finanze dello stesso Parlamento dell’Isola. Si tratta di un testo (che potete leggere qui) che, tra le altre cose, abroga la legge regionale n. 24 del 1976 e trasferisce la gestione dei corsi ai Liberi consorzi di Comuni e alle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina (come potete leggere qui).

Le cose che destano stupore, in questa storia, sono tante. A cominciare dal silenzio della politica che sta accompagnando il passaggio in commissione Bilancio di un disegno di legge così importante. Il silenzio dei partiti politici, di maggioranza e di opposizione. Su tale argomento, infatti, non abbiamo letto comunicati stampa. E dire che gli argomenti sono ‘pesanti’.

Come già accennato, si punta ad abrogare la legge n. 24 del 1976, ovvero la legge fondante della Formazione in Sicilia. Legge che, da alcuni anni, non viene applicata grazie a forzature di ordine amministrativo.

Sulla mancata applicazione della legge 24 del 1976 sono pendenti presso la magistratura amministrativa – forse da troppo tempo – una paio di class action. Con l’approvazione di questo disegno di legge da parte dell’Ars la politica siciliana punterebbe a far venire meno le ragioni del contendere.

Ciò significa che il provvedimento verrebbe approvato a tamburo battente, prima dalla commissione Bilancio e Finanze dell’Ars e poi dallo stesso Parlamento siciliano?

Intanto sulla rete circolano gli atti parlamentari che proverebbero che la quinta commissione dell’Ars avrebbe effettuato il ‘blitz’ – cioè l’approvazione del disegno di legge di riforma di questo settore e il contestuale invio del provvedimento alla commissione Bilancio e Finanze all’unanimità.

Un documento ufficiale inchioda alle proprie responsabilità i parlamentari dell’Ars.

Dal verbale della seduta viene fuori che il presidente della commissione Lavoro dell’Ars, Marcello Greco, ricorda a tutti i parlamentari che, nella seduta del 6 Aprile, era stato deciso di coordinare il testo del disegno di legge. Greco ricorda che gli articoli 25 e 26, che disciplinano l’Agenzia regionale e l’Albo regionale della Formazione professionale siciliana “sono stati coordinati con i deliberati della commissione del corso della discussione del disegno di legge”.

Questo passaggio è molto importante, perché il silenzio della politica su questo punto focale della riforma lascerebbe pensare una una grande spartizione consociativa: la politica siciliana dà il via libera all’abolizione della legge n. 24 del 1976 e all’arrivo di due nuovi commensali (“Aggiungi due posti a tavola”, ci ha detto ironicamente un ex esponente del Movimento 5 Stelle che rinfaccia ai suoi ex compagni di strada il silenzio di questa vicenda) e, in cambio, piazza i propri amici nell’Agenzia regionale e nell’Albo regionale della Formazione professionale!

Un altro passaggio fondamentale del verbale, che non può essere smentito, è il seguente:

“La commissione approva all’unanimità la proposte del presidente di trasmissione dell’articolato alla commissione Bilancio”.

Ciò significa che tutti i parlamentari che erano presenti alla riunione della commissione Lavoro dell’Ars – che hanno, di fatto, approvato una riforma senza ascoltare le ragioni delle parti sociali: ovvero i rappresentanti delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali – non possono scaricare la responsabilità sul solo presidente della commissione, Marcello Greco.

A ulteriore riprova di quanto stiamo raccontando ci son le firme dei parlamentari presenti nei verbali della seduta: cosa, questa, che inchioda i presenti alle proprie responsabilità politiche davanti agli oltre 8 mila dipendenti della Formazione professionale e, in generale, davanti ai siciliani.

Vediamo chi ha firmato i verbali della riunione della commissione Lavoro dell’Ars.

C’è la firma del presidente, il già citato onorevole Marcello Greco.

Non c’è la firma del vice presidente, onorevole Antonio Malafarina.

Non c’è la firma del secondo vice presidente, onorevole Giovanni Lo Sciuto.

C’è la firma del segretario della commissione, onorevole Antonella Milazzo.

C’è la firma dell’onorevole Francesco Cascio.

C’è la firma dell’onorevole Carmelo Currenti.

Non c’è la forma dell’onorevole Vincenzo Figuccia.

C’è la firma dell’onorevole Giovanni Greco.

C’è la firma dell’onorevole Margherita La Rocca Ruvolo.

Non c’è la firma di Mariella Maggio.

Non c’è la firma dell’onorevole Nello Musumeci.

C’è la firma dell’onorevole Filippo Panarello.

