Crocetta e Ardizzone: il Bilancio 2016 dov’è? Il taglio truffaldino di 128 milioni di Euro agli ospedali siciliani

15 marzo 2016

Davanti agli incredibili ritardi nella pubblicazione della manovra economica e finanziaria 2016 nella Gazzetta Ufficiale, Governo e presidenza dell’Ars non hanno avuto nemmeno la dignità istituzionale di fornire spiegazioni. Segno che non sanno cosa dire. Hanno mandato in avanscoperta i burocrati dell’assessorato all’Economia che hanno tranquillizzato la platea sugli stipendi. Sorvolando sul vero inghippo, che riguarda il milione di Euro ‘ballerino’ del Bilancio tolto alla dirigenza regionale. La vergogna dei 128 milioni tolti agli ospedali siciliani (anche con la chiusura dei Punti nascita) per organizzare, in buona parte, nuove clientele in vista delle prossime elezioni. la presa di posizione della CGIL siciliana

La mancata pubblicazione di Bilancio e Finanziaria 2016 ha messo in difficoltà il Governo regionale, l’Ars e l’alta dirigenza dell’assessorato regionale all’Economia. Sarà interessante capire come i due ‘filosofi’ dei sempre più traballanti conti della Regione – i dottori Giovanni Bologna e Salvatore Sammartano, dirigenti generali del citato assessorato all’Economia – conseranno la barracca, ovvero come troveranno il modo per pubblicare il Bilancio nella Gazzetta Ufficiale della Regione.

Su altri giornali abbiamo letto che la preoccupazione maggiore sarebbe nel blocco dei pagamenti, stipendi in testa. Dobbiamo dissentire, perché, in questa fase, il pagamento degli stipendi – pur essendo un fatto importante – è un problema secondario rispetto agli ‘inchiappi’ di una manovra rattoppata.

Si pensava che il problema risiedesse solo in quella parte della legge di stabilità regionale che un tempo si chiamava Finanziaria. Invece non è così. Proviamo adesso a illustrare come stanno nel cose.

Come consuetudine – consuetudine diventata tale da qualche anno a questa parte – Governo e Ars hanno ‘infilato’ nel Bilancio le spese obbligatorie: sanità, stipendi, rate dei mutui, costo del Parlamento siciliano e via continuando. Per queste spese – al netto degli ‘inchiappi’ – i soldi ci sono e, al massimo, ci potrebbero essere solo ritardi.

L’imbroglio vero risiede nella Finanziaria. Dove sono stati coperti interi capitoli di spesa con 500 milioni di Euro che non ci sono. Sono i soldi che il Governo Renzi non ha ancora erogato alla Regione. E che, a nostro avviso, non erogherà.

Di fatto, Governo e Ars hanno fatto una cosa che non avrebbero potuto fare: perché non si possono finanziare i capitoli di Bilancio con soldi che non ci sono. Ma questo imbroglio contabile – che in uno Stato diritto verrebbe censurato – verrà fatto passare perché ormai, in Italia – e non soltanto in Sicilia – sono saltate le regole della contabilità pubblica.

Facciamo un esempio concreto. Di questi 500 milioni di Euro che lo Stato non ha ancora erogato alla Regione – e che, ribadiamo, a nostro avviso non erogherà o che, forse, erogherà solo in minima parte – sono previsti oltre 100 milioni di Euro per i Comuni. I primi a sapere che questi soldi non li vedranno mai sono i sindaci siciliani, che sono quasi tutti del PD o del centrosinistra e che, quindi, stanno zitti per rispetto del partito di appartenenza sulla pelle dei cittadini.

Lo stesso discorso vale per altre categorie economiche e sociali della Sicilia che, sulla carta – in forza di apposite leggi – hanno i relativi capitoli di spesa finanziati: solo che sono finanziati con soldi finti.

Si pensava che almeno il Bilancio – cioè la parte della manovra 2016 fatta con soldi veri – si sarebbe salvata. Invece anche lì c’è da trovare la ‘quadra’ per il milione di Euro tagliato alla dirigenza regionale.

C’è un problema contabile, ma anche una questione giuridica, perché i soldi tagliati sono previsti da contratti. Morale: ci saranno ricorsi.

Un terzo problema è rappresentato dal taglio di 128 milioni dalle spese sanitarie. Nei prossimi giorni vi racconteremo gli inghippi contabili dei quali sono stati protagonisti il Governo di Raffaele Lombardo e, soprattutto, l’attuale Governo. Oggi vi anticipiamo che quelle raccontata a Sala d’Ercole durante il dibattuto sulla manovra economica e finanziaria, a proposito del taglio di questi 128 milioni di Euro, sono in buona parte bugie.

