Alle navi cariche di grano duro canadese si sono aggiunte le navi con il grano dall’Ucraina. L’ombra di Chernobyl?

16 marzo 2017

Dopo le prima analisi su alcune marche di pasta rese note da GranoSalus, siamo tornati dal micologo Andrea Di Benedetto per farci raccontare le novità di questo settore. Così scopriamo che le grandi industrie della pasta, dopo il clamore suscitato dalla presenza di micotossine DON, stanno cambiando strategia: invece di usare nelle miscele il 50% di grano duro canadese, ne usano il 30%. Sostituendolo con grano duro che arriva con solite navi dall’Est, Ucraina in testa. Pericolo legato al grano radioattivo? La polemica sul glifosato presente nella birra tedesca

Andrea Di Benedetto, agronomo specializzato in micologia, tra i protagonisti dell’esperienza di GranoSalus, l’abbiamo intervistato circa cinque mesi addietro. Siamo tornati da lui per fare il punto della situazione dopo la pubblicazione delle prime analisi sui derivati del grano. Ricordiamo che in Italia, fino ad oggi, a nessuno è venuto in testa di mettere sotto sistematica osservazione i derivati del grano, soprattutto del grano duro, per far conoscere ai consumatori quello che c’è dentro le confezioni dei prodotti, nel caso specifico, cosa c’è nella pasta che finisce sulle nostre tavole.

Già, la pasta. Che dovrebbe essere il prodotto d’elezione del Sud del nostro Paese, se è vero che la pasta si fa con il grano duro, coltura tipica del Mezzogiorno d’Italia per antonomasia. Solo che nel Belpaese succedono cose strane. Succede che il grano duro del Meridione d’Italia – che sotto il profilo della qualità tossicologica è uno dei migliori del mondo – viene invece utilizzato per ‘tagliare’ il grano duro che arriva dai Paesi esteri.

Da protagonista, il grano duro del Sud Italia è diventato comprimario. Il nostro grano duro, come già accennato, serve soltanto per essere miscelato con i grani duri esteri. O meglio, bar abbassare il tenore di sostanze inquinanti e dannose per la salute umana contenute di solito nei grani duri esteri.

E siccome le multinazionali hanno deciso che il grano duro del Mezzogiorno d’Italia deve svolgere un ruolo secondario, deve costare poco: da qui i ‘magheggi’ del mercato di Chicago (il più importante mercato del grano del mondo) nonché delle Borse merci locali per tenere basso il prezzo del grano duro del Sud Italia. Tutto questo mentre il prezzo del Desert Durum prodotto tra la California e l’Arizona rimane alto (circa 40 Euro a quintale) grazie a un sistema di certificazione che nel Sud Italia fino ad oggi risulta sconosciuto.

Il risultato di tutti questi ‘giochi’ è che in Italia, mediante le navi, arriva un grano duro quasi sempre di qualità scadente. Ma ha una ‘qualità proteica’ che conviene molto alle industrie della pasta: contiene tanto glutine: cosa, questa, che fa risparmiare alle stesse industrie un sacco di soldi (la pasta ricca di glutine essicca in due ore invece che il 24-36 ore). E pazienza se l’eccesso di glutine, insieme con la presenza di glifosato e micotossine DON, ha sfasciato gli ‘stomaci’ di mezzo mondo!

Fatta questa introduzione, chiediamo a Di Benedetto le ‘news’ dopo le analisi volute da GranoSalus su otto marche di pasta industriale italiana.

“A lume di naso – ci dice Di Benedetto – possiamo affermare che i pastai italiani, dopo che una grande attenzione, da parte dei media, si è concentrata sugli alti livelli di micotossine DON, stanno cambiando in parte la fonte di approvvigionamento di grani duri esteri”.

Hanno detto basta al grano duro prodotto nelle aree fredde e umide del Canada?

“Assolutamente no. Il grano duro canadese arriva sempre. Hanno ridotto la presenza del grano duro canadese nelle miscelazioni: invece di inserire nelle miscele il 50 per cento di grano duro canadese ne inseriscono il 30 per cento”.