C’è la firma dell’onorevole Francesco Riggio.

C’è la firma dell’onorevole Sergio Tancredi.

C’è la firma dell’onorevole Valentina Zafarana.

C’è la firma dell’assessore alla Formazione professionale, Bruno Marziano.

C’è la firma di Mario La Rocca, capo di gabinetto dell’assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio.

Non c’è la firma del dirigente generale del dipartimento Infrastrutture, Fulvio Bellomo.

Non c’è la firma del dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, Gianni Silvia.

(C’è la firma anche del presidente del CAS, Rosario Faraci e c‘è la firma del direttore del CAS, Salvatore Perrone, ma entrambi, ovviamente, hanno apposto la loro firma al verbale dei lavori in relazione ad argomenti legati al CAS di cui si è discusso).

 

Sergio Tancredi, parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, ci fa notare che, pur essendo stato presente alla riunione della commissione Lavoro non è d’accordo con la riforma. E ci mostra il verbale della seduta del 6 Aprile dalla quale viene fuori il suo dissenso verso la riforma e il dissenso di Filippo Panarello (parlamentare del PD).

Tancredi ci fa inoltre notare che la sua collega, Valentina Zafarana, era assente perché partecipava ai lavori di un’altra commissione legislativa:

“E’ stata presente per poco tempo, poi è andata via. La sua firma è presente perché si firma prima”.

Il deputato Tancredi ci dice anche che il passaggio del disegno di legge in commissione Bilancio è Finanze “è un fatto tecnico e non politico”.

Per completezza d’informazione, va detto che, anche senza i due parlamentari del Movimento 5 Stelle, la commissione Lavoro avrebbe avuto i numeri per approvare la riforma della Formazione e spedirla in commissione Bilancio (8 deputati su 15).

Resta da capire il perché anche i grillini non hanno fatto sapere di essere ufficialmente di essere contrari a un disegno di legge e a un’insolita prassi parlamentare.

Tanti i commenti che abbiamo raccolto.

Cominciamo con Francesco Menallo, avvocato, tra i fondatori del Movimento 5 Stelle in Sicilia, tra i primi ad aver lasciato il Movimento.

“Hanno messo una pezza a colori per tappare il buco – ci dice Menallo a proposito della presenza, nei lavori della commissione Lavoro, dei due parlamentari grillini -. L’onorevole Zafarana ha firmato ed era assente? Peggio! Quanto alla giustificazione di Tancredi, ricordo che il passaggio di un disegno di legge dalla commissione legislativa di merito alla commissione Bilancio è Finanze è un fatto politico, non tecnico. La verità è che, con questa folle riforma, i quattordici parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars stanno tradendo l’impegno che hanno assunto con gli eletori in materia di Formazione professionale”.

“Il silenzio assordante dei sindacati confederali e delle altre organizzazioni sindacali – aggiunge Menallo – evidenza la natura trasversale dell’accordo che ha portato all’adozione, quasi per acclamazione, di questa presunta riforma senza nemmeno l’esame di un articolo da parte della stessa commissione. La storia di quarant’anni di Formazione professionale viene cancellata in due minuti, senza dibattito, senza confronto con le parti sociali, in assenza delle opposizioni di centrodestra”.

Paolo Genco, presidente di Forma Sicilia, si rivolge, in una lettera, al presidente della commissione, Marcello Greco, al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, al presidente della commissione Bilancio e Finanze, Vincenzo Vinciullo, al presidente della Regione, Rosario Crocetta, all’assessore alla Formazione, Bruno Marziano.

“Apprendiamo con vivo disappunto e disapprovazione, da un comunicato stampa pubblicato su Live Sicilia – scrive Genco – in cui ci si limitava a comunicare l’istituzione di una Agenzia regionale per il lavoro, senza parlare della caotica legge di riforma deliberata in sordina e senza i requisiti di trasparenza e di chiarezza, che qualunque organo legislativo parlamentare deve rispettare, nell’ambito del proprio funzionamento istituzionale. Al fine di poter sottoporre all’attenzione della commissione, da Lei presieduta, le motivazione del nostro disappunto sul metodo e la nostra disapprovazione sul contenuto caotico, contraddittorio e confusionario del Disegno di Legge, Le chiediamo gentilmente di essere urgentemente convocati. Distinti ossequi”.

Insomma Genco chiede al Parlamento sicilaino e, in particolare, al presidente della commissione Lavoro – il protagonista del ‘blitz – di essere ascoltato.

