Referendum, quorum non raggiunto. Ma Renzi e i suoi amici hanno poco da festeggiare. E in Sicilia…

18 aprile 2016

Il referendum per provare a bloccare lo strapotere dei petrolieri non ha raggiunto il quorum. E già Renzi e i renziani, con la solita arroganza, gridano alla vittoria. Ma hanno poco da festeggiare, visto che il loro partito è travolto da scandali che vanno dalle Alpi alla Sicilia. A ‘trionfare’, in realtà – come dimostra quello che sta venendo fuori ad Augusta – è la corruzione. Nella nostra Isola, poi, Crocetta e i ‘compagni’ del PD hanno ancora meno da festeggiare, visto che il Governo Renzi, rifiutandosi di erogare i 550 milioni dovuti alla Regione, sta facendo fallire Comuni, Province e istituzioni culturali

  

Il quorum del referendum per provare a ridurre lo strapotere dei petrolieri e a difendere il mare non è stato raggiunto. E già Renzi e i suoi amici si autoproclamano vincitori. Del resto, lo stesso capo del Governo ha invitato gl’italiani a non andare a votare: logico che chi ha un’idea così ‘tribale’ della politica e della democrazia pensi di aver vinto.

Senza voler entrare nel cuore della polemica – sollevata da chi trova sbagliato che chi rappresenta le istituzioni democratiche inviti i cittadini a non recarsi alle urne – sarebbe bene che Renzi e i suoi amici non si facciano troppe illusioni. Dire “l’Italia è con noi” solo perché la gente ha disertato un referendum, seppure importante, ci sembra fuori luogo.

Anche perché, in Italia, la politica, negli ultimi anni, ignora sistematicamente la volontà popolare espressa dal popolo con i referendum. E’ successo con le ruberie dei partiti politici, che, nonostante l’abolizione dei finanziamento pubblico, continuano a ingrassare attingendo ai ‘rimborsi’: che non sono altro che soldi pubblici rubati dalle tasche dei cittadini.

Sì, rubati, visto che i cittadini, con un referendum, hanno detto “No” al finanziamento pubblico dei partiti. 

Per non parlare del referendum sull’acqua pubblica del 2011: gl’italiani hanno votato in massa per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e l’attuale Governo Renzi se ne sta facendo un baffo continuando ad far gestire il servizio dai privati.

Proprio qui in Sicilia assistiamo a un atto di prepotenza da parte del Governo nazionale, che ha impugnato una legge sul ritorno alla gestione pubblica dell’acqua approvata dall’Assemblea regionale siciliana. Dove l’impugnativa, più che giuridica, sembra politica: un’impugnativa che dovrebbe garantire una gestione privata che nella nostra Isola è in buona parte fallita. Ma tant’è.

A nostro modesto avviso Renzi e i suoi amici del PD hanno poco da ‘festeggiare’. Il Partito Democratico ormai va avanti di scandalo in scandalo. Alle inchieste che colpiscono dirigenti di questa formazione politica in tante parti del Paese – che spesso rimangono confinate nella cronaca locale – si sommano scandali nazionali.

Mafia Capitale ha scoperchiato il pentolone della speculazione sulla gestione dei migranti. Il fatto che il Papa predichi l’accoglienza non significa che bisogna avallare l’operato di chi fa la ‘cresta’ sulla gestione dei centri di accoglienza. Gl’italiani sono meno stupidi di quanto i dirigenti dei partiti di questo pessimo Governo pensino.

Ormai tutti i cittadini italiani sanno che, su 35 Euro al giorno per ogni immigrato – questa la cifra riconosciuta dallo Stato italiano a chi gestisce gli immigrati – solo 2 Euro al giorno vanno ad ogni immigrato. Non più di 5 Euro al giorno vengono impiegati per il mantenimento e tutto il resto è ‘sgobbo’ per cooperative ‘bianche’ e ‘rosse’ che si stanno facendo i classici ‘bagni’ con questo grande affare. Che, non a caso, i protagonisti dello scandalo Mafia Capitale definiscono più remunerativo del traffico di droga.