Scusi, ma la miscelazione di grani non è proibita dai Regolamenti dell’Unione Europea?

“Su questo punto, in realtà, la legislazione comunitaria è ambigua”.

Ci spieghi.

“Come tutti sappiamo, l’Unione Europea ha fissato un limite della presenza di DON sul grano duro a 1750 parti per miliardo. Ora siccome il grano duro importato in questione ha un limite di poco inferiore a 1700 parti per miliardo di DON, loro sostengono che si può utilizzare per fare i tagli”.

Ma è un’assurdità: in tanti altri Paesi del mondo il limite del DON sul Grano duro è fissato sotto 1000 parti per miliardo. Quindi il grano duro che contiene micotossine DON in quantità comprese tra zero e 1750 parti per miliardo può essere miscelato con altri grani duri perché, di per sé, sarebbe comunque a norma e quindi secondo loro idoneo per finire sulle tavole delle persone sotto forma di pasta, pane e via continuando…

“Come abbiano potuto ottenere, dall’Unione Europea, un limite così alto per il DON non riusciamo ancora oggi a spiegarcelo. Come ho già detto una volta proprio sul vostro blog d’informazione, in Canada, un grano duro che contiene 1000 parti per miliardi di Don non viene dato nemmeno agli animali!”.

La scusa, se non abbiamo capito male, è che due grani duri, se presentano entrambi limiti di DON inferiori a 1750 parti per miliardo possono essere fra loro lo stesso miscelati.

“Ripeto: su questo punto la normativa europea è ambigua. Il Legislatore comunitario, a mio avviso, oltre ad abbassare il limite del DON, dovrebbe essere più chiaro anche sulle miscelazioni del grano”.

Allora, per proseguire: meno grano duro canadese nelle miscele; e con quale altro grano duro viene sostituito?

“Da quello che abbiamo appurato, da grano duro che arriva dall’Est”.

Dall’Est europeo?

“Dall’Est europeo, in particolare da rotte navali che partono dal Mar Nero”.

Dall’Ucraina? Ma lì non c’è ancora il problema di Chernobyl? Noi sapevamo che per smaltire i radionuclidi dovrebbero passare oltre ventimila anni…

“Su questo punto dobbiamo essere molto cauti. Quello che possiamo affermare in questa fase è che nei porti italiani, oltre alle navi cariche di grano duro che arrivano dal Canada, ci sono adesso anche le navi cariche di grano duro che arrivano dall’Est Europa e dall’Ucraina. Quanto ad altre notizie, ebbene, noi preferiamo parlare con le analisi in mano. Precisando che, in questo caso, le analisi sono molto costose”.

Questo è un punto fondamentale della battaglia culturale, salutistica e politica condotta da GranoSalus: le analisi sui derivati del grano costano e non possono essere poche persone a sostenere tali costi. Addirittura si verifica per denigrare i nostri controlli – che alla fine servono per informare i consumatori – i grandi gruppi industriali dicono: adesso chiedono i soldi, lasciando intravedere chissà quali speculazioni. Invece, a nostro avviso, è necessario coinvolgere più persone: se saremo in tanti, con qualche euro ogni tanto si potranno informare i cittadini in modo corretto.

“Sono d’accordo con voi. Bisogna trovare il modo di coinvolgere i consumatori, perché alla fine è a loro che ci rivolgiamo ed è anche per loro che conduciamo questa battaglia. Noi di GranoSalus lavoriamo per liberare i produttori di grano duro del Sud Italia da chi li tiene ‘prigionieri’ con i bassi prezzi, e anche con i contratti di filiera. Ma la nostra battaglia serve anche per informare i consumatori, che hanno tutto da guadagnare conoscendo, per filo e per segno, quello che ogni giorno arriva sulle loro tavole”.

Soprattutto per gli italiani – e soprattutto per gli italiani del Sud – la battaglia per una pasta senza sostanze dannose per la salute è fondamentale.

