Ars/ La poltrona val bene un Crocetta: respinta la mozione di sfiducia

16 dicembre 2015

Per la terza volta i deputati del centrosinistra di Sala d’Ercole hanno salvato la propria poltrona (ovvero i circa 16 mila Euro che si portano a casa ogni mese). La ‘confessione’ degli alfaniani siciliani: “A noi Rosario in costume piace…”. La posizione ‘equestre’ dei lombardiani ex Mpa, in bilico tra Miccichè, il governo e i flutti di Girgenti acque

Forse il passaggio più tragicomico (più tragico che comico, in verità) della serata di ieri a Sala d’Ercole, in occasione della stanca seduta dedicata alla mozione di sfiducia al presidente della Regione (che ovviamente è stata respinta dai parlamentari del centrosinistra che non hanno alcuna voglia di andare a casa con due anni di anticipo) è stato un passaggio del discorso di Rosario Crocetta quando ha affermato: “Abbiamo sistemato la situazione dei precari e in Finanziaria prevediamo incentivi decennali per i Comuni che li assumeranno”.

Con molta probabilità, il governatore si riferisce ai 24 mila precari degli Enti locali che non hanno ancora percepito lo stipendio di Novembre, lo stipendio di Dicembre e la tredicesima. Precari che si accingono ad occupare i Comuni perché gli stessi Comuni non hanno i soldi per pagarli. Crocetta, dall’alto dei suoi oltre 20 mila Euro che si mette in tasca ogni mese, di fatto, per non per svolgere il ruolo di presidente della Regione (in parte perché non è cosa sua, in parte perché l’assessore Alessandro Baccei e il PD siciliano gestiscono molte, se non quasi tutte, le funzioni che dovrebbero essere svolte dal presidente della Regione), è convinto che una famiglia può mangiare con le sue chiacchiere. In realtà, i 24 mila precari dei Comuni siciliani, nonostante la grottesca proroga ‘concessa’ dal Parlamento nazionale per un altro anno, sono stati lasciati senza soldi: Baccei e i dirigenti del PD siciliano non hanno il coraggio di dirgli: “Ragazzi, non ci sono più soldi per pagarvi”: si limitano a tenerli ‘appesi’, proti a dare qualche mancia in caso di elezioni.

Fatta questa precisazione nel nome della verità dei fatti (e non delle chiacchiere di Crocetta e dei deputati del PD, che ormai mentono anche a se stessi), non c’è molto da dire della cronaca di ieri sera. A parte qualche intervento spumeggiante (come quello di Toto Cordaro, o quello di Giampiero Trizzino o, ancora, come quello di Giuseppe Milazzo), la seduta è stata contrassegnata da una noia mortale. Con i grillini e gli esponenti del centrodestra chiamati per la terza volta ad illustrare una mozione di sfiducia a Crocetta; e con i deputati del centrosinistra che la respingono non tanto per salvare Crocetta ma, come già accennato, per consentire a se stessi di continuare a portare a casa, ogni mese, i 16 mila Euro circa. Così, al momento del voto, su 80 deputati presenti in Aula,  in 50 si sono opposti sfiducia a Crocetta, mentre in 28 hanno votato a favore della mozione.

Volendola dire tutta, il pomeriggio di ieri a qualcosa è servito. Per esempio, per fare chiarezza sul’atteggiamento dei parlamentari del Nuovo Centrodestra Democratico. Questi signori si devono essere resi conto che dire in giro di stare all’opposizione e poi litigare furiosamente per la spartizione dei posti nel gabinetto dell’assessorato che il PD siciliano ha gettato loro così come si gettano gli ossi ai cani non deve averli resi credibili. Vi sembrerà strano, ma anche questi parlamentari, adusi a cambiare casacca politica al soffiare d’una lieve brezza trasformista, hanno – anche se ben nascoste – briciole di dignità politica. Insomma, gli alfaniani, ieri sera, dopo essere stati sputtanati su tutti i giornali, hanno deciso di gettare la maschera e di votare in favore di Crocetta. Sì, dopo avergliene dette di tutti i coloro ora appoggiano il non-presidente che si fa ritrarre in costume da bagno sull’arenile di Tusa sotto il sole di Dicembre. Ma sì, un governo da spiaggia per un Nuovo centrodestra Democratico da spiaggia: della serie, siamo centrodestra, ma governiamo con il centrosinistra. Chissà cosa ne penseranno gli elettori (e forse è ai suoi elettori che pensava il parlamentare di questa formazione politica, Pietro Alongi, che in un rigurgito di serietà politica non se l’è sentita di votare in favore di Crocetta e ha deciso di astenersi).

Interessante, sotto il profilo ‘equestre’, l’atteggiamento dei parlamentari del Partito dei Siciliani Mpa, Roberto Di Mauro e Toti Lombardo. I due, sotto la regia del papà di Toti – parliamo di Raffaele Lombardo, l’ex presidente della Regione che è tornato a ‘spatuliare’ con un video sulla rete filosofeggiando su Roberto vecchioni e la Sicilia “isola di merda” – sono impegnati a ricostituire il centrodestra con Gianfranco Miccichè (e con Lombardo, per l’appunto) e con alcuni parlamentari del PD che non verranno riconfermati in lista alle elezioni regionali e alle elezioni nazionali.

