Orlando contro il Decreto Salvini: ma non è lo stesso sindaco che plaudiva all’hot-spot allo ZEN dell’ex Ministro Minniti?/ MATTINALE 243

5 gennaio 2019

E non è lo stesso sindaco di Palermo che ha fatto sgomberare le venti famiglie di senza casa di via Savagnone? Giusto difendere il diritto alla residenza anagrafica dei migranti. Ma nelle stesse condizioni – senza residenza anagrafica – sono tante persone in città alle quali il Comune non ha riservato la stessa attenzione. Come mai? Non è che dietro questa sceneggiata c’è il solito partito dei sindaci allargato all’Italia? Gli ‘scivoloni’ della Chiesa e di Potere al Popolo

Una premessa: lasciare per giorni e giorni 49 persone in mare è un atto criminale che getta discredito su tutta la ‘presunta’ Unione europea. Né siamo d’accordo sul cosiddetto Decreto sicurezza voluto dal Ministro degli Interni Matteo Salvini. Detto questo, non nutriamo alcuna simpatia per la stessa Lega di Salvini e, contemporaneamente, nutriamo molti dubbi sull’atteggiamento del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e sul PD che appoggia una protesta contro una legge dello Stato che sembra più elettorale che morale.

Ci chiediamo e chiediamo: dove erano i sindaci che oggi protestano contro il Decreto sicurezza quando il Governo Renzi – Ministro Maurizio Lupi – ha vietato la residenza alle tante famiglie che, per bisogno, hanno occupato immobili abbandonati pur di poter avere un tetto sopra la testa? Anche in questo caso ricordiamo un Decreto che non è stato contestato.

Dove erano quando l’ex Ministro degli Interni, Marco Minniti, esponente di spicco del PD, ha iniziato a mettere in campo politiche, di fatto, repressive contro i migranti?

Dove erano tutte le anime belle che hanno manifestato ieri a Palermo quando lo stesso Minniti ha lanciato la proposta di realizzare nuovi hot-spot?

Se non ricordiamo male, uno di questi hot-spot avrebbe dovuto vedere la luce a Palermo, nel quartiere ZEN, con l’avallo del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, lo stesso che oggi contesta la “disumanità” del Ministro Salvini (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Contro l’hot-spot a Palermo c’è stata una sollevazione popolare. Ma, in quell’occasione, il sindaco Orlando era favorevole all’hot-spot. Né abbiamo visto in piazza – contro l’hot-spot – quelli che ieri hanno appoggiato la protesta dei sindaci, sindaco di Palermo in testa.

Ieri alcune centinaia di persone sono scese in piazza, a Palermo, per contestare il Decreto sicurezza e per difendere la Costituzione, sfidando il freddo. Onore e merito a loro. Ma noi ci permettiamo di ricordare che la stessa amministrazione comunale che oggi difende i diritti dei migranti è la stessa che, tra ottobre e dicembre, ha fatto sgomberare venti famiglie da due edifici oggi murati.

Questo è successo a Palermo, in via Savagnone. Ci permettiamo di sottolineare che, oggi, le due palazzine dove avevano trovato alloggio venti famiglie senza casa sono vuote e murate. Non sarebbe stato più logico a dicembre, in pieno inverno, lasciare lì le venti famiglie, ben spendo che tra sei mesi saranno di nuovo in mezzo alla strada?

Ricordiamo che le prime sette famiglie di via Savagnone sono state messe letteralmente in mezzo alla strada con il “libero convincimento”. Che fine hanno fatto? Non si sa (COME POTETE LEGGERE QUI).

Poi c’è il tema della residenza anagrafica. Tema serio. Ma la residenza anagrafica, a Palermo, visto le condizioni sociali ed economiche della città sempre più precarie, è un diritto di tutti: dei migranti e anche dei cittadini di Palermo.

Tony Pellicane, persona che, da anni, si batte in favore degli ultimi, sulla sua pagina Facebook ricorda che una delle famiglie fatte sgomberare da via Savagnone, “per sua disgrazia, ha avuto la propria residenza a Bagheria… poi è stata sfrattata, poi è finita, assieme ad altre famiglie senza casa, ad occupare i locali di Via Savagnone, poi è stata sgomberata”, e “come le altre famiglie sgomberate è stata trasferita in un B&B a carico del Comune, poi lo stesso Comune dice alla famiglia in questione che nulla potrà fare per loro, perché NON HANNO UNA RESIDENZA ANAGRAFICA A PALERMO”.