“E’ così. Noi abbiamo calcolato che, ogni giorno, tra pasta, pane e via continuando, ogni persona ingerisce mediamente 400 grammi di derivati del grano. Per questo è importantissimo conoscere che cosa mangiamo. E a proposito di cosa mangiamo vorrei introdurre un tema che fino d oggi è stato sottovalutato: l’effetto cocktail”.

Cioè?

“Fino ad ora le varie autorità – compresa l’Unione Europea – hanno fissato dei limiti alla presenza di sostanza dannose per la salute umana considerandole ad una ad una. Ci sono i limiti di presenza delle micotossine DON, ci sono i limiti per il glifosato, ci sono i limiti per ogni metallo pesante. Ma ancora nessuno si è posto il problema degli effetti combinati che tutte queste sostanze dannose possono avere sull’organismo umano”.

Ci sta dicendo che non conosciamo che effetti può avere sull’organismo umano la presenza, simultanea, di micotossine DON, glifosato e altre sostanze inquinanti, compresi i metalli pesanti, sebbene tutti con valori compresi al di sotto dei limiti di legge?

“Esatto. La presenza di tutte queste sostanze messe insieme che effetti provoca nell’organismo umano? E’ un tema che stiamo iniziando ad affrontare. Con gli esperti di tale materia avvieremo analisi, approfondimenti e ricerche. Ma una cosa la possiamo dire senza tema di smentita sin da adesso: che senso ha continuare a far mangiare alla gente pasta, pane, dolci e via continuando con la presenza di DON, glifosato e metalli pesanti se già da oggi è possibile utilizzare un grano duro che non contiene né micotossine DON, né glifosato, ecc? Il grano duro prodotto nelle Regioni del Sud Italia non contiene né micotossine DON, né glifosato. Quindi per fare la pasta, il pane e tutto il resto utilizziamo i grano duro del Mezzogiorno del nostro Paese mettendoci così al riparo dai tossici e salveremo anche la nostra economia”.

A proposito del glifosato, dopo che le analisi volute da GranoSalus hanno evidenziato la presenza di questo diserbante nella pasta, alcuni industriali della pasta hanno detto che la presenza di glifosato potrebbe essere dovuta al fatto che questo diserbante si trova nei terreni. In effetti, il glifosato, in Italia si può utilizzare in presemina per diverse colture.

“Chi afferma una cosa del genere non conosce la fisiologia delle piante di grano. Il glifosato eventualmente presente nel terreno non viene assorbito dalle radici del grano, anche perché ne resterebbe vittima, in quanto il glifosato uccide tutte le piante. Se è stato trovato nella pasta, ebbene, ciò significa che questo diserbante era presente nella granella. E il glifosato nella granella arriva solo se ci sono state irrorazioni in pre-raccolta”.

A quanto pare, così ci dicono, il glifosato non è solo un problema del Canada…

“E vi dicono bene. Oggi il glifosato è un problema che riguarda l’universo mondo. Siamo davanti a un veleno cosmopolita. Nel Nord Europa, ad esempio, ci sono colture che, ad luglio- agosto, in presenza di umidità e piogge persistenti non maturerebbero più. Così procedono con la maturazione artificiale, cioè ricorrendo al glifosato. Avete mai sentito parlare di grandi distese di cereali dal colore scuro?”.

No, di che si tratta?

“In certe aree anche del Nord Europa l’umidità facilita la proliferazione di miceti. Fusarium, ma anche altri funghi. Quando i cereali sono colpiti da questi attacchi fungini diventano neri”.

Quindi nel Nord Europa, ad agosto, per evitare che certe colture cerealicole vengano colpite dagli effetti negativi dell’umidità si procede con il glifosato, come in Canada, per ‘pilotare’ una anticipata maturazione artificiale?

“Per l’appunto. Non credo di stare raccontando novità. In Germania è in corso un dibattito molto acceso sul glifosato presente nella birra. Finanche nel Parlamento Europeo un gruppo di deputati ha reso note le analisi delle urine da dove risulta la presenza di glifosato. L’ho detto, il problema del glifosato è ormai planetario”.

Foto tratta da segnalidalcielo.it

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