Da qui una grande prova di ‘equilibrismo’ tra i ‘flutti’ di Girgenti acque (dopo l’arresto di Marco Campione le acque di Girgenti acque sono molto agitate, soprattutto tra i politici che vi ‘navigano’), i sindacalisti che si trasformano in autonomisti (che fanno parte della riunificazione del centrodestra siculo), i Genovesi e persino tra qualche pseudo-neo-indipendentista a caccia di poltrone. Insomma, dritti sul surf tra queste onde, come i protagonisti del celebre film Un mercoledì da leoni, Di Mauro e Toti Lombardo, lasciandosi dietro la ‘spuma’ crocettiana, si sono astenuti.

Toto Cordaro, del Cantiere popolare, avrebbe preferito che la mozione di sfiducia fosse germogliata dal centrodestra. Richiesta improbabile, perché una parte del centrodestra dell’Ars è ormai impegnata con Miccichè, che tresca con una parte del PD, magari in vista di un’alleanza stile Hollande-Sarkozy in funzione antigrillina.

Cordaro si è soffermato sul Bilancio-fiction 2016 della Regione. Con linguaggio da avvocato penalista, ha lasciato intendere che l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che ha definito “un ragioniere mandato qui per fare pulizia etnica”, sta mettendo a punto un Bilancio con i buchi. Da qui una celebre frase di Tito Livio: “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. Solo che in questo caso, ha spiegato Cordaro, Roma non sta discutendo: agisce. Svuotando le ‘casse’ della Regione. “Ma state tranquilli – ha aggiunto rivolto al governo -: non vi lasceremo licenziare gli operai della forestale e i precari”. Ovvero: il fatto che siano in corso trattative tra il centrodestra e ‘pezzi’ del PD per dare vita a uno schieramento anti grillino, non mi impedirà di dire la verità sui conti della Regione.

Cordaro ha ‘beccato’ una gaffe freudiana di Baccei, che si è lasciato scappare una frase che smentisce Crocetta. Il presidente, ancora ieri in Aula, ha detto che i 550 milioni di Euro che il governo Renzi non ha ancora deciso di erogare alla Sicilia (in realtà non ha erogato nulla, come potete leggere qui). Mentre Baccei, ha ricordato Cordaro si è lasciato scappare che questa somma deve “ancora essere concordata”. Insomma, Roma non solo non ha erogato ancora i 900 milioni di Euro che dice di avere erogato, ma non ha ancora deciso se erogare i 550 milioni di Euro che Crocetta dà per già contrattati. La dimostrazione dello sfascio di un governo con un presidente che dice una cosa e con l’assessore all’Economia che ne dice un’altra.

“Voi – ha detto Cordaro rivolgendosi a Baccei – state mettendo a punto un Bilancio con un pagherò. E se questi soldi non entreranno? Se Roma non dovesse erogarli? Che faremo? Chiuderemo gli ospedali siciliani?”.  

Poi il discorso tragicomico di Crocetta: prolisso e sconclusionato come il governo che, almeno in teoria, presiede. Notevole la ‘modestia’ manifestata dal presidente della Regione, che dopo aver terremotato la Sicilia si è auto-elogiato per il buon lavoro fatto. Aggiungendo: “In quest’Aula non vedo nessuno in grado di sostituirmi”.

Breve ma efficace l’intervento del grillino Trizzino. Che ha messo in fila le vergogna del PD siciliano. Dal silenzio sul Muos di Niscemi che sta per entrare in funzione (chissà cosa penserebbe Pio La Torre dei vari Cracolici, Alloro, Arancio, Barbagallo, Lupo, Dipasquale, Digiacomo, Panarello, Raia e via continuando, insomma di tutti ‘sti parlamentari che non hanno mai detto una parola contro il Muos dei militari americani) alle trivelle (la Sicilia è stata l’unica Regione italiana che ha preferito ‘inginocchiarsi’ al cospetto del governo Renzi e del suo decreto sblocca Italia piuttosto che presentare ricorso presso la Corte Costituzionale: codini fino all’ultimo).

Ah, abbiamo dimenticato il discorso della capogruppo del PD, la bella Alice Anselmo. Ma non è colpa nostra se, parlando, è riuscita a non dire nulla: un nulla che, comunque, si addice al vuoto politico-pneomatico del PD siciliano.

p.s.

La seduta di ieri ha dato anche una risposta al mio amico renziano di Enna Alta. Il quale sosteneva che i renziani siciliani sono persone serie e che, sulla scorta delle parole del sottosegretario Davide Faraone, che dei renziani siculi è il leader, avrebbero votato per mandare a casa Crocetta. Il voto di ieri ha dimostra che Faraone, quando voleva mandare a casa Crocetta, babbiava: lo faceva solo per cercare di salvare la faccia con gli elettori del PD nauseati da Crocetta.

 

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