terza pagina/ “Il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare’…”

10 novembre 2018

La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.

‘’Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse, decisi allegramente che non mi sarei fermata in nessun posto. Mi votai all’Inquietudine’’.

Simone de Beauvoir, “Memorie di una ragazza perbene”.

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.

‘’Tocca rassegnarsi. Non ha gratitudine, la vita, se capite cosa voglio dire’’.

Alessandro Baricco, “Oceano Mare”.

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Siciliani notevoli da ricordare

..il 10 novembre 1979 moriva a San Gregorio, Catania

•Salvatore Bologna, appuntato dei carabinieri

Al casello autostradale di San Gregorio, nei pressi di Catania, durante il trasferimento del detenuto Angelo Pavone, in un agguato il 10 novembre 1979 vengono uccisi il vicebrigadiere Giovanni Bellissima e gli appuntati Salvatore Bologna, 41 anni, e Domenico Marrara. Dovevano tradurre in Nord Italia il detenuto Salvatore Pavone, detto “faccia d’angelo”, ritenuto il cassiere della banda Mazzei, arrestato a Napoli. Il servizio di traduzione era svolto con un’autovettura e un conducente civile secondo l’appalto gestito dal Ministero di Grazia e Giustizia. Nel momento in cui l’automezzo si fermò al casello di San Gregorio, sull’ autostrada Catania-Messina, un gruppo di fuoco entrò immediatamente in azione uccidendo sul colpo i 3 militari dell’Arma. Si salvò unicamente l’autista del mezzo, Angelo Paolello, perché creduto morto. Secondo la ricostruzione successiva, gli aggressori spariscono e Salvatore Pavone che verrà ritrovato undici giorni dopo in una discarica di rifiuti, torturato e ucciso lentamente col sistema dell’autostrangolamento. Il triplice omicidio viene consumato durante la visita del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che volle recarsi a rendere omaggio alle salme dei 3 militari caduti (della visita di Pertini in Sicilia vi parliamo qui, ndr). Il comune di San Gregorio di Catania ha eretto un monumento nei pressi del casello autostradale a ricordo della strage.

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Eventi e fatti storici

Gaspare Cusenza diventa sindaco di Palermo

10 novembre 1948

Il 10 novembre del 1948, in Consiglio comunale, il democristiano professor, Gaspare Cusenza, venne eletto sindaco con i voti della Dc, del Pri, dei saragattiani, delle destre e di un nutrito gruppo di consiglieri pronti ad approdare a nuovi lidi. Entreranno in giunta l’ex sindaco Rocco Gullo, il futuro sindaco Nello Martellucci (allora repubblicano, poi dc) e con l’incarico di vicesindaco il monarchico Ernesto Pivetti, che sarà ricordato per essere stato redarguito, da deputato e davanti a Palazzo dei Normanni, dall’irato capomafia don Paolino Bontà.

Con Cusenza ha inizio la lunga stagione dei primi cittadini democristiani. Nato il 10 marzo 1891, era un medico conosciuto in città, docente di Otorinolaringoiatria al Policlinico.

Personalità poliedrica, comprese che la ricostruzione della città non poteva essere ritardata. Sapeva che erano necessari corposi finanziamenti e per quello sollecitò la collaborazione dei deputati del suo partito. Molti quattrini furono destinati alle case popolari, alla zona portuale e alla realizzazione della doppia carreggiata di via Crispi. Un fiume di denaro che rafforzò il gruppo di potere dominante.

Agli inizi del 1951 si decise di dotare di fognature le borgate di Sferracavallo e Tommaso Natale. Il sindaco aveva optato per la trattativa privata, dopo che l’asta pubblica era andata misteriosamente deserta. Chi vinse l’appalto? Tal Francesco Vassallo, un ex carrettiere descritto dai carabinieri, in un rapporto del ’47, «un poco mafioso».

Durante la gestione del sindaco-medico la città subì gli assalti della banda Giuliano. Nell’agosto ’49 fu presa di mira la caserma dei carabinieri di Bellolampo e vennero uccisi sei militari. Un fatto enorme, che però ebbe scarsa eco a Palazzo delle Aquile. Cusenza intanto seguiva con attenzione l’appalto-concorso per la sistemazione del rione Villarosa (l’area di piazzale Ungheria) e l’arredo di piazza Bologni col ritorno della statua bronzea di Carlo V.

Il 31 marzo del ’51 il sindaco si dimise per candidarsi all’Ars e, successivamente, al Senato dove, il 27 ottobre 1954, subentrò al catanese Domenico Magrì la cui elezione era stata annullata. Lasciato Palazzo Madama nel ’58, gli venne assegnata la poltrona di presidente della Cassa di risparmio. Da questa postazione non si dimenticherà del “sodale” Vassallo, al quale verranno aperte linee di credito senza fondo. Cusenza si spegnerà il 17 giugno 1962, mentre in città spadroneggiavano già i “giovani turchi” della Dc.

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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri.

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.

Parliamo oggi di  Giuseppe Tomasi di Lampedusa

‘’Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone’’. Scrittore dalla complessa personalità, è stato autore del celeberrimo romanzo Il Gattopardo, di cui quest’anno ricorre il 60esimo della pubblicazione.. Personaggio molto taciturno e solitario, passò gran parte del suo tempo leggendo moltissimo.

Nato a Palermo il 23 dicembre 1896 da una famiglia di nobili natali, dedica la sua vita allo studio, alla lettura di opere classiche italiane e non, ai viaggi e allo sviluppo di una coscienza e sensibilità letteraria di respiro europeo.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Tomasi di Lampedusa è una personalità molto riservata, solitaria, come egli stesso affermava di essere. Viaggia per la volontà di rendere la sua cultura sempre più internazionale e di riportare quanto appreso alla realtà della sua amata, ma nello stesso tempo odiata, Sicilia. La fama di Tomasi di Lampedusa è strettamente legata al celeberrimo romanzo Il Gattopardo, scritto tra il 1955 e il 1956 e pubblicato nel 1958, un anno dopo la morte dello scrittore, avvenuta a Roma il 23 luglio 1957. La sua particolare trama e lo stile a metà tra il romanzo storico e la forma poetica non convinsero i grandi editori del tempo – Mondadori ed Einaudi – che respinsero il manoscritto, il quale fu poi apprezzato da Bassani ed edito da Feltrinelli ottenendo un grandissimo successo. Il rifiuto del manoscritto è da ritrovarsi nella particolare natura dell’opera: moderno e antico si intrecciano e si alternano. Giuseppe Tomasi di Lampedusa descrive in maniera molto accurata l’ascesa della borghesia in Sicilia e la decadenza dell’aristocrazia ponendo il lettore davanti all’umanità, ai dubbi, e alle speranze degli uomini nei confronti del tempo che cambia e dell’evolversi della propria identità.

‘’In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare’. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui noi abbiamo dato il ‘la’; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei Chevalley, e quanto la regina d’Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è colpa nostra. Ma siamo stanchi e svuotati lo stesso’’.

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

L’amor fa una donna amare

‘’L’amor fa una donna amare.

Dice: «Lassa, com faragio?

Quelli a cui mi voglio dare

non so se m’à ‘n suo coragio.

Sire Dio, che lo savesse

ch’io per lui sono al morire,

o c’a donna s’avenesse:

manderia a lui a dire

che lo suo amor mi desse’’.

Compagnetto da Prato

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Proverbi Siciliani

Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.

La bona fimmina fa la casa, la pazza la sdirrubba.

La donna buona fa la casa, la pazza la distrugge.

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