Fallimento delle nove ex Province: ora Crocetta ha paura e, con tre anni di ritardo, impugna gli scippi dello Stato…

8 marzo 2016

La verità è che, con il sostanziale fallimento delle ex nove Province siciliane sono stati interrotti servizi essenziali. E, a quanto si raccolta, sarebbero arrivate già le prime denunce (leggere studenti disabili privati dei mezzi di trasporto per recarsi a scuola). Problemi anche per le scuole superiori senza manutenzione e per le strade provinciali abbandonate. E’ iniziato lo scarica-barile tra Roma e la Sicilia?

Ora che anche le tv parlano degli studenti disabili lasciati senza servizio per il trasporto a scuola il Governo regionale di Rosario Crocetta scopre che, beh, forse il Governo Renzi ha esagerato un po’ nel prendersi soldi e entrate che spettano alla Sicilia. Sì, con due anni di ritardo (e volendo gli anni sarebbero tre, visto che il primo a depredare i conti della Regione siciliana è stato il Governo Letta con la ‘modesta’ somma di 915 milioni di Euro) il nostro presidente della Regione vuole opporsi agli scippi operati dal magico Governo Renzi sulle entrate e, in generale, ai danni delle ‘casse’ regionali.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Il problema è che anche l’annuncio delle impugnative del Governo Crocetta contro i provvedimenti del Governo Renzi sembra un gioco delle parti. Non bisogna dimenticare che, con il Bilancio 2016 approvato nei giorni scorsi dall’Ars, su proposta del Governo Crocetta, sono stati azzerati tutti i crediti storici vantati dalla Sicilia nei riguardi del Governo nazionale!

Prima ancora di questa legge di Bilancio 2016 ‘ascara’ l’assessore-commissario all’Economia siciliana, Alessandro Baccei, sempre con una legge approvata dall’Ars (sempre dai parlamentari di centrosinistra) ha cancellato circa 10 miliardi di Euro di residui attivi che sono stati frettolosamente definiti “inesigibili”.

Baccei e i suoi collaboratori (in questo caso, a dire il vero, si tratta di “collaborazionisti”: cioè siciliani che hanno collaborato con Baccei per depredare le ‘casse’ regionali) hanno fatto sapere che, in questi 10 miliardi di residui attivi (cioè di crediti vantati dalla Regione) non c’erano soldi che lo Stato avrebbe dovuto versare alla Sicilia. Una menzogna, perché infatti, nelle settimane successive, baccei e i suoi collaboratori si sono ‘rimangiati’ un ‘pezzo’ di manovra, perché l’avevano fatta veramente sporca… 

Che dire, allora? Lo ribadiamo: che a noi le tardive impugnative di norme nazionali volute dal Governo Renzi per massacrare le finanze regionali sembrano strane e anche un po’ ‘gesuitiche’.

La verità potrebbe essere un’altra. A noi risulta che, dopo l’annuncio del fallimento delle nove ex Province e la relativa interruzione di servizi pubblici essenziali da parte delle stesse ex Province (il servizio per il trasporto degli studenti disabili è uno di questi servizi essenziali interrotti: ma ce ne sono altri), tanti cittadini siciliani si sono già rivolti alla Giustizia ordinaria denunciando, per l’appunto, l’interruzione di servizi pubblici essenziali a discapito di cittadini, alcuni dei quali in condizioni di grande difficoltà (è il caso dei già citati studenti disabili che non possono più recarsi a scuola, tra le proteste dei familiari). 

Insomma, il signor Crocetta potrebbe avere finalmente capito che, a furia di calare sempre la testa a Roma – cosa che ha fatto da quando si è insediato a Palazzo d’Orleans, la sede della Presidenza della Regione – potrebbe essere chiamato a rispondere di fatti non soltanto politici.

La ‘presunta’ e tardiva impugnativa contro gli scippi romani potrebbe servigli per difendersi. 

