Arrivano le ‘bombe’ che potrebbero distruggere il mare che va da Licata a Santa Croce Camerina?

17 febbraio 2018

L’allarme l’ha lanciato sulla propria pagina facebook Mario Di Giovanni, un ingegnere che, da anni, si batte per difendere il mare dall’assalto dei petrolieri ormai a briglia sciolta dopo le autorizzazioni incassate dal Governo Renzi-PD. La parola passa adesso al Governo Musumeci: sarà l’occasione per capire se c’è discontinuità reale con il precedente Governo Crocetta  

Al via le bombe dell’air gun per individuare i giacimenti di idrocarburi nel Canale di Sicilia e, in particolare, nel tratto di mare antistante i Comuni di Licata, Butera, Gela, Acate, Vittoria, Ragusa, Santa Croce Camerina? Sembrerebbe proprio di sì, anche se manca la conferma ufficiale.

L’allarme lo lancia Mario Di Giovanni sulla propria pagina facebook:

“Agli amici di Licata, Gela e dintorni.

ENI ha variato il programma di lavori relativi al permesso di ricerca di idrocarburi d 33 GR AG, quindi è stata riaperta la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

Purtroppo il periodo in cui effettuare le osservazioni è scaduto lo scorso 3 Febbraio.

Secondo quanto dichiarato da ENI la documentazione è stata depositata nei Comuni di Licata, Butera, Gela, Acate, Vittoria, Ragusa, Santa Croce Camerina e relative province, nonché presso l’assessorato Territorio e Ambiente della Regione siciliana.

Ritengo che almeno uno di questi Comuni vi abbia avvisato della procedura in corso e che abbia presentato le dovute osservazioni coinvolgendo la cittadinanza.

Informatevi, in caso contrario chiedete spiegazioni alle vostre istituzioni del mancato coinvolgimento ed anche se fuori termine organizzatevi ed inviatele lo stesso, se arrivano anche con qualche settimana di ritardo normalmente vengono lo stesso lette e prese in considerazione.

Sarebbe interessante chiedere inoltre lumi alla Regione siciliana.
Tutti i dettagli della procedura li trovate al link in fondo al post (CHE POTETE LEGGERE QUI).

Per quello che posso, per me è un periodo lavorativo e familiare molto particolare, posso fornirvi materiale e suggerimenti per rispondere alle osservazioni, ma questa volta non posso fare da coordinatore e da estensore delle controdeduzioni”.

Succede che, invece di puntare sulle energie pulite – vento, sole, energia geotermica (per esempio a Pantelleria, che continua a ignorare questa fonte di energia, ignorando anche il vento che in quest’isola non manca certo!) – l’ENI continua a cercare idrocarburi.

Grazie al disastroso Governo Renzi – e purtroppo grazie al referendum sulle trivelle che non ha raggiunto il quorum: altro bel ‘regalo’ di Renzi e del PD – l’ENI continua a cercare idrocarburi. E lo fa nel Mediterraneo, un mare chiuso con equilibri ecologici delicatissimi.

Dalle nostre parti – parliamo del mare siciliano – è già operativa la piattaforma Prezioso a cui si è aggiunta la concessione off-shore Iblea.

Di questa storia abbiamo parlato lo scorso 29 novembre, invitando il Governo regionale di Nello Musumeci a intervenire, o quanto meno a dire cosa pensa di questa storia (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Ricordiamo che il passato Governo di Rosario Crocetta – un vero Governo di ‘sinistra’ – non ha fatto nulla per tutelare il nostro mare (Crocetta pensava che, per questo e per altri sì al Governo Renzi, sarebbe stato ‘premiato’ con una bella candidatura: invece non difendere la Sicilia dai petrolieri senza scrupoli non gli è servito a nulla, perché non è nemmeno candidato alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo!).

Adesso siamo in presenza di una terza ondata di ricerche di idrocarburi. Che interessa, come già accennato, il mare dei Comuni di Licata, Butera, Gela, Acate, Vittoria, Ragusa, Santa Croce Camerina.

Il dubbio – che è forse è molto più di un dubbio – è che venga utilizzata la tecnica dell’air gun. In che cosa consiste l’air gun lo spiega il WWF:

“Sistema che utilizza l’espansione nell’acqua di un volume di aria compressa che genera un fronte di onde di pressione acustica direttamente nell’acqua circostante. Il suono si propaga in acqua e nel sottosuolo marino per individuare i giacimenti. Questi arrecano danni temporanei o duraturi gravi, fino alla morte in taluni casi, per numerose specie marine come i cetacei, come oramai la casistica dimostra, le tartarughe marine, i banchi di pesci pelagici”.

“Come se ciò non bastasse – leggiamo sempre nel documento del WWF – l’intera zona è considerata ad alta pericolosità sismica con la presenza a poche decine di chilometri di vulcani sottomarini ancora attivi. Tale sismicità genera fattori di rischio inconciliabili con le attività estrattive petrolifere, a meno che, con inammissibile superficialità si voglia mettere a repentaglio la vita stessa delle persone in maniera esponenziale, poiché si verrebbe a sommare al rischio vulcanico e sismico, quello industriale, con una sequenza di catastrofi difficilmente immaginabili”. (QUI IL TESTO DEL WWF PER ESTESO SU “CANALE DI SICILIA E RISCHI ESPLOSIVI”).

Che succederà, adesso? Il Governo regionale di Musumeci interverrà, o ci sarà la continuità ‘ascara’ con il Governo Crocetta?

Sappiamo che lunedì prossimo, negli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, si insedierà il nuovo dirigente generale del dipartimento Ambiente, Beppe Battaglia. 

Questa vicenda, con molta probabilità, sarà l’occasione per capire se ci troviamo davanti a un Governo regionale e a un’amministrazione (che gode di una certa autonomia rispetto allo stesso Governo (ricordiamo che i provvedimenti amministrativi li formano i dirigenti, a partire dal dirigente generale, non i politici) che intendono imprimere discontinuità su un tema delicatissimo o se, invece, siamo di fronte a un Governo di ‘Sepolcri imbiancati’.

Foto tratta da quotidianodigela

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