Esclusiva: ecco chi ha chiuso i Punti nascita in Sicilia

5 gennaio 2016

L’assessore Gucciardi replica alla ministra Lorenzin e, con nonchalance, fa sapere che in altre regioni è stato usato un metro diverso. Ma la verità l’abbiamo scoperta noi…

Abbiamo fatto una scoperta sensazionale: i Punti nascita di Petralia Sottana (sulle Madonie, in provincia di Palermo), Santo Stefano Quisquina (Agrigento), Lipari (la più grande delle isole Eolie) e Mussomeli (Caltanissetta) si sono chiusi da soli. Non è stato né il Governo nazionale, né il Governo regionale. I quattro presidi ostetrici, stanchi di sentire i vagiti di neonati e di avere tra i piedi papà, nonni e zie in festa, hanno deciso di farla finita.

Ecco spiegato il mistero dello scaricabarile che da stamattina ci tormenta offendendo, non poco, l’intelligenza dei Siciliani. Le danze si sono aperte con il patetico comunicato stampa della ministra Beatrice Lorenzin rivolto ai Sindaci che, giustamente, stanno facendo come i pazzi dinnanzi a questa scriteriata decisione.

La ministra, dopo averci commosso con la sua preoccupazione sulla salute delle donne siciliane che si apprestano a partorire, ci ha fatto sapere che la colpa della chiusura è della Regione siciliana che non ha adeguato i presidi agli standard di sicurezza. Cosa vera, indubbiamente. Solo che è difficile farlo se il Ministero alla Salute continua a tagliare i fondi e se la Sicilia continua a ricevere dal Fondo sanitario nazionale risorse finanziarie nettamente inferiori a quelle delle altre Regioni italiane: la compartecipazione della Regione siciliana alla spesa sanitaria è passata dal 42,5% del 2007 al 49,11% del 2009. Sulla carta, ovviamente, perché su una spesa sanitaria che in Sicilia si attesa intorno a 9,2 miliardi di Euro all’anno, lo Stato ci mette appena 2,2 miliardi di Euro (e forse anche meno).

Quando è stato deciso che la Regione siciliana avrebbe subìto una riduzione di risorse finanziarie da parte di Roma (legge Finanziaria nazionale del 2007) è stato stabilito che, in cambio, avrebbe dovuto incassare una quota delle accise sui prodotti petroliferi. Ma quanto scritto nella Finanziaria nazionale del 2007, grazie a cavilli, è rimasto lettera morta.

Quindi la ministra Lorenzin eviti pure la presa per i fondelli e le lezioni sulla buona sanità.

Da Roma a Palermo. Dove l’assessore regionale alla salute, Baldo Gucciardi (PD), che finora non ha fatto nulla per evitare questo destino (come abbiamo scritto stamattina qua, in materia sanitaria la Regione ha le sue competenze e potrebbe farle valere) risponde alla ministra dicendo che a decidere è stata lei: “La competenza sulla deroga dei Punti nascita il cui numero di parti è inferiore a 500 l’anno, appartiene al ministero della Salute; alle Regioni – dice Gucciardi – ed alle rispettive Aziende sanitarie spetta il compito di mettere in sicurezza i Punti nascita per i quali dicastero ha concesso la deroga”.

Cosa non del tutto esatta. La Regione non solo può dire la sua  sulla chiusura dei Punti nascita, ma per metterli in sicurezza non ha bisogno di aspettare nulla.

Non solo. Gucciardi ci regala una perla. Ci informa, con tono pacato e sommesso, che la Sicilia sta subendo l’ennesima ingiustizia: “Mettendo a confronto la percentuale di Punti nascita con numero di parti inferiore a 500 sul totale dei Punti nascita per ciascuna Regione e Provincia autonoma, nonché la distribuzione dei Punti nascita con parti inferiori a 500, la Sicilia si colloca al di sotto della media nazionale, e a Regioni come Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Lazio che la seguono avendo un rapporto percentuale tra Punti nascita al di sotto dei 500 parti e il numero complessivo dei Punti nascita nelle regioni superiore a quello della Sicilia“.

Ci sta dicendo, insomma, che in altre Regioni non si sta usando questo rigore. E non gli basta questo per armare una protesta sonora, invece di annunciare che “Regione e aziende sanitarie si atterranno alle prescrizioni dettate dal ministero della Salute”?

L’ennesima vergogna targata PD, un partito che se ne frega altamente di difendere la Sicilia da un governo nazionale vampiro che non solo frega la Regione finanziariamente (ieri vi abbiamo raccontato qui della Corte dei Conti che stigmatizza questi furti), ma mette in pericolo la vita di tante donne Siciliane come spiegano, ad esempio, i sindaci delle Madonie (ma lo stesso vale per Lipari e altri centri della Sicilia penalizzati dalla chiusura dei Punti nascita):

Dai primi minuti del nuovo anno, le partorienti dei nostri Comuni – scrivono i sindaci dei centri delle Madonie (dove è stato chiuso il Punto nascita di Petralia Sottana) – devono recarsi all’ospedale di Termini Imerese, con tempi di percorrenza, in condizioni ottimali, di più di un’ora e mezza, affrontando oltre 75 chilometri di curve e mettendo a repentaglio la propria vita e quella della propria creatura. I paesi delle Madonie si trovano a un’altitudine media di 1000 metri sul livello del mare (sino ai 1147 metri di Petralia Soprana), e lo spostamento dai nostri paesi per raggiungere il presidio di Termini Imerese diventa particolarmente difficoltoso e rischioso nei mesi invernali, quando le strade sono innevate, o addirittura bloccate, e sovente avvolte da banchi di nebbia”.

“Il rischio che il parto sfoci in una tragedia è elevatissimo – scrivono ancora i sindaci -. Chiediamo di riconsiderare la decisione di chiudere il Punto nascita dell’ospedale Madonna SS. dell’Alto di Petralia Sottana, valutando tutte le ragioni di sicurezza per la mamma e il bambino che, nel contesto dato, diventano servizio indispensabile alle numerose comunità locali”.

Vergogna! Vergogna! Vergogna!

(A proposito di vergogna, qui vi abbiamo raccontato della recita a soggetto dei deputati siciliani del PD… che fanno finta di opporsi alla chiusura dei suddetti punti nascita). 

 

 

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