Perché una cosa è chiara: con l’interruzione dei servizi da parte delle ex nove Province della Sicilia sono stati interrotti servizi essenziali (il trasporto degli alunni disabili) ed è stata messa a rischio l’incolumità degli studenti delle scuole superiori (pensate che cosa succederebbe nel caso del crollo di un edificio scolastico che, da ieri, è ufficialmente senza manutenzione e – soprattutto – senza un soggetto responsabile della manutenzione!).

Lo stesso discorso vale per le strade provinciali ufficialmente abbandonate da ieri. Fino a Domenica sera la responsabilità era delle nove ex Province. Ma da ieri, con il fallimento delle stesse ex Province, queste ultime non rispondono più degli eventuali problemi che dovessero insorgere nelle strade provinciali abbandonate.

Gli amministratori delle nove ex Province hanno ragione da vendere: sono stati lasciati senza soldi, in alcuni casi non pagano gli stipendi al personale da tre mesi e non possono certo occuparsi de trasporto degli studenti disabili, della manutenzione delle scuole superiori e della manutenzione delle strade.

Per gli studenti disabili, a quanto pare, le prime denunce per interruzione di un pubblico servizio sono scattate. E, lo ribadiamo, se dovessero sorgere problemi nelle scuole e nelle strade provinciali, beh, qualcuno sarebbe chiamato a risponderne.

Chi? Dopo tre anni il signor Crocetta ha capito che l’ascarismo è rischioso. E così corre ai ripari con una tardiva impugnativa. Per poter dire: Roma mi ha tolto i soldi, io sono stato costretto a far fallire le ex Province, ma la colpa non è mia.

Peccato che lo stesso Crocetta, nel Giugno del 2014, ha firmato, proprio con Renzi, il famigerato “patto scellerato”, in forza del quale ha rinunciato, a nome di 5 milioni di siciliani, agli effetti finanziari di una sentenza sulla territorializzazione delle imposte favorevole alla Sicilia. Di fatto, regalando a Roma oltre 5 miliardi di Euro.

In Aula, in occasione dell’approvazione della manovra economica e finanziaria 2016, Crocetta, che, lo ribadiamo, comincia a sentire puzza di bruciato, ha detto che questi soldi torneranno in Sicilia.

Intanto, caro presidente, questi soldi sono rimasti a Roma. Ed è anche per l’assenza di questi soldi che le Province sono fallite, è per questo che i Comuni siciliani sono, come si usa dire dalle nostre parti, muru cu’ muru cu ‘u spitali, è per questo che le attività culturali sono state drasticamente ridotte (e in alcuni casi eliminate del tutto). Ed è per questo che avete scippato 128 milioni di Euro alla già boccheggiante sanità siciliana.

Sulla sanità la truffa è duplice. Negli ultimi anni i governi hanno erogato meno risorse ad ASP e Aziende ospedaliere violando la legge che prevede il finanziamento a queste strutture ad opera della Regione. Poi, egregi governanti della Sicilia, avete fatto passate tali ammanchi come frutto di cattiva gestione delle stesse ASP e Aziende ospedaliere, quando invece i soldi, caro presidente Crocetta, li avete trattenuti voi. E avete fatto contrarre alla Regione due mutui – uno da circa 600 milioni di Euro e il secondo da quasi un miliardo di Euro – per pagare debiti che non sono della sanità, ma sono il frutto degli scippi finanziari romani ai danni della Regione che voi avete coperto!

Non siamo solo noi a dirlo: l’ha detto anche l’assessore Baccei, quando, correttamente, ha ammesso che la sanità siciliana è sana e che i problemi arrivavano da altri settori dell’Amministrazione regionale.  

Insomma, contabilmente parlando, imbrogli, su imbrogli su imbrogli.

Ora tutte queste cose stanno emergendo. E lei, presidente, dopo avere avallato tutti ‘sti magheggi ci vorrebbe far credere che gli asini volano annunciando tardive impugnative. Per giunta dopo aver chiesto all’Aula di approvare una manovra che, come già ricordato, azzera tutti i crediti storici della Regione nei riguardi dello Stato.

Ma, come diceva Togliatti, ormai “la scure è ai piedi dell’albero, l’albero cadrà”…

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