Formazione 1/ Ars, blitz della V commissione: sì alla riforma che abroga la legge 24 del 1976

8 giugno 2016

Di fatto, con questa riforma, la politica siciliana ha trovato il modo per finanziare i Consorzi di Comuni, le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, gli ‘industriali’, le università, i Consorzi universitari e persino gli asili nido. Da quello che si capisce, gli unici che rimangono ai margini di questa ‘riforma’ sono i giovani siciliani, che per frequentare i corsi non verranno più pagati. Guarda caso, il blitz coincide con l’annunciata presentazione, da parte dell’assessorato alla Formazione professionale, del nuovo Avviso che dovrebbe sbloccare i corsi 2016 che, a Giugno, non sono ancora iniziati. I titolari di enti e società del settore e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali sono stati coinvolti?

Da mesi sono in tanti a chiedersi: chi finanzierà i Consorzi di Comuni e le tre allucinanti città metropolitane di Palermo, Catania e Messina? Si pensava che il Governo Renzi avrebbe restituito alla Regione una parte di soldi che ogni anno gli scippa (7 miliardi di Euro all’anno, secondo l’assessore all’Economia, Alessando Baccei, come potete leggere qui). Invece le cose non stanno così. Renzi si terrà i soldi che scippa ogni anno alla Sicilia. Mentre i Consorzi di Comuni e le tre città metropolitane – che hanno preso il posto delle nove Province – verranno finanziate con i fondi europei destinati alla formazione professionale. Non prima di aver abrogato la legge regionale n. 24 del 1976: con le cause che ci sono in corso, che puntano a far applicare tale legge – bloccata da atti amministrativi – i partiti che governano la Regione si mettono il ferro dietro la porta.

Credeteci: c’è di tutto e di più nel disegno di legge sulla riforma della Formazione professionale che è stato approvato alla chetichella dalla commissione Lavoro dell’Ars (V commissione) e inviato alla commissione Bilancio e Finanze per il passaggio di rito. Poi andrà in Aula per l’approvazione finale.

C’è, in primo luogo, come abbiamo accennato, una modalità surrettizia con la quale la politica siciliana conta di finanziare le tre città metropolitane istituite in Sicilia e i Consorzi di Comuni.

Non solo. C’è il coinvolgimento dei privati. E anche della scuola, segnatamente, degli istituti professionali. Una Regione ridotta senza soldi dal Governo Renzi, sempre con questo disegno di legge, punta a finanziare gli asili nido e, in parte, anche la spesa sociale per l’infanzia (altri soldi scippati alla Sicilia dal Governo Renzi che verranno sostituiti dai fondi europei).

Come potete leggere in altra parte del blog, dove riportiamo il testo integrale del disegno di legge (che potete leggere qui), si tratta della riforma messa a punto, due anni fa circa, dall’ex assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra. Un disegno di legge che il presidente della quinta commissione legislativa dell’Ars, Marcello Greco, ‘a sacco d’ossa’, come si usa dire dalle nostre parti, ha riesumato, messo in discussione e approvato in un battibaleno.

Ovviamente, ci sembra quasi impossibile che il presidente della quinta commissione legislativa, Marcello Greco, abbia fatto tutto da solo. Se c’è stato il sì della commissione, è evidente la politica siciliana – di maggioranza e di opposizione . era al corrente del blitz. Idem per l’assessore regionale alla Formazione professionale, Bruno Marziano.

In ballo ci sono svariate centinaia di milioni di Euro di fondi europei (in pratica, il Fondo Sociale Europeo relativo alla Programmazione 2014-2020) più i progetti nazionali. In democrazia, quando un Parlamento democratico discute un disegno di legge così importante, si ascoltano le parti sociali. La commissione legislativa di merito – in questo caso la già citata commissione Lavoro di Sala d’Ercole – ha convocato le parti sociali per coinvolgerle nel procedimento legislativo di tale legge?

