Il “fatto storico” di Crocetta: la solita presa per i fondelli in danno dei Siciliani

21 giugno 2016

L’elemosina e la conferma della violazione dei diritti sanciti dallo Statuto siciliano, vengano presentati come una grande conquista. Questi sono convinti che siamo tutti scemi. Dimenticando che ad ogni atto di tracotanza e prevaricazione segue una punizione. Non degli dei, ma degli elettori sì…

Solo un mese fa, Alessandro Baccei, l’assessore regionale all’Economia del Governo di Rosario Crocetta, – alias l’inviato speciale di Roma a Palermo- parlando con l’Espresso ammetteva, per la prima volta, che la mancata attuazione dello Statuto Siciliano, con riferimento alle norme finanziarie (articoli 36 e 37) costava alla Sicilia 7 miliardi di euro l’anno in meno. La notizia (qui potete leggere l’articolo in questione) destò grande scalpore. Ma come- ci si chiedeva in giro- i Comuni sono sull’orlo del default, i tagli alla Sanità sono pesantissimi, la Sicilia è in ginocchio, e noi regaliamo i nostri soldi a Roma? Quesito che, in altri termini, si era posto anche la Corte dei Conti Siciliana che ha accusato lo Stato di slealtà nei confronti della Sicilia  e che ha sottolineato come i soldi trattenuti “unilateralmente” da Roma avrebbe potuto aiutare non poco i Comuni siciliani. 

Quelle ‘confessioni’, in una regione rappresentata degnamente, avrebbe scatenato il caos. Qui no. I nostri deputati ne hanno parlato in Aula, ma lungi da loro l’idea di mettersi contro le segreterie romane per affermare un diritto della Sicilia. Non a caso ascari è l’epiteto che meglio li descrive.

E passi (si fa per dire). Ora, se può essere vero quello che ieri ci ha detto il senatore Francesco Campanella, ovvero che se pure la Sicilia ricevesse quei soldi, con questa classe politica indegna, non andrebbero a beneficio dei siciliani (lo leggete qui), non può essere comunque accettabile la continua presa per i fondelli che subiscono i cittadini di questa terra.  Trattati come idioti. La farsa viene ripetuta oggi, con l’annuncio di “un fatto storico” che cambierà le sorti di questa terra.

Quale sarebbe questo fatto storico di cui hanno parlato Crocetta e Baccei in conferenza stampa?

Pare che lo Stato si sarebbe ‘deciso’ ad osservare alcune sentenze della Corte Costituzionale che attribuiscono alla Sicilia il diritto di trattenere  una parte dell’IRPEF (come sancito dall’articolo 36 dello Statuto). E cioè: un miliardo e 400 milioni di Euro per quest’anno (finora solo 900 erogati);la stessa cifra per il 2017; e un miliardo e 800 milioni di Euro all’anno a partire dal 2018.

L’ironia è facile: è un fatto storico per un Governo osservare una sentenza della Corte Costituzionale o rispettare una norma costituzionale (lo Statuto ha rango costituzionale)? E, se lo è, significa che, finora, i Governi sono stati incostituzionali, fuori legge? E, ammesso e non concesso che arrivino, cosa sono questi soldi rispetto ai 7 miliardi di euro che ci dovrebbero ogni anno? Una elemosina? Un tentativo di recuperare consensi in una Regione che ha fortemente punito il PD?

Per inciso, siamo ancora alla teoria. I soldi non ci sono. E, vale la pena di ricordare, che già nel 2013, Crocetta con l’altro assessore mandato da Roma, ovvero Luca Bianchi, avevano già annunciato un ‘fatto storico’. Ovvero il riconoscimento di una parte di somme che per Statuto spettavano alla Sicilia. Quei soldi, a parte una prima tranche di 50 milioni,- sempre briciole-  non sono mai arrivati.

Quest nuovo ‘fatto storico’ ha lo stesso sapore, il sapore amaro della solita presa per i fondelli in danno dei Siciliani.

Senza considerare che, fissare una somma pre-stabilita, significa ridurre la Sicilia alla stregua di un qualsiasi ente locale e non tenere conto, dunque, dei diritti statutari legati alla riscossione delle imposte sul territorio che variano di anno in anno e di cui questo miliardo rappresenta solo una minima parte.

Certo, forse il bilancio si potrà chiudere, forse il PD avrà una nuova arma per continuare a mentire sui veri contorni della questione finanziaria siciliana. Ma ancora non ha imparato che prendere in giro i siciliani, alla fine, non paga. E che ad ogni atto di tracotanza e di prevaricazione – come insegnano i drammaturghi dell’antica Grecia – segue sempre una punizione. Che non sarà degli dei, come nel caso di Eschilo e Sofocle – ma dei Siciliani, sì.

 

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