Famiglie e imprese della Sicilia non possono affondare per pagare i precari!

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A meno che gli stessi Siciliani non decidano, con un referendum, di pagare questo personale con nuove tasse locali. E’ bene chiarire che lo Stato non pagherà lo stipendi a questi precari. E che la Regione siciliana è praticamente fallita. E questo lo sa anche il professore Massimo Costa. Ciò significa – cosa che in parte avviene nel silenzio generale da due anni – che a pagare questo personale non potranno che essere le famiglie e le imprese della Sicilia. A questo punto, lo ribadiamo, si celebri un referendum. Anche per evitare che i Siciliani decidano di non pagare più le tasse locali

Abbiamo letto con molta attenzione l’articolo scritto dal professore Massimo Costa sui precari della Sicilia (che potete leggere qui). E diciamo subito una cosa: non siamo d’accordo con lui. Non ci convince la tesi del questi sì e questi no; e, soprattutto, non possiamo fare a meno di notare che non si possono indicare soluzioni sui precari della Sicilia senza specificare chi dovrà pagarli.

Se abbiamo ben capito, il ragionamento del leader di Siciliani Liberi è il seguente: i precari assunti da meno di dieci anni non hanno dove andare: per loro non c’è possibilità di stabilizzazione: al massimo, si potrà pensare “a forme di sostegno al reddito, di assistenza, per un numero di anni necessario a reinserirsi in un’attività lavorativa, ma nulla di più”. Gli altri precari, invece, ce li dobbiamo tenere. Dopo di che il professore Costa indica cosa bisognerebbe fare per continuare a fare lavorare questo personale.

In questo schema illustrato dal professore Costa ci sono almeno due cose che sono poco convincenti.

La prima cosa che suona – almeno a noi – incomprensibile è il perché il precari ‘anziani’ (cioè quelli con oltre dieci anni di anzianità di precariato sulle spalle) avrebbero ‘maturato’ il diritto alla stabilizzazione, mentre quelli con meno di dieci anni dovrebbero restare precari a vita ( a meno che, ovviamente, non trovino un’altra occupazione stabile).

Tutti sappiamo che si tratta, in entrambi i casi, di gente che non ha mai sostenuto un concorso pubblico e che è entrata nella pubblica amministrazione siciliana in barba all’articolo 97 della Costituzione.

Bene. Poiché lo stesso leader di Siciliani Liberi ammette che si è trattato di uno scambio – il posto in cambio di voti – non riusciamo a comprendere perché chi ha oltre dieci anni di precariato dovrebbe essere favorito rispetto a chi ha meno di dieci anni di pubblica amministrazione da precario.

La seconda cosa che non ci convince è l’assenza, nel ragionamento del professore Costa, anche di un benché minimo accenno alla sostenibilità economica di questi precari.

Eppure se c’è una persona che se meglio degli altri che la Regione siciliana è già fallita è proprio il professore Costa (come potete leggere qui).

Alla luce del fallimento della Regione siciliana, che è nei fatti (anche se da Roma, come ha assicurato più volte il Governo regionale di Rosario Crocetta, dovessero arrivare i 500 milioni di Euro da Roma, la Regione non potrà comunque arrivare a fine anno con un miliardo e mezzo di Euro di tagli rispetto al 2015), chi dovrebbe pagare e come questo personale?

Proviamo a ragionale solo sui 24 mila precari dei Comuni siciliani (tenendo conto che ce ne sono altri 80 mila circa sparsi tra uffici della Regione, ex Province e altri uffici pubblici vari, non considerando i 24 mila operai della Forestale).

Ebbene, i Comuni siciliani sono alla canna del gas. Lo Stato – ci riferiamo al Governo Renzi – ha drasticamente tagliato i trasferimenti ai Comuni. In Sicilia non si applica nemmeno la legge sul federalismo fiscale: ciò significa che questi enti locali non intercettano nemmeno i fondi per la perequazione fiscale e infrastrutturale.

Lo stesso discorso vale per i fondi della Regione in favore dei Comuni. Il Fondo regionale per le Autonomia locali, che fino a qualche anno fa ammontava a circa 900 milioni di Euro all’anno, è stato più che dimezzato. E i pochi fondi rimasti, alla luce del fallimento sostanziale della Regione (massacrata, a propria volta, dal Governo Renzi, che l’ha ridotta alla fame), vengono erogati con ritardo. Basti pensare che i Comuni, oggi, aspettano ancora una quota dei fondi del 2015 (dei fondi 2016 – e siamo quasi a Giugno, ancora non se ne parla!).