Ci riferiamo alle cosiddette associazioni datoriali, cioè agli titolari degli enti formativi e delle società che operano in questo settore; e, naturalmente, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali.

L’avvocato Francesco Menallo, che da anni si occupa di Formazione professionale in Sicilia, ci fa sapere che le parti sociali non sarebbero state ascoltate:

“La procedura usata dalla quinta commissione Lavoro dell’Ars – ci dice Menallo – per deliberare formalmente, inviandolo alla commissione Bilancio e Finanze per il parere di competenza, il disegno di legge 814 sulla riforma della Formazione professionale in Sicilia, senza alcun confronto con i rappresentanti degli interessi diffusi della società, così come previsto dalla Costituzione italiana e dallo Statuto della Regione siciliana, è veramente preoccupante e rappresenta lo stato di degrado raggiunto dalla nostra Assemblea regionale siciliana”.

Insomma, per Menallo si sarebbe trattato di un blitz. A meno che, sotto banco, non erano tutti d’accordo. E’ quello che vedremo nelle prossime ore. Se i rappresentanti delle organizzazioni sindacali – di tutte le organizzazioni sindacali che operano in questo settore, quindi non soltanto CGIL, CISL e UIL – sono state fatte fuori ci dovrebbero essere reazioni polemiche. Vedremo.

Va segnalato che il blitz della commissione legislativa presieduta dall’onorevole Marcello Greco coincide – a nostro modesto modo di vedere in modo molto ‘gesuitico’ – con le notizie, diffuse dallo stesso Governo regionale, dell’imminente pubblicazione del nuovo Avviso. Anche in questo caso si parla di ‘riforma’ del settore: e non si capisce quale sia la ‘riforma’ della Formazione professionale siciliana: se è quella ‘strombazzata’ sui giornali, verosimilmente dai collaboratori dell’assessore Marziano, o se, invece, è quella contenuta nel disegno di legge che è quasi pronto per essere discusso e approvato da Sala d’Ercole.

Il disegno di legge è corposo. Chi è interessato ad approfondirlo può leggerlo, come già ricordato, in altra parte di questo blog. Noi qui sintetizziamo, al massimo, i punti che a noi sembrano i più importanti.

Un punto importante, l’abbiamo già sottolineato, è l’abrogazione della legge regionale n. 24 del 1976. Di fatto, dal 2011 ad oggi, ben due Governi regionali (quelli di Raffaele Lombardo e l’attuale di Rosario Crocetta) non hanno applicato questa legge con una serie di sotterfugi amministrativi.

In pratica, gli effetti di una legge sono stati, di fatto, bloccati da provvedimenti legislativi. Un simile modo di procedere è consentito dalla legge? A nostro modesto avviso, no. Di questo avviso sono anche molti protagonisti del mondo della Formazione che, attraverso i propri legali, hanno avviato due class action per chiedere l’applicazione della legge regionale n. 24 del 1976. Con il relativo pagamento dei danni prodotti negli anni in cui tale legge non è stata applicata.

Con molta probabilità, la politica siciliana deve aver ‘naschiato’ (leggere intuito) che al TAR Sicilia (sigla che sta per Tribunale Amministrativo Regionale) la situazione potrebbe finire male per la Regione. Da qui l’abrogazione della legge n. 24 del 1976, per porre fine alle ragioni del contendere.

Noi non siamo giuristi e non sappiamo se, con l’abrogazione della legge regionale n. 24 del 1976, verranno anche ‘abrogati’ i danni che la mancata applicazione di tale legge ha provocato al mondo della Formazione professionale. Di questo punto – che non ci sembra secondario – si occuperà, con molta probabilità, la Giurisdizione.

Un altro punto che a noi sembra importante, in questa riforma, è l’abrogazione del gettone in favore di chi frequenta i corsi di Formazione. Fino ad oggi i ragazzi che hanno frequentato i corsi di formazione sono stati pagati. Non sono grandi somme, ma sono soldi.

