La storia del Sud vista con gli occhi di un bambino nel 1860/ La storia del Ponte sul Garigliano

2 gennaio 2019

In questa parte del racconto si descrive la storia del Ponte sul Garigliano, il primo ponte italiano sospeso a catene di ferro utilizzato per il transito di veicoli pesanti. La prima opera, nel suo genere, realizzata nell’Europa continentale, da un grande ingegnere: Luigi Giura. L’occasione per ribadire che, anche in questo settore, il Regno delle Due Sicilie era più avanti, per esempio, di Piemonte e Lombardia, dove nel 1860 pascolavano le mucche… 

di Domenico Iannantuoni

– Carissimi ragazzi, oggi vi parlerò di una vera e propria
impresa tecnico scientifica ad opera del nostro ing.
Luigi Giura “uomo di specchiata moralità, tecnico e scienziato
insuperabile, vanto dell’ingegneria delle Due Sicilie e dell’Italia
nel Mondo”.

Il nostro maestro prese il suo solito libro e cercò
accuratamente una pagina, poi si sedette comodamente ed
iniziò la lettura.

– Questo nostro scienziato, ancora vivente tra di noi, è
stato il motore propulsore dello sviluppo e del
progresso dello Stato delle Due Sicilie come più avanti
vi dirò…ma prima vorrei dirvi cosa scrisse G. Filioli
di lui nell’ormai lontano 1833:

“Edificare un ponte era nell’opinione degli antichi santissima cosa, e vi
si adoperavano, come abbiam da Varrone, cerimonie e pratiche religiose:
che anzi solamente ristaurarlo aveasi come impresa oltremodo onorata,
sì che i legati per questo obietto erano dà giureconsulti fra quelli ad pia
causas annoverati. Ove un giorno siavi né nostri nipoti il cuore e la virtù
degli antichi, benediranno essi il regno di Ferdinando II e la nuova sua
opera che dell’Augusto suo nome va gloriosa: e forse taluno soggiungerà
essersi con bellissimo pensiero innalzato il primo ponte che di tal genere
abbia veduto l’Italia, che presso i campi formiani dove già nacque il
principe dell’architettura Vitruvio Pollione”.

Luigi Giura nacque il 1 Ottobre 1795 a Maschito, in Lucania.
“Particolarmente versato per gli studi matematici, appassionato di
meccanica e idraulica si diplomò nel 1814, primo fra dodici allievi presso
la scuola napoletana di Ponti e Strade, emanazione dell’istituzione del
Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade. A questo corso di studi seguì il
triennio di Architettura Civile e delle Arti del Disegno sotto la guida
del prof. Leopoldo Laperuta, cui seguì la laurea in ingegneria civile con
una brillante ed avveniristica tesi (Proporzione degli intercolumni,
misure degli ordini per via dè moduli e quali forme possono convenire agli
edifici civili).
Tesi che anticipava già chiaramente quella che sarebbe stata per lui non
solo una brillante carriera professionale, che lo avrebbe portato al
massimo ruolo di “Ingegnere di Stato”, ma anche alla formazione di
una vera e propria nuova scuola di pensiero tecnico-scientifico, che meritò
ampio riconoscimento a livello nazionale e internazionale.

Terminati gli studi l’ing. Giura trovò da subito impiego nel Corpo Ponti
e Strade, antesignano del futuro Genio Civile, ove, come detto, fece
brillante carriera soprattutto durante il lungo Regno di Ferdinando II
(1830-1859). Fu quello un periodo aureo per lo sviluppo tecnologico, economico e del benessere sociale del Regno delle Due Sicilie, che vide crescere il proprio prodotto interno lordo in modo robusto e progressivo, nonostante le interferenze soprattutto inglesi, ma anche austriache e francesi, le cui politiche erano dichiaratamente ostili
all’affermazione di una potenza italiana mediterranea legata al Papa e alla Russia da forti rapporti di cooperazione e di amicizia.

Ferdinando II, ben consapevole del costante pericolo politico e
commerciale, pur aggredito da una campagna denigratoria finanziata da
tutte le nazioni liberali, Inghilterra in testa, cui si aggiunse anche il
Piemonte dopo il 1848, portò a compimento un vero e proprio miracolo
economico, risollevando il Regno dai disastri delle guerre rivoluzionarie
francesi, prima, napoleoniche dopo, e dalla grave sofferenza economica
dovuta al lunghissimo blocco continentale imposto dal dittatore
Buonaparte e in ultimo da una pesantissima occupazione militare
austriaca durata dal 1821 al 1827.

Arti, mestieri e professioni si svilupparono a dismisura, mentre
un’oculata politica finanziaria e fiscale invogliò sia gli industriali
stranieri sia quelli nostrani ad investire i propri capitali nelle Due
Sicilie, portando il Regno, già verso il 1850 ad un elevato tasso di
industrializzazione, di gran lunga superiore a quello dei restanti Stati
italiani pre-unitari.