In questo scenario la domanda, oggi, è:

come sono stati pagati i precari dei Comuni siciliani negli ultimi due anni?

Risposta. In parte con i fondi regionali arrivati in ritardo, in parte con le scoperture di tesoreria disposte dai Comuni e in parte aumentando la pressione fiscale locale.

Di fatto, a parte i fondi che la Regione è riuscita ad erogare ai Comuni (c’è un fondo regionale apposito per i precari dei Comuni che, in ogni caso, da qualche anno, non copre tutto il fabbisogno), gli stipendi dei precari dei Comuni sono stati pagati dagli altri ignari cittadini con un aumento delle tasse comunali (soldi che sono stati utilizzati dagli stessi Comuni per pagare le scoperture di tesoreria).

In prospettiva, la situazione della Regione siciliana e dei Comuni siciliani non migliorerà: semmai peggiorerà. Proprio in queste ore l’Unione Europea ha fatto sapere che l’Italia, per evitare un aumento dell’IVA al 25%, dovrà sborsare a Bruxelles 8 miliardi di Euro entro il 31 Dicembre di quest’anno. Figuriamoci se il Governo Renzi erogherà alla Regione siciliana e ai Comuni della nostra Isola i soldi per pagare i precari!

Ciò significa che buona parte dei 24 mila precari dei Comuni dovranno essere pagati togliendo i soldi dalle tasche agli altri cittadini siciliani, con un aumento ulteriore della pressione fiscale locale.

Diciamo una parte e non tutti non perché siamo convinti che la Regione troverà i soldi da erogare ai Comuni siciliani, ma perché siamo certi che se i fondi del Patto per il Sud si materializzeranno, ebbene, una parte di questi fondi, in Sicilia, verranno utilizzati per pagare i precari.

I fondi del Patto per il Sud sono soldi delle Regioni del Sud non ancora utilizzati. Il Governo Renzi se n’è appropriato facendoli passare per interventi del “Governo nazionale”, grazie anche a una campagna di disinformazione.

Questi soldi dovrebbero servire per gli investimenti in infrastrutture. Ma potrebbero finire nel grande buco nero del precariato siciliano.

Il condizionale è d’obbligo. E sapete perché? Perché – come già ricordato – dovendo pagare 8 miliardi di Euro all’Unione Europea, il Governo Renzi non esiterà a rastrellare se non tutti, almeno una parte di questi fondi destinati al Sud.

Insomma, dovranno essere le famiglie e le imprese siciliane a pagare gli stipendi ai 24 mila precari dei Comuni e agli altri circa 80 mila precari.

Detto questo, il professore Costa non ce ne vorrà, ma prima di caricare sulle famiglie e sulle imprese della Sicilia questo enorme onere finanziario – siamo ben oltre il miliardo di Euro all’anno, se consideriamo tutto il precariato siciliano e non solo i 24 mila precari dei Comuni – non sarebbe opportuno sapere, democraticamente, cosa ne pensano i Siciliani?

Noi pensiamo a un referendum: visto che dovrebbero essere i Siciliani a pagare gli stipendi ai precari, perché non lasciare decidere loro?

Direte: se i Siciliani si rifiuteranno di sborsare questi soldi che si farà?

Risposta: si cercherà una soluzione diversa.

Perché se è vero – come giustamente dice il professore Costa – che non si può fare “macelleria sociale” con migliaia di precari che prestano servizio da anni nella pubblica amministrazione siciliana, è altrettanto vero che non si possono caricare le famiglie e le imprese della Sicilia – già massacrate dalle tasse e dalle imposte nazionali e locali – di altri oneri impropri.

Ci rendiamo conto che questi 100 mila precari e oltre sono un ‘pezzo’ importante degli 800 mila voti che tengono in piedi la vecchia politica siciliana. E, detto sinceramente, di questo aspetto non ce ne può fregare di meno.

Se con un referendum i Siciliani dovessero decidere di non pagare più con i propri soldi il precariato, beh, la politica siciliana – parlamentari e sindaci in testa – se ne dovranno fare una ragione.

Anche perché, ormai sufficientemente informati, i Siciliani, a un certo punto, potrebbero decidere di non pagare più, in masse, tasse e imposte locali.

Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di avviare una trattativa con l’Unione Europea.

In ogni caso, lo ribadiamo, la parola dovrebbe andare ai Siciliani con un referendum.

 

 

Visualizza commenti

  • Articolo al quanto demenziale, spiego subito il motivo..... tutto aveva un senso se questo bell'articolo veniva fatto 23anni fa e cioè alla nascita del precariato fatto solo per scambio di voti, ma all'epoca tutto taceva o nessuno aveva il coraggio, spiego l'inutilità indulgenza all'odio del suddetto articolo nei confronti di una classe lavorativa, in quanto i suddetti precari ormai hanno rimpiazzato quasi in toto tutte le piante organiche sia a livello regionale ma sopratutto nei comuni, mediamente si contano circa il 75% di precari ed il restante 15% in procinto di quiescenza in quanto da circa 20anni non si è fatto più un concorso pubblico (e non per colpa dei precari ma per leggi nazionali) in alcuni comuni si è passati dai 635 impiegati degli anni 90 ai tuttora 280 compresi i precari quindi la spesa non cambia anzi hanno pure un risparmio in quanto le ore lavorative sono circa 28/30 max settimanali senza alcun versamento contributivo ne da parte degli enti ne dai comuni facendoli passare per LSU (Lavoratori Socialmente Utili) ma alla fine svolgono le funzioni di un impiegato normale ed addirittura in alcuni casi anche compiti dirigenziali. Sottolineo che per legge la mansione viene acquisita dopo 36 mesi di lavoro continuativo, suggerisco di leggere alcune sentenze del TAR. grazie

  • Scusi, ma che motivo c'è di offendere? In democrazia ognuno esprime il proprio parere. Demenziale, se non le dispiace, è un aggettivo che rimando al mittente. I precari sono entrati nella pubblica amministrazione siciliana aggirando la Costituzione. Su questo non ci piove. Se poi lei ha un'idea 'altra' della legalità, beh, questi sono problemi suoi.
    Nell'articolo si affronta soprattutto il problema finanziario di questi precari, i cui costi non sono più sostenibili. Né si può pensare di fare pagare gli stipendi a queste 100 mila persone - lo ribadisco - alle famiglie e alle imprese siciliane con nuove tasse.
    Il problema è tutto lì.
    Giulio Ambrosetti

  • Pienamente d'accordo con Giulio Ambrosetti. E' il solito balletto ante elezioni, non ti posso confermare il posto di lavoro, però se vengo eletto e/o rieletto, vedrai che sistemo le cose. La nausea!

  • DEMENZIALE è il termine giusto per indicare un soggetto che non ha studiato (quindi non ragiona) la problematica a fondo. risponda invece alle domanda:

    invece di citare la costituzione sui pubblici concorsi, quante leggi in epoca passate la regione Siciliana ha fatto per immettere in ruolo tanta ( il 99%) gente che ha svolto per un periodo un lavoro a tempo determinato ( ultimo esempio i geometri assunti ex sanatoria). La verità e che questi ultimi - speriamo - precari da 26 anni - non sono riusciti a farsi assumere definitivamente perchè " imbambolati " - soggiogati da un sistema politico - oltre che marcio - incapace di trovare una soluzione definitiva al sistema del precariato e chiudere una vicenda iscresciosa della storia siciliana. Questi nostri onorevoli non hanno gli attributi per ricercare una soluzione possibile al dramma (qualora licenziati) di questi ormai vecchi (quasi in pensione) lavoratori precari. Almeno dobbiamo avere la capacità di fare silenzio quando non si conosce dove la lingua o la penna va a colpire.