Il pagamento dei ragazzi è sancito dalla legge 24 del 1976 (che non a caso la politica siciliana di oggi vuole abrogare) approvata dai tempi di Piersanti Mattarella. La ragione c’è: i ragazzi seguono un corso formativo che li prepara a entrare nel mondo del lavoro: il gettone non è altro che una preparazione e un incentivo.

Ma adesso, come già detto, i fondi europei della Formazione non servono per formare i giovani: servono per finanziare le imprese private, le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i Consorzi di Comuni. E anche altre attività, dall’infanzia all’apprendistato (e quindi le imprese artigiane), fino agli istituti superiori e alle università.

Delle due l’una: o si fa Formazione professionale e quindi si struttura questo settore in favore dei giovani che debbono entrare nel mondo del lavoro; o si pagano le spese delle città metropolitane e dei Consorzi di Comuni, si fanno ‘ingrassare’ alcune associazioni imprenditoriali, si finanziano gli asili nido, gli istituti professionali e le università.

Vediamo, adesso, per grandi linee, alcuni passaggi del disegno di legge.

Vi risparmiamo la ‘sviolinata’ sui giovani che dovranno essere formati e ‘menate’ varie.

In onore al Renzi e al Jobs Act, nella legge si introduce la parola “flessibilità”: chissà che cosa vogliono combinare.

Abbiamo già accennato al rapporto con università e centro di ricerca per l’alta formazione (già immaginiamo i fondi europei per la Formazione nelle mani dei ‘baroni’ universitari della Sicilia: ci sarà da ridere…).

nel disegno di legge si racconta che la Regione terrà il bastone del comando, coordinando i corsi formativi proposti da città metropolitane e Consorzi di Comuni.

Abbiamo già accennato che, con i fondi della Formazione professionale, ci si occuperà dell’infanzia. Che nesso ci sia tra la formazione, che dovrebbe preparare i giovani al mondo del lavoro, e i bimbi e le bimbe di due anni noi non riusciamo a capirlo: ma i deputati regionali che hanno approvato tale testo ne sanno più di noi…

E’ evidente che, con i fondi europei della Formazione professionale, la politica di ‘ascari’ che oggi governa la Regione conta finanziare un settore i cui fondi – parliamo di spesa sociale – sono stati ‘spolpati’, tanto per cambiare, dal Governo Renzi.

La Formazione che viene fuori da questo disegno di legge prevede di occuparsi sia dei cosiddetti NEET (giovani che non studiano e non lavorano, sia dei giovani extracomunitari). Iniziativa in entrambi i casi lodevole.

Il dubbio è che con i fondi europei che dovrebbero servire per la Formazione si possa verificare quello che si verifica oggi con i centri di accoglienza per i migranti.  Oggi, com’è noto, con la scusa di ‘assistere’ i migranti, i titolari di questi centri di accoglienza incassano dallo Stato 35 Euro al giorno per ogni migrante, corrispondendo ad ogni migrante appena 2 Euro al giorno, guadagnando una barca di soldi.

Il dubbio è che, con la scusa di organizzare corsi per i migranti, i titolari di questi centri entrino a pieno titolo in questo settore. Così, oltre ad essere foraggiati dal Ministero degli Interni potrebbero essere foraggiati anche nel nome della Formazione professionale…

Interessante un passaggio dell’articolo 14 del disegno di legge, dove si riconoscono “contributi per favorire il rientro di lavoratori siciliani altamente qualificati residenti all’estero da almeno 3 anni in posizione di occupato presso organismi di ricerca e/o formazione”.

Potrebbe essere un fatto positivo; ma potrebbe essere un aiuto alle imprese che operano in Sicilia, che non è detto che debbano essere siciliane.

Il provvedimento prevede il coinvolgimento dei soldi: e questo è giusto. Ma perché non coinvolgere anche i non vedenti?

