Pino Aprile in Sicilia: chi ha reso il Sud una colonia oggi non ha più il controllo di informazione e formazione

29 marzo 2019

La prova di quanto affermato da Pino Aprile al convegno che si è celebrato ieri a Palermo (appuntamento promosso dalla meritoria Fondazione ‘Marisa Bellisario’) l’ha fornita la presenza di alcuni docenti dei Licei felici di conoscere l’opera sul Sud Italia dello scrittore. Una storia del Risorgimento molto diversa da quella che ci hanno raccontato. Ora tocca ai giovani meridionali e siciliani studiare e lavorare per liberare il Sud dalla condizione di colonia in cui è stato relegato dall’Italia

Eh sì, ha proprio ragione Pino Aprile quando dice che il vento, piano piano, sta cambiando anche nel nostro Paese. Anche in questa Italia che, dal 1860, considera il Sud come una colonia: anche nell’Italia che, ancora oggi, nasconde i fatti drammatici accaduti durante il Risorgimento, quando il Mezzogiorno è stato conquistato da Garibaldi per conto dei Savoia e non certo ‘liberato’ come hanno cercato di farci credere. Per non parlare della caccia ai meridionali attuata dai piemontesi negli anni successivi alla ‘presunta’ unità d’Italia. Sì, la montagna di menzogne che ci hanno raccontato e che ancora raccontano sul Meridione piano piano si va sgretolando. Piano piano la vera storia emerge (QUI UN PO’ DI ARTICOLI).

L’ennesima dimostrazione di un grande cambiamento in atto è andata in scena ieri a Palermo, grazie a un incontro con lo scrittore e giornalista Pino Aprile organizzato dalla Fondazione ‘Marisa Bellisario’. E grazie anche all’università di Palermo che, per l’occasione, ha messo a disposizione la sala delle Capriate di Palazzo Steri, con la presenza, al convegno, dello stesso rettore dell’università, Fabrizio Micari.

Ed è stato proprio Micari a introdurre i lavori. E l’ha fatto affrontando un tema che oggi, in Sicilia e nel Sud, è centrale: i giovani – soprattutto laureati – che vanno via. Il rettore ha detto che non bisogna avere paura del fatto che tanti giovani decidano di completare il periodo di formazione fuori dalla Sicilia.

“La mobilità – ha detto – oggi è nella natura delle cose. E non possiamo impedire ai giovani di lasciare la Sicilia. Dobbiamo, semmai, creare le condizioni affinché nella nostra Isola, oltre a una mobilità di giovani in uscita, ci sia una mobilità di ritorno. Ma questo potrà avvenire – ha concluso il rettore – se la Sicilia tornerà ad essere una terra nella quale si produce”.

Appassionato l’intervento della presidente della fondazione ‘Bellisario’ della Sicilia, Marcella Cannariato. Nel suo intervento – breve, ma intenso e ricco di spunti di possibili riflessioni – anche la presidente della fondazione ‘Bellisario’ della nostra Isola ha parlato di quello che lo scrittore siciliano Stefano D’Arrigo definisce “l’antico futuro dei siciliani”: l’emigrazione.

“Oggi – ha detto Marcella Cannariato – sono tanti i giovani siciliani che lasciano la Sicilia. Ma dobbiamo avere la forza di fermare questa emorragia. E lo possiamo fare soltanto in un modo: creando il lavoro. Se non creiamo occasioni di lavoro vero, se non stimoliamo il mondo dell’economia siciliana a crescere, ebbene, rischiamo di distruggere il nostro futuro. Penso che le donne siciliane potranno svolgere un ruolo importante per raggiungere questo obiettivo. Noi della fondazione ‘Bellisario’ siamo qui per fare la nostra parte. Quello di oggi è il primo di una serie di appuntamenti che ci aiuteranno a riflettere e a capire quello che, di concreto, possiamo e dobbiamo fare per la nostra terra”.

Interessante anche l’intervento del nuovo assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Adham Darawsha, medico palestinese ed ex presidente della Consulta delle culture del capoluogo dell’Isola. Che ha raccontato, in breve, la sua storia: la storia di un uomo che, sin da piccolo, sognava di venire a vivere in Italia.

Darawsha, nel suo breve intervento, ha colto perfettamente quello che succede in Italia e quello che l’Italia ha combinato e continua a combinare al Sud. Pur non essendo italiano ha compreso che “l’Italia è nata male” e che, oggi più di ieri, ci vuole “equilibrio”, ovvero ciò che oggi in Italia non c’è: equilibrio e non squilibrio tra Centro Nord da una parte e Sud dall’altra parte.

Se dobbiamo essere sinceri, non abbiamo invece compreso fino in fondo l’intervento del professore Gioacchino Lavanco. Secondo il quale non ci dovremmo preoccupare dei siciliani che vanno via dalla Sicilia.