In questi giorni assistiamo anche al sinistro dispiegarsi dello scandalo legato ai petrolieri. Renzi, ad esempio, ha cercato di far passare per “opera pubblica” le opere che avrebbero dovuto essere realizzate nel porto di Bari per stoccare il petrolio estratto in Basilicata.

Parliamo dello scandalo che ha travolto l’ormai ex Ministra, Federica Guidi.

Ebbene, queste opere che il Governo Renzi aveva “sbloccato” non solo sono private (altro che interesse pubblico!), ma sono anche vergognose. Una legge nazionale imponeva a chi realizza tali opere di metterle in sicurezza, nell’interesse dei cittadini di Bari (questo, semmai, sarebbe stato l’interesse pubblico!) e di approntare, sempre per legge, una certa somma per fronteggiare eventuali sinistri.

Questo prevedeva la legge. E tutto questo veniva non “sbloccato”, ma bloccato con l’emendamento approvato a ‘sacco d’ossa’ con la fiducia. In pratica il Governo Renzi e la maggioranza che lo sostiene in Parlamento hanno eliminato le garanzie per i cittadini per favorire un gruppo privato. 

Questa vicenda non dà solo la misura di che cosa sia, in realtà il Governo Renzi: dà anche la misura della scorrettezza parlamentare e istituzionale avallata da chi gestisce i lavori del Parlamento nazionale.

Un emendamento che era stato ‘bocciato’ nel corso della discussione avvenuta nei due rami del Parlamento nazionale è stato riproposto e votato con la ‘fiducia’ al Governo. Una vergogna. 

E’ per questo che è scoppiato lo scandalo che ha travolto la Ministra Guidi. Per non parlare degli altri retroscena di questa incredibile indagine giudiziaria che arrivano fino in Sicilia. Dove si è scatenata la bagarre tra gruppi di affaristi che avrebbero voluto accaparrarsi i pontili del porto di Augusta per gestire un affare da oltre 20 milioni di Euro. Una storia brutta che coinvolge anche il vice presidente di Confindustria nazionale, Ivan Lo Bello, siciliano, presidente nazionale di Unioncamere e già presidente degli industriali siciliani (storia che vi abbiamo raccontato qui).

E’ incredibile come ad Augusta – cittadina siciliana martoriata dall’inquinamento provocato dalle raffinerie di petrolio – Governo nazionale e ‘industriali’ nostrani non abbiano trovato di meglio che organizzare altri affari sulla pelle degli abitanti di questi luoghi.

Invece di pensare al risanamento della rada di Augusta, invece di liberare la gente Augusta, Melilli, Priolo e, in generale, dall’inquinamento, il Governo nazionale, gli ‘industriali’ nostrani – con l’appoggio del Governo regionale – organizzano altre ‘operazioni’.

Non c’è da stupirsi. Da questa gente non c’è da aspettarsi altro. Questi signori sono quelli che hanno realizzato, nel silenzio generale, una discarica sottomarina a qualche miglia marina da Pozzallo (come vi abbiamo raccontato qui). A questi signori il Governo Renzi ha concesso le autorizzazioni per realizzare una seconda piattaforma – la Vega B – prevista trent’anni fa e riesumata in queste settimane cambiando le carte in tavola (già è in corso un’inchiesta sulla discarica marina: non ci sarebbe da stupirsi se i pubblici ministeri decideranno di spulciare anche tra le carte di questa nuova, incredibile autorizzazione!).

Del resto, l’unico atto concreto, in difesa delle persone che vivono in questi luoghi massacrati dalla chimica ‘pesante’ è stato un sacerdote – don Palmiro Prisutto – che le alte gerarchie ecclesiastiche hanno cercato, fino ad ora senza riuscirci, di sbattere fuori (come vi abbiamo raccontato qui).