Il disegno di legge non dimentica i voucher formativi destinati agli “agli utenti che ne facciano direttamente richiesta in risposta a specifici avvisi pubblici. I voucher sono spendibili presso organismi accreditati i cui progetti siano inseriti nel Catalogo di cui all’articolo 27 a seguito di apposito avviso pubblico”.

Chi si candiderà a gestire corsi di Formazione professionale in Sicilia dovrà accreditarsi con la Regione: sotto questo profilo non cambia nulla.

All’articolo 24, comma 3, si arriva alla ‘novità’ che abbiamo già accennato:

“Per la partecipazione da parte degli utenti ai percorsi formativi di cui alla presente legge non è prevista alcuna indennità. È possibile prevedere un rimborso spese di viaggio secondo le modalità previste dai singoli avvisi, anche per la sola partecipazione a stage aziendali”.

Insomma, niente soldi per i corsisti.

All’articolo 25 arriva l’Albo regionale del personale della Formazione:

“È istituito, presso l’Agenzia regionale per la formazione, l’Albo regionale del personale della formazione, distinto in sezione erogazione e sezione amministrativa. Ciascuna sezione è articolata in aree disciplinari e per mansioni. L’Albo è suddiviso per circoscrizioni territoriali coincidenti con gli attuali Centri per l’impiego, operanti nella Regione siciliana”.

Nell’articolo successivo, il 26, c’è l’Agenzia regionale per la formazione:

“È istituita l’Agenzia regionale per la formazione la quale ha sede a Palermo ed è posta sotto la vigilanza e il controllo dell’Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale. Con decreto dell’Assessore regionale per l’Istruzione e della Formazione professionale possono essere istituite sedi secondarie in altre città della Regione in base alle esigenze. L’Agenzia è dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, di autonomia amministrativa, contabile e gestionale”.

L’articolo 35 è importante:

“Al fine di accrescere la capacità di programmazione e di gestione la Regione promuove e favorisce l’aggiornamento del personale regionale e degli enti locali attraverso specifici interventi anche con risorse nazionali e comunitarie”.

Con molta probabilità, questo potrebbe essere un mezzo che la politica siciliana potrebbe utilizzare per pagare, con i soldi della Formazione professionale, il personale – compreso quello precario – che oggi è presente nella pubblica amministrazione siciliana a tutti i livelli.

Invece di utilizzare i fondi della Formazione per i giovani, si utilizzeranno per soggetti che hanno come unico scopo quello di portare voti alla vecchia politica.  

P.S.

Il disegno di legge è molto confuso e, se approvato, potrebbe sortire il blocco della gestione della formazione professionale in Sicilia. L’Agenzia regionale della formazione, ingloberebbe competenze sia dell’assessorato alla Formazione che dell’assessorato Lavoro, con ruoli addirittura sul collocamento che competono allo Stato.

L’Agenzia sembra un organo creato per sistemare alcune persone e dare un ruolo a un ente inutile quale il CIAPI, più che per svolgere una vera funzione gestionale e direttiva, permanendo fra l’altro la funzione di direttore regionale della formazione professionale.

Le competenze previste per l’Agenzia potrebbero invece essere svolte dalla direzione della Formazione regionale, cosi come avviene nelle altre Regioni, prevedendo un collegamento più adeguato con il quadro organizzativo nazionale, seguendo le scelte operate dal nuovo assessore  con l’ultimo decreto sulle qualifiche professionali .

L’abolizione della legge regionale n. 24 del 1976 e susseguenti modifiche e integrazioni, creerebbe invece un vero vuoto legislativo in Sicilia, in quanto la legge 24 è una legge aperta, nello spirito della legge quadro nazionale 845 sulla formazione professionale. La sua abolizione toglierebbe fra l’altro ogni diritto quesito a tutto il personale in atto facente parte dell’Albo regionale.

Il nuovo Albo avrebbe infatti una mera competenza solo in entrata e non certo in uscita, aspetto che rappresenta invece la parte più qualificata della maltrattata legge 24 che, con le varie modifiche e integrazioni, è stata adeguata automaticamente a tutte le direttive e innovazioni venute sia da parte dello Atato, che dall’Europa.