Duro il commento di Antonio Spallino, presidente di USLAL Formazione professionale:

“Il compagno rivoluzionario Presidente Crocetta ha raggiunto il suo scopo. Ad annunciarla per prima è stata l’ex assessore Scilabra. La sceneggiata è continuata con l’ex assessore Lo Bello e l’attuale assessore ex sindacalista della CGIL, Bruno Marziano, ha di fatto compiuto l’opera. Forse non tutti sanno che in V Commissione legislativa dell’Ars è stato approvato del ddl N° 814 che abroga la legge regionale 24/76. Si tratta di una vera e propria carognata perpetrata ai danni degli operatori. Sì, è proprio così. Una vera e propria vigliaccata tendente a colpire solamente chi da decenni a lavorato seriamente e con professionalità nel sistema formativo regionale e cioè i lavoratori”.

“Una vera è propria pugnalata alla schiena – insiste Spallino – che colpisce mortalmente la dignità degli ottomila lavoratori e affossa definitivamente le loro speranze per un sereno futuro. Grazie compagno rivoluzionario Presidente On.Le Crocetta. Grazie assessore alla Pubblica istruzione e Formazione professionale ex sindacalista della CGIL, On. Le Bruno Marziano. Ed ancora grazie a tutti quelli che hanno approvato il ddl 814″.

2Ma noi non ci rassegniamo – insiste Spallino -. Bocciamo senza appello l’impianto e la filosofia del ddl n° 814 perché non lo riteniamo idoneo a qualificare l’offerta formativa e a rilanciare il sistema nel suo complesso. Lo bocciamo senza appello perché non contiene nessun strumento di programmazione legato ai piani di sviluppo della Regione. Lo bocciamo senza appello perché non contiene indicazioni strategiche legate alla stretta connessione con il mercato del lavoro e il mondo delle imprese. Lo bocciamo principalmente perché azzera le garanzie occupazionali e retributive dei lavoratori. Nelle sedi opportune faremo valere le nostre opinioni”.

Sulla vicenda interviene anche Giuseppe Messina, responsabile dell’UGL Sicilia.

“Quello operato dalla commissione parlamentare Cultura e Lavoro dell’Ars, con l’approvazione del disegno di legge n.814 – dice Messina – è un colpo di mano che rischia di danneggiare irrimediabilmente la formazione professionale in Sicilia. Il testo esitato datato 23 settembre 2014 – aggiunge – è la proiezione di un aspro dibattito accesosi nei mesi successivi all’ingresso del governo Crocetta e che ha visto l’allora assessore regionale alla Formazione protettore, Nelli Scilabra, apporre il sigillo sul tentativo di abrogare la legge regionale 24/76, che ha ispirato, in quanto antesignana, la legge quadro nazionale del 1978”.

L’ UGL critica l’atteggiamento del Governo regionale che, a distanza di due anni, ha ripresentato il testo, inizialmente contrastato da tutti gli attori in gioco, senza ascoltare preliminarmente le Parti sociali.

“Si blocchi l’iter parlamentare del disegno di legge – sostiene Messina – e si torni in commissione di merito per aprire il confronto ai sindacati nel rispetto delle regole. Quello a cui abbiamo assistito -precisa – è un colpo di mano che condanniamo senza appelli”.

“Il testo nel merito è confusionario – dice il reggente nell’Isola dell’UGL – assegna ai Liberi Consorzi dei Comuni funzioni che difficilmente potranno essere esplicare. Non si capisce poi, in un momento di collasso finanziario della Regione, come si possa creare un’Agenzia della Formazione professionale con un Dirigente generale ed una pletora di consulenti del cerchio magico che finiranno per ingrossare la spesa. Un controsenso come tanti altri contenuti nel disegno di legge che andrebbe ritirato per evitare di collassare il settore irrimediabilmente”.
“La creazione poi di in Albo degli operatori del settore – sottolinea Messina – come si lega con l’avviso pubblico che, per superare le criticità evidenziate dal TAR Sicilia, ha sganciato il vincolo del preventivo utilizzo dei lavoratori dell’ Albo? Incongruenze su incongruenze”.

“C’è molto altro ancora nell’accozzaglia di norme buttate per perseguire finalità non chiare e che potrebbero provocare un vuoto nel settore della Formazione professionale – conclude il responsabile dell’UGL siciliana -. Il nostro giudizio sull’impianto normativo è negativo ed i parlamentari che l’hanno votato, in segretezza, si sono assunti una grande responsabilità nei confronti della Sicilia è dei Siciliani”.

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