Il Governo ha motivato il taglio di questi 128 milioni di Euro dicendo che serviranno a pagare le rate di due mutui accesi per pagare le spese sanitarie. In buona parte bugie, per l’appunto. Perché i due mutui ammontano a un totale di un miliardo e 600 milioni di Euro. E per tale somma la rata di 128 milioni di Euro è troppo elevata.

E’ probabile che, con buona parte di questi soldi, il Governo regionale voglia pagare altre spese clientelari: per esempio, la stabilizzazione del personale nella stessa sanità in vista delle prossime elezioni politiche nazionali e regionali.

Il problema è che sono stati tolti 128 milioni non – come ha detto l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi – per metà allo Stato e per metà alla Regione. Per un motivo semplice: perché lo Stato non contribuisce alle spese della sanità siciliana per il 50% circa, ma per molto meno. Vediamo il perché.

Prima di avere imbrogliato le carte con la storia dei due mutui, il primo da 600 milioni di Euro e il secondo di quasi un miliardi di Euro (fatti che, ribadiamo, racconteremo con dovizia di particolari nei prossimi giorni), lo Stato versava, per la sanità siciliana, 2,2 miliardi di Euro all’anno su 9 miliardi e 3 milioni di Euro di spesa annua. Ma oggi, con molta probabilità, l’intervento dello Stato è diminuito, perché la spesa effettiva per la sanità siciliana non supera i 7,5 miliardi di Euro all’anno.

Non chiedeteci dove finisce la differenza tra i teorici 9,3 miliardi di Euro e gli effettivi 7,5 miliardi di Euro, perché questo lo sanno in pochi: e noi non siamo tra questi. Noi abbiamo solo scoperto questo inghippo. Non vi dovete stupire se non si sa dove finiscono i soldi pubblici della sanità: da mesi la commissione sanità dell’Ars chiede all’assessorato alla Salute i dati sul finanziamento dell’ISMETT: ma l’assessorato si rifiuta di fornire questi dati che pure dovrebbero essere pubblici, soprattutto e a chiederli è il Parlamento dell’Isola: forse perché, essendoci di mezzo gli americani, l’ISMETT è diventato un ‘segreto di Stato’…

Detto questo, ciò significa che i 128 milioni di Euro strappati alla sanità siciliana li paga, per circa il 90%, la Regione. O meglio, li pagano i cittadini siciliani ai quali hanno tagliato e stanno tagliando altri servizi. E sono soldi che sono stati tolti agli ospedali pubblici siciliani: chiusura di reparti, chiusura dei Punti nascita (è proprio per questo taglio che sono stati chiusi i Punti nascita della Sicilia e non per le altre fesserie che hanno raccontato: e questi i sindaci dei Comuni dove sono stati chiusi i Punti nascita lo sanno pure: ma se verificherete vi accorgerete che sono tutti sindaci del PD o del centrosinistra, che fanno finta di difendere i cittadini, ma che stanno solo proteggendo il loro partito), blocco degli stipendi dei medici pubblici, superlavoro con turni massacranti per gli infermieri, taglio di medicinali e, in generale, dei presidi sanitari.

In ordine al taglio di questi 128 milioni di Euro dalla sanità siciliana ci sono responsabilità politiche gravissime. C’è la responsabilità del Governo regionale che ha proposto questo taglio vergognoso. Ma ancora più responsabile è la presidenza dell’Ars che ha messo in discussione e fatto approvare un provvedimento così infame.

Il resto sono chiacchiere.

Aggiornamento – ora 10,35

A quasi due settimane dall’approvazione, i testi di Bilancio e Finanziaria restano misteriosamente chiusi negli uffici e non sono ancora stati inviati per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Un ritardo senza precedenti che dà un ulteriore colpo alla credibilità di una classe politica siciliana ormai ridotta al lumicino”.

Lo denuncia in un comunicato Fp CGIL Sicilia alla vigilia della discussione domani in aula sulle norme stralciate dalla Finanziaria.

“Ogni ulteriore giorno di ritardo mette a rischio i pagamenti degli stipendi dei regionali, i trasferimenti delle risorse agli enti locali – dicono il segretario generale di Fp CGIL Michele Palazzotto e il segretario regionale Enzo Abbinanti che si dicono “fortemente preoccupati” e chiedono “immediata chiarezza su quella che definiscono una “inspiegabile omissione”.

Domani, il sindacato sarà in piazza per chiedere la riforma delle Province, rimasta al palo.

Foto tratta da Sudpress.it

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