Un’altra parte delittuosa della legge che sta a indicare il momento storico in cui è stata messa a punto, sotto l’influenza del potere industriale siciliano, riguarda la possibilità di poter fare business con la formazione professionale.

Il disegno di legge dà la possibilità alle aziende profit di poter fare formazione professionale con fondi pubblici, andando contro a principi europei e nazionale, principi confermati ultimamente sia dal Consiglio di Giustizia Amministrativa, sia dalla Corte dei Conti.

In barba all’interesse pubblico – e a una Formazione professionale che ai tempi di Piersanti Mattarella si volle incentrata su soggetti non profit – d’ora in poi sarà possibile fare business nel settore della formazione con il bene placito dell’Assemblea regionale siciliana.

La competenza ai Consorzi dei Comuni per la presentazione dei piani formativi rappresenta un altro aspetto che sta a indicare ogni mancanza di visione reale del contesto siciliano. L’avere delegato la presentazione dei piani formativi a Consorzi di Comuni e alle città metropolitane – organi privi di qualunque competenza nel settore del lavoro, meri gestori di formali competenze di ordinamento amministrative nel loro territorio – rappresenta uno degli aspetti più allucinanti presenti nel disegno di legge.

Sia a livello nazionale, sia a livello europeo i piani formativi vengono elaborati e proposti a livello regionale, prevedendo proposte e iniziative promosse in realtà presenti, anche in consorzi locali diversi.

In Italia quelle poche Regioni – una o due – che nel passato avevano provincializzato la formazione professionale, si sono viste costrette a ritornare sui propri passi e a riportare le competenze a livello regionale. Questo è avvenuto su indicazione nazionale ed europea, alla luce del mancato funzionamento del sistema provincializzato adottato.

L’intero disegno di legge appare datato nel tempo e costruito, su precisi interessi provenienti dai poteri forti siciliani. Ma anche da alcuni deputati abituati, per fini clientelari, a promettere la luna nel pozzo ad alcuni disperati che chiedono alla Regione non la riforma della Formazione professionale, ma l’assunzione per chiamata diretta presso il CIAPIU, che diventa l’anima e il punto forte della fantomatica Agenzia per la Formazione professionale che si vuole creare.

Così com’è stato strutturato, il disegno di legge potrebbe essere impugnato anche dallo Stato su più punti e, in particolare, là dove si prevede l’autorizzazione per le assunzioni da parte dell’Agenzia della formazione, dimenticando che il collocamento è di competenza dello Stato, che con le proprie leggi lo ha liberalizzato.

La Regione siciliana non può’ creare nuove categorie di privilegiati-disperati, presi in giro dalla politica clientelare dei politici regionali, perché non ne ha la competenza.

P.S. 2

A nostro modesto parere, il nuovo Avviso che il dipartimento regionale della Formazione tra qualche ora, o tra qualche giorno, darà in ‘pasto’ all’opinione pubblica – che dovrebbe essere il numero 8 – sarà un’altra presa in giro. Così come una presa in giro è la promessa dell’assunzione degli ex sportellisti presso i centri per l’impiego. 

Si dice che 2 mila e 500 dipendenti del settore della Formazione verranno sistemati non abbiamo capito come: se con la pensione o con altro. 

Si dice che ne rimarrebbero 4 mila che dovrebbero tornare a prendere servizio. 

Noi, invece, pensiamo che il centrosinistra che oggi governa la Sicilia non sa che farsene degli oltre 8 mila dipendenti della Formazione professionale. Il centrosinistra, che governa la Regione dal 2008, ha martoriato queste persone. E sa che nessuno di loro voterà per il PD alle prossime elezioni politiche nazionale e alle prossime elezioni regionali. 

Morale: li stanno ancora una volta prendendo in giro. 

 

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