Sicilia, ritornano i Forconi: il 7 marzo presidi a Gela, a Vittoria e sui Nebrodi

2 marzo 2019

Si spera che davanti a una crisi epocale dell’agricoltura siciliana i protagonisti di questo mondo mettano da parte le divisioni e facciano prevalere le ragioni dell’unità nella protesta e nelle proposte da presentare ai Governi nazionale e siciliano e all’Unione Europea. Le parole di Mariano Ferro e del parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, Dedalo Pignatone  

I Forconi siciliani ci riprovano.

“Non voglio fare il leader, voglio solo fare ripartire la Sicilia e mettere in moto l’agricoltura della nostra Isola”.

Taglia corto Mariano Ferro, che – che gli piaccia o no – rimane il leader dei Forconi siciliani. E con lui torna a svegliarsi la Sicilia, massacrata negli ultimi anni dai Governi nazionali e regionali del Partito Democratico.

Appuntamento il prossimo 7 marzo a Gela, a Vittoria e sui Nebrodi, in provincia di Messina. Noi abbiamo sentito Ferro: ma questa volta il movimento si annuncia più variegato e farà perno sull’agricoltura.

Già, l’agricoltura siciliana. Bistrattata e abbandonata non soltanto di passati Governi nazionali e regionali (si pensi all’incredibile scippo del grano duro Senatore Cappelli, di fatto rubato al Sud Italia e finito nelle mani di una società bolognese (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Tutta l’agricoltura siciliana oggi è in crisi. C’è la protesta dei pastori siciliani ai quali scippano il latte per quattro soli.

C’è la crisi dei produttori di olio extra vergine di oliva, massacrati dall’olio d’oliva tunisino e, in generale, dall’olio d’oliva estero che, spesso, non è nemmeno olio d’oliva (COME POTETE LEGGERE QUI).

C’è la crisi del pomodoro da tavola e da industria, massacrato dal pomodoro che arriva dall’Asia.

C’è la crisi del Pomodorino e del Datterino di Pachino, massacrati dal prodotto che arriva dall’Africa e dall’Asia.

C’è la crisi degli agrumi siciliani, massacrati dagli agrumi che arrivano dal Nord Africa e dalla Spagna.

C’è la crisi della frutta estiva, massacrata dal prodotto (scadente oltre ogni commento) che arriva dal Nord Africa.

E poi, naturalmente, c’è il grano duro – del quale noi scriviamo spesso – che continua ad essere sostituito, anche qui in Sicilia, dal grano duro canadese e, in generale, estero.

Insomma, ce n’è abbastanza per cominciare una stagione di lotte. Anche contro un Governo regionale – quello di Nello Musumeci – che in un anno ha prodotto solo chiacchiere.

Tanti i motivi per avviare una protesta corale. Appuntamento, come abbiamo detto, il 7 marzo in tre luoghi della Sicilia: Gela, Vittoria e Nebrodi. Tre presidi con la speranza che gli agricoltori siciliani facciano finalmente prevalere le ragioni dell’unità della protesta e della proposta (da presentare ai Governi nazionale e siciliano e all’Unione Europea).

E, a proposito di Unione Europea, va segnalata una dichiarazione del parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, Dedalo Pignatone, che rappresenterà la commissione Agricoltura della Camera, lunedì prossimo, 4 marzo, durante l’incontro con il commissario europeo all’Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan, presso la Prefettura di Milano:

“Porterò direttamente le istanze degli allevatori, dei produttori di latte e degli agricoltori siciliani e del Sud in Europa”.

All’incontro parteciperanno anche gli assessori regionali al ramo e una rappresentanza della commissione Agricoltura del Senato e del Ministero delle Politiche agricole.

“Lancerò un messaggio forte di fronte al Commissario Hogan – dice Pignatone -. La Sicilia e le regioni del Sud non ce la stanno facendo più. In Sicilia, così come in tutte le regioni del Sud Italia, la situazione sta bollendo; immettiamo nel mercato prodotti agricoli d’eccellenza, ma i nostri agricoltori e allevatori sono sempre più poveri; stiamo vedendo buttare beni di altissima qualità, litri di latte e il migliore grano. Ricordiamo che l’agricoltura, soprattutto nel Sud Italia, riveste anche un valore sociale, oltre che di tutela del territorio”.

“Bisogna mettere immediatamente un argine a questa situazione e l’Europa deve fare la sua parte – precisa il parlamentare -: l’Europa deve proteggere e valorizzare l’eccellenza, deve sostenere i nostri agricoltori e i nostri produttori diretti contro la concorrenza estera sleale, quella che si avvale di un costo del lavoro molto più basso, a discapito della qualità e della sicurezza. Una sorta di Davide contro Golia, dove il nostro compito, di chi come me è rappresentante all’interno delle Istituzioni, è quello di accompagnare il principale comparto della nostra economia verso mercati europei e globali”.

Su questo punto non la pensiamo come l’onorevole Pignatone: competere con chi produce a costi molto più bassi non ha senso. Né è pensabile ipotizzare di far vincere la qualità, perché il mercato globale dell’agro-alimentare privilegia i prezzi bassi, anche se i prodotti sono pessimi, sfruttando le immense sacche di povertà che il liberismo economico ha fatto lievitare.

Molto più conducente, per il Sud, puntare sul Km zero, approfittando del fatto che, in prospettiva, la Grande Distribuzione Organizzata è destinata ad entrare in crisi. Bisogna, anzi, creare i presupposti per accelerare la crisi della Grande Distribuzione Organizzata, spingendo i consumatori ad acquistare prodotti agricoli direttamente da chi li produce e sostenendo l’agroindustria locale.

 

 

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