“Chi va via dalla Sicilia deve tornare? No”. E ancora:

“Piuttosto che occuparci di chi va via, pensiamo a chi arriverà”.

Altro esempio: gli americani, quando traslocano da una casa all’altra, si portano dietro poche cose in poche scatole di cartone. Mentre a Palermo si riempono i camion di masserizie…

Insomma, il professore Lavanco, supponiamo, ha fatto ricorso a una provocazione sia per vivacizzare il dibattito, sia perché, almeno così ci è sembrato di capire, a suo giudizio, guardare a chi va via dalla Sicilia o da un qualunque luogo come un problema sarebbe un errore: un punto di vista sbagliato.

Poi la parola è andata a Pino Aprile, che per quasi un’ora e mezza ha tenuto inchiodati i presenti (che all’inizio sembravano pochi: poi invece la sala si è riempita).

L’autore di Terroni è partito da lontano:

“Duecento anni fa è iniziata l’industrializzazione. E si capirono subito due cose. La prima è che chi non aveva soldi non avrebbe fatto molto. La seconda è che ci sarebbero stati dei furti, proprio per consentire ad alcuni di arricchirsi a spese di altri”.

In ogni Paese dove sono sorte le industrie ci sono state aree sviluppate e aree sotto sviluppate. Le seconde Pino Aprile le definisce “colonie interne”.

Già, le colonie interne. Noi del Sud Italia forse ne sappiamo qualcosa… Ma, come ha precisato, è stato così anche in altri Paesi del mondo.

Lo scrittore ha citato l’esempio della Basilicata:

“Un Regione – ha detto – ricca di petrolio, ma spopolata. Perché il petrolio della Basilicata viene ‘estratto’ a Roma”.

Della serie, la ricchezza del petrolio estratto della Basilicata non rimane in Basilicata: finisce altrove (magari al Roma e poi al Nord). Normale: il Sud come raccontiamo spesso, produce il 90% dell’olio extra vergine di oliva, ma il mercato di questo prodotto lo controllano i gruppi economici del Centro Nord Italia.

L’intervento di Pino Aprile non è facile da sintetizzare, perché lo scrittore ha arricchito il suo intervento di digressioni: ora sulla caduta del Muro di Berlino, ora sulla cittadina nelle quale è nato: Gioa del Colle, Comune della Puglia, in provincia di Bari. E tra una considerazione sulle dominazioni che si sono succedute nel Sud (“In Sicilia ci sono state tredici dominazioni, noi, dalle nostre parti, abbiamo smesso di contarle”), i ricordi dei siciliani che ha incontrato (“Ho conosciuto tanti uomini importanti, ma nessuno vale la metà di Rocco Chinnici”) e qualche accenno alle migrazioni, ha risposto con garbo al professore Lavanco:

“Lei si chiede perché gli americani, quando traslocano, non si portano quasi nulla dietro? Perché si spostano da niente a niente…”.

Chiaro il riferimento alle radici, che possono esserci, ed essere anche molto profonde, o possono essere superficiali, o non esserci affatto.

“Perché in tanti, attraverso i secoli, sono venuti qui nel Sud Italia per conquistare? Le guerre, si sa, si fanno per prendere. E noi qui abbiamo tutto. Infatti noi meridionali non siamo mai andati a conquistare qualcosa, perché qui abbiamo già tutto”.

Una stoccata sul Reddito di cittadinanza, voluto dal Movimento 5 Stelle perché nel Sud tutti lo aspettano: perché al Sud vogliono restare a casa a non fare nulla e altre considerazioni contro il Mezzogiorno:

“Per poi scoprire – ha detto Pino Aprile – che le Regioni italiane prime nella richiesta del Reddito di cittadinanza sono la Lombardia e il Piemonte”. Chissà cosa ne pensano i leghisti che amministrano la Regione Lombardia e gli esponenti del PD che amministrano la Regione Piemonte…

E dei meridionali che vanno via e diventano importanti?

“Due le possibili spiegazioni – ha affermato lo scrittore -: o sono dei Terroni geneticamente modificati, Terroni Ogm, oppure si è ciò che le circostanze ci portano ad essere. Cos’è stato fatto per consentire agli cittadini del Sud di trovarsi nelle condizioni degli italiani del Nord Italia?”.

E qui il discorso torna al Mezzogiorno colonia d’Italia. Cos’era il Sud Italia prima della ‘presunta’ unificazione? Si arriva al tema che, ancora oggi, gli ‘storici’ negano. Il Regno delle Due Sicilie era una realtà industriale, ma questo non si deve dire.

Si deve dire, invece, che al Sud, nel 1860, eravamo nella stragrande maggioranza analfabeti. Persino Indro Montanelli, nella sua Storia d’Italia, quando arriva al Risorgimento smette di essere curioso ed anticonformista e comincia a ripetere la solita solfa risorgimentalista.