Chiediamo al sindaco di Palermo: come funziona ‘sta residenza anagrafica? Per alcuni si intraprende una ‘battaglia di civiltà’ e per altri no?

“A Palermo – ricorda sempre Tony Pellicane – sono circa 750 famiglie che vivono in immobili occupati e che hanno perso la residenza anagrafica”.

Come mai il Comune e l’Arcivescovo di Palermo non prendono posizione in favore di queste persone?

Ha torto la consigliere comunale Sabrina Figuccia, quando scrive che “sulla residenza anagrafica non si debbono fare discriminazioni?

Oggi il sindaco Orlando e lo stesso Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, contestano i “Decreti inumani”. E fino a che punto è umano, invece, non tenere conto delle migliaia di persone che vivono a Palermo privi di un alloggio regolare? Sono famiglie, tante famiglie, alle quali, come dice sempre Sabrina Figuccia, viene “sostanzialmente negato il diritto all’assistenza sanitaria e all’istruzione scolastica per i propri figli”.

Ma, a quanto pare, questi palermitani debbono essere ‘trasparenti’ se, oltre alla politica-politicante, anche le alte gerarchie ecclesiastiche non riescono a vederle…

E non li vedono nemmeno i tanti grandi nomi dell’informazione che, con molta probabilità, nulla sanno dell’hot-spot che il Governo nazionale di centrosinistra e il sindaco di Palermo avrebbero voluto piazzare nel quartiere ZEN (per la precisione, nell’area dello ZEN 2, dove maggiore è il degrado), né sanno nulla dei tanti cittadini di Palermo che hanno perso la residenza anagrafica.

Detto ciò, sbagli chi pensa che, a Palermo, si utilizzino due pesi e due misure, sollevando la questione della residenza anagrafica per i migranti e ignorando la stessa questione se si tratta di cittadini di Palermo.

Non ci sono due pesi e due misure: c’è solo una strumentalizzazione politica in vista delle elezioni europee previste tra quattro mesi. Orlando ha già provato a dare vita al partito dei sindaci in Sicilia, in occasione delle elezioni regionali del novembre 2017: e ha fatto un grande buco nell’acqua.

Non è da escludere, alla luce del caos che regna nel PD, che quello che resta di ciò che è stata la sinistra italiana – e certi sindaci sono esponenti di questa ‘eletta schiera’ – che nasca qualcosa di simile a un partito dei sindaci. Del resto, in Piemonte, il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, si sta inventando una serie di sigle più o meno ‘civiche’, perché sa che con il simbolo PD perderebbe una caterva di voti a prescindere…

Ultime due considerazioni sulla Chiesa cattolica e su Potere al Popolo.

La Chiesa cattolica si sta schierando con i sindaci ribelli. Poiché ci rifiutiamo di pensare che non abbiano capito che si tratta di una speculazione politica che nulla ha a che fare con la morale, non possiamo che interpretare la mossa di Papa Francesco e compagni come una scelta di bassa politica…

Potere al popolo, in fine. Una forza politica che, ieri, si è schierata con il sindaco Orlando. Dimenticando che Orlando non è stato, come dire?, in prima fila nel referendum per bloccare le trivelle.

Un sindaco che, nell’autunno del 2016, a Palermo, si accompagnava con Renzi, in quei mesi impegnato a sostenere il sì al referendum sulle ruiforme costituzionali poi ‘bocciato’ dagli italiani.

Un sindaco che, insieme con Renzi, ha organizzato e gestito la secca sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni regionali siciliane.

Un sindaco che, nel PD di Renzi, alle elezioni politiche del 4 marzo, si è schierato con lo stesso PD di Renzi, prendendo la tessera di questo partito.

In politica ci si distingue. Mescolandosi con gli ipocriti e con i professionisti della strumentalizzazione politica non si va da nessuna parte.

 Foto tratta da palermotoday 

 

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