Il grande