  • ho seguito un po' tutti gli articoli (Busalacchi,Costa,Ambrosetti) e commenti vari.
    Stante il fatto che il posto pubblico spetta a chi ha vinto il concorso, il problema nasce che tutti volevano "u postu" nel pubblico impiego per la sicurezza di una busta paga, e ci si abbassava sapendo bene di non aver le dovute garanzie.
    Diciamolo francamente, la coperta finanziaria è diventata troppo corta, e skummoggia parecchie cose.
    Oggi facevo una riflessione, quanti dei parlamentari siciliani che ci rappresentano hanno avuto un'attività imprenditoriale che hanno dato lavoro, oppure hanno svolto attività lavorativa come dipendente privato o pubblico? Ben pochi.
    Già assistimati di famiglia, o piazzati a rappresentare certi interessi. Cosa gliene frega di una regione se a loro è assicurato dello stipendio parlamentare, schiacciare il bottone "raccomandato" e la pacchia per 5 anni a venire.
    Non vorranno risolvere mai niente, perchè è gente che non si è mai preoccupato di come arrivano i soldi. Per loro se il governo romano assicura il loro stipendio, per tutto il resto si nni futtinu.
    Per loro è una iattura pensare a quadrare il bilancio. Il sig. Baccei sarà pure tintu, ma almeno skanna come viene comandato.
    Un amministrazione pubblica seria, si attiva a garantirsi le risorse pubbliche per garantire i servizi. Non ti prestano i soldi se non sei capace di riscuotere le dovute imposte e le tasse per i servizi forniti.
    E invece che fanno i vari sdisanurati assittati? Demandano al fisco italiano la riscossione, quando un'amministrazione seria provvede da sè ad introitare. Scusate l'off-topic momentaneo.
    Oggi la Sicilia, ha questi quasi centomila persone da sfamare, molti hanno lavorato, ma se non si è mai stati capaci di fornire una classe dirigente pubblica, è solo colpa nostra quando votiamo.
    I signori precari quando vanno a votare devono preoccuparsi di quella che è lora situazione e non vendersi per il posto.
    Abbiamo un assessore regionale che è funzionario ispettore Inps, sinceramente da persona normale è un controsenso. Ma non si rende conto lu skifiu che nessuno ormai vuole assumere perchè oltre il 50 per cento del costo del lavoro se lo prende Roma? E roma non investe niente in Sicilia? Solo polizia carabinieri e gdf e prefetture? Questa è la presenza dello stato?
    Ricordiamoci che lo stato dobbiamo essere noi... e le risorse devono rimanere in Sicilia.
    A suo tempo Massimo Costa aveva quantificato il prelievo fiscale del governo romano. Bastava solo la metà venisse incassato dalla Sicilia per mantenere la spesa sociale e pubblica.... invece abbiamo precettori che ci insegnano un catechismo legalitario che in modo sfacciato ci estorce i soldi. Pasquino Docet (137 avanti Cristo)

    U Prufissuri

  • Nn vale la pena commentare qst proposta di soluzione semplicemente ASSURDA!!! Referendum??? Ma di cosa stiamo parlando? Ma qnd mai una cosa di tale portata è stata mai sottoposta alle decisioni di un referendum popolare???? Ma ci siamo bevuti due grappe a stomaco vuoto? Piuttosto la politica bieca ke ha creato qst enorme bacino di personale ke cmnq lavoro con dignità e professionalità da oltre 27 anni presso gli Enti Locali portando avanti i servizi x tutte le economie locali, e ke si è passata di mano in mano il "limone da spremere" abbia finalmente il coraggio, a qls livello, di dare dignità ed avere rispetto a qst uomini, lavoratori, cittadini ke hanno onorato con deduzione il "posto di lavoro" ke hanno fin ora ricoperto con deduzione e sacrificio nonostante tutte le vessazioni e umiliazioni subite! AMEN

  • Ennesimo articolo scritto solo per offendere senza freni dei lavoratori che prestano la propria attivita negli enti perche sotto contratto e non, come, sembra a questi signori per occupazione abusiva di posti lavoro.
    un contratto ottenuto senza concorso ma attraverso un percorso delineato da normative e leggi naxionali e regionali che hanno avuto l'unica pecca di non riuscire a conludere, per ora, con la definitiva stabilizzazione.di questi dipendenti a ""stipendio parziale"
    I cittadini e le imprese regionali hanno ottenuto e ottengono la moltitudini dei servizi resi dagli uffici di questi enti nei quali oltre il 90per cento del lavoro viene svolto da questi mascalzoni sottopagati.
    E glistessi enti dove loro prestano lavoro hanno risparmiato perche pagano il 10 per del loro stipendio dalla loro cassa.
    Ma mentre c'e chi governa senzs essete stato eletto, si attribuisce stipendi e pensioni "vitalizie"d'oro per se, parenti e amici con reversibilita attribuita fino alla settima generazione, spende e spande e se ne fotte dei siciliani Voi continuate a prendervela con i precari ...ma queste energie e strumenti utilizzateli meglio o finitela di sparare baccalarate.
    La saluto.

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