Il Sovrano era giovane e simpatizzava apertamente per i giovani, li
spronava e studiare, a competere e a far sempre meglio attraverso
un’infinità di agevolazioni e premi, ponendo come solo limite la sacralità
della “Cosa Pubblica”, a cui dobbiamo subito collegare una
parsimoniosa e onesta gestione delle risorse finanziarie dello Stato.

In questo clima sociale si deve inserire la vita professionale dell’ing.
Giura e di tanti suoi colleghi, moltissimi dei quali, come lui, pur
provenendo da famiglie modeste, trovarono ovunque opportunità di
lavoro e di affermazione professionale nell’industria privata ed in quella
pubblica.

Egli fu uno dei più grandi ingegneri che l’Italia abbia avuto nell’epoca moderna. Le sue opere furono innumerevoli quali strade,
gallerie, invasi, canali irrigui, drenaggi antismottamento,
il tanto agognato prosciugamento del lago del Fucino, contrafforti montani, ponti, stazioni ferroviarie, edifici ed impianti di grande importanza
pubblica e privata, civile ed industriale, come il primo zuccherificio italiano in provincia di Salerno.

Ancora dobbiamo aggiungere i rilievi idrici e topografici della città di
Napoli e quindi la sua nuova progettazione urbanistica che ancora oggi
possiamo ammirare. Questa progettazione diede alla città quel taglio di
grande “Capitale Europea”.

Dell’ing. Luigi Giura si dice che non ebbe grandi passioni politiche e che
mantenne con il re Ferdinando II ed i suoi ministri rapporti sempre
improntati al reciproco rispetto. Egli era, come si suol dire, “sufficiente
a sé stesso”, cioè ricco delle sue capacità intellettuali, professionali ed
anche imprenditoriali, dimostrate agli altri sempre con semplicità.

Anche le vicende di suo fratello Rosario, costretto all’esilio perché
coinvolto nei fatti insurrezionali di Napoli del 1848, non gli causarono
alcuna ritorsione da parte del Governo di Ferdinando II. Né al contrario egli si pose con questo in discordia e non certo per mantenere
la sua posizione di prestigio nella Direzione del Corpo Ponti
e Strade in quanto, a quel tempo, già aveva consolidato una brillante
attività professionale privata.

Se dovessimo giudicarlo dal fatto che accettò di buon grado di progettare
e dirigere i lavori per il monumento funebre di Ferdinando II, potremmo
azzardare l’ipotesi che tra i due vi fosse anche una sincera amicizia,
piuttosto che rancore per la situazione del fratello Rosario con il quale
comunque egli mantenne sempre uno stretto legame.

Tuttavia il grande “Ingegnere di Stato”, tra i suoi numerosissimi
progetti, ha compiuto e diretto la realizzazione dei primi due ponti
d’Italia sospesi a catene di ferro sui fiumi Garigliano (il Real
Ferdinando) e sul Calore (il Real Cristino), dei quali noi divulghiamo
le caratteristiche tecniche e le loro prerogative di opere d’ingegneria di
valenza mondiale.

Tra le numerosissime invenzioni sviluppate nel Regno delle Due Sicilie,
di cui buona mostra si faceva durante l’esposizione internazionale che si
teneva periodicamente nelle principali capitali d’Europa e dunque anche
a Napoli, spicca sicuramente anche quella del ponte sul Garigliano.
Esso infatti non fu solo il primo ponte italiano del tipo a sospensione a catene di ferro adatto al transito
di veicoli pesanti, ma anche il primo, 
nel suo genere,
realizzato nell’Europa continentale, dotato di così

importanti innovazioni meccaniche e tecnologiche da renderlo certamente “brevetto industriale di primo livello”.

Abbiamo voluto attribuire al ponte sul Garigliano l’aggettivo
“Meraviglioso” in quanto essendo Giura anche un eccellente architetto,
riuscì a progettare e realizzare un’opera che aggiungeva, all’efficiente
funzionamento meccanico-strutturale, un indiscutibile buon gusto estetico
che, applicato agli elementi di fucina e di fabbrica, fece dell’insieme una
vera e propria opera d’arte”.

Il Ponte sul Grigliano fu inaugurato dallo stesso Ferdinando II nel 1832,
tra il giubilo della folla e la sorpresa degli inviati della stampa di tutto il mondo.

La campana aveva già suonato da cinque minuti il “finis” ed
uscimmo in silenzio dalla scuola per ultimi; ognuno di noi era
in cuor suo un piccolo ing. Luigi Giura.

Foto tratta da parlamentoduesicilia.eu

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