Ha veramente poco da esultare, Renzi. Da qui a Dicembre vogliamo vedere come finirà con le tasse che dice, mentendo, di aver ridotto. E con le manovre finanziarie che l’Europa dell’Euro chiede al nostro Paese.

Ma siamo ancora più curiosi di vedere come finirà in Sicilia. Dove il PD governa la Regione, quasi tutti i Comuni dell’Isola e le nove Province commissariate e abbandonate. Con il Governo nazionale che ha svuotato le ‘casse’ di una Regione che non sa più che pesci prendere.

I Comuni, in buona parte, sono al dissesto. Le Province – che hanno solo cambiato nome (ora le chiamano Consorzi di Comuni, in forza di una parodia dell’articolo 15 dello Statuto autonomistico siciliano) – sono fallite. L’economia siciliana che dipende dalla spesa regionale è destinata a morire. Resiste l’agricoltura solo perché la Regione centellina i fondi europei agli agricoltori consentendogli di sopravvivere. Ma il disastro delle aziende agricole che dipendono dai fondi regionali è ormai nelle cose.

Le attività culturali, in Sicilia, sono alla frutta. Qualche giorno fa ha chiuso i battenti la Fondazione Piccolo di Calanovella, a Capo d’Orlando (come vi abbiamo raccontato qui). Motivo: la Regione non paga e, pur di non pagare, inventa cavilli.

Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane falliranno anche altre istituzioni culturali, proprio perché la Regione governata dal PD ha consentito al Governo nazionale di prendersi i soldi dei siciliani.

Renzi e compagni non si sono limitati a razziare i fondi che spettano alla nostra Regione a norma di Statuto, ma si tengono anche i soldi che si sono impegnati ad erogare alla Sicilia.

Dopo l’approvazione della manovra economica e finanziaria 2016 da parte del Parlamento siciliano, il Governo Renzi avrebbe dovuto versare alla Regione circa 550 milioni di Euro. Ma fino ad oggi non ha versato un solo Euro. E a nostro avviso, questi soldi i Siciliani non li vedranno mai.

E’ per questo che la Regione di Rosario Crocetta e del PD hanno fatto chiudere la Fondazione Piccolo di Calanovella; ed è per questo che chiuderanno altre importanti istituzioni culturali, a cominciare dal Teatro di prosa Stabile di Catania, dove i dipendenti sono già in sciopero.

E’ bene che i Siciliani sappiano ch,e se il Governo Renzi non erogherà questi 550 milioni di Euro, a fine anno assisteremo alla chiusura di altre importanti istituzioni culturali, a cominciare dai Teatri.

Senza questi 550 milioni di Euro mezza Sicilia, già a fine Giugno, si fermerà. Andando a fare compagnia alla Sicilia già bloccata.

Nei giorni scorsi abbiamo raccontato come l’assessore regionale alla Formazione professionale, Bruno Marziano, naturalmente del PD, ha rinviato da Marzo-Giungo a Ottobre l’avvio dei corsi di Formazione in Sicilia (come vi abbiamo raccontato qui). Anche se in tanti non ci credono, Marziano ha rinviato la spesa di 167 milioni di Euro al prossimo anno. ‘Liberando’, di fatto, risorse – a spese della Formazione professionale siciliana – che verranno utilizzati in altri settori dell’Amministrazione.

Non è una novità. Sappiamo che, negli anni passati, con le risorse del Fondo Sociale Europea la regione siciliana ha pagato di tutto, tranne gli operatori della Formazione (che, infatti, aspettano ancora gli arretrati, in alcuni casi a valere sul 2009!).

La cosa incredibile è che quello che sta avvenendo nella Formazione non venga stigmatizzato dagli operatori del settore.

Secondo noi Renzi ha veramente poco da festeggiare. E ancora meno da festeggiare hanno gli ‘ascari’ che governano la Regione siciliana.

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