Dopo di che come si fa a dire che nel Regno delle Due Sicilia c’erano, nella stragrande maggioranza, analfabeti se a Napoli era presente la più antica università d’Italia, l’università ‘Federico II’?

Pino Aprile ha citato una serie di primati nella cultura nel Sud Italia di allora. Noi invece li citiamo tutti:

“1735. Prima Cattedra di Astronomia in Italia
1737. Costruzione San Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo ancora attivo
1754. Prima Cattedra di Economia al mondo
1762. Accademia di Architettura, tra le prime in Europa
1763. Primo Cimitero Italiano per poveri (Cimitero delle 366 fosse)
1781. Primo Codice Marittimo del mondo
1782. Primo intervento in Italia di Profilassi Antitubercolare
1783. Primo Cimitero in Europa per tutte le classi sociali (Palermo)
1789. Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio a Caserta)
1789. Prima assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)
1792. Primo Atlante Marittimo nel mondo (Atlante Due Sicilie)
1801. Primo Museo Mineralogico del mondo
1807. Primo Orto Botanico in Italia a Napoli
1812. Prima Scuola di Ballo in Italia, gestita dal San Carlo
1813. Primo Ospedale Psichiatrico in Italia (Real Morotrofio di Aversa)
1818. Prima nave a vapore nel mediterraneo “Ferdinando I”
1819. Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte
1832. Primo Ponte sospeso, in ferro, in Europa sul fiume Garigliano
1833. Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”
1835. Primo Istituto Italiano per sordomuti
1836. Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo
1839. Prima Ferrovia Italiana, tratto Napoli-Portici
1839. Prima illuminazione a gas in una città città italiana, terza dopo Parigi e Londra
1840. Prima fabbrica metalmeccanica d’ Italia per numero di operai (Pietrarsa)
1841. Primo Centro Sismologico in Italia, sul Vesuvio
1841. Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia
1843. Prima Nave da guerra a vapore d’ Italia “Ercole”
1843. Primo Periodico Psichiatrico italiano, pubblicato al Reale Morotrofio di Aversa
1845. Primo Osservatorio meteorologico d’Italia
1845. Prima Locomotiva a vapore costruita in Italia a Pietrarsa
1852. Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (Napoli)
1852. Primo Telegrafo Elettrico in Italia
1852. Primo esperimento di illuminazione elettrica in Italia, a Capodimonte
1853. Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (il “Sicilia”)
1853. Prima applicazione dei pricìpi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
1856. Expò di Parigi, terzo paese al mondo per sviluppo industriale
1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta
1856. Primo Premio Internazionale per la lavorazione di coralli
1856. Primo sismografo elettrico al mondo, costruito da Luigi Palmieri
1860. Prima Flotta Mercantile e Militare d’Italia
1860. Prima Nave ad elica in Italia “Monarca”
1860. La più grande industria navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia)
1860. Primo tra gli stati italiani per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi, conservatori e strutture di assistenza e formazione
1860. La più bassa mortalità infantile d’Italia
1860. La più alta percetuale di medici per numero di abitanti in Italia
1860. Primo piano regolatore in Italia, per la città di Napoli
1860. Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per numero di Tipografie (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per di Pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli)
1860. Primo Corpo dei Pompieri d’Italia
1860. Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli)
1860. Primo Stato Italiano per quantità di Lire-oro conservata nei banchi Nazionali (443 milioni, su un totale 668 milioni messi insieme da tutti gli stati italiani, compreso il Regno delle Due Sicilie)
1860. La più alta quotazione di rendita dei Titoli di Stato
1860. Il minore carico Tributario Erariale in Europa”

(QUI UN ARTICOLO DOVE TROVATE TUTTO e QUI UN ALTRO ARTICOLO).

Se il Sud Italia di allora aveva fatto quello che avete letto, come poteva avere la netta prevalenza di analfabeti? C’è o no qualcosa che non torna nella storia che ci raccontano?

Eppure, se qualcuno ricorda questo ed altro, ebbene, viene subito apostrofato come “borbonico”: che dovrebbe suonare come parola di offesa!

Ma – ha ribadito Pino Aprile – oggi le cose cominciano a cambiare. Chi ci ha propinato una storia falsa non ha più il controllo dell’informazione e della formazione.

Già, la formazione dei giovani. Sapete qual è stato, a nostro modesto avviso, il momento più bello del convegno? E’ stato quando, alla fine dei lavori, tanti presenti si sono avvicinati al tavolo dei relatori per stringere la mano a Pino Aprile. E mentre tante persone stringevano la mano al giornalista e scrittore, abbiamo sentito alcune di queste persone dire:

“Sa, io insegno storia nei Licei e per me è importante avere letto i suoi libri”.

Ebbene, questo è stato il momento più bello e più importante: perché il seme gettato da Pino Aprile e da quanti stanno cercando di ricostruire una storia che ci è stata negata comincerà finalmente a germogliare.

Foto tratta da dagospia.it

 

 

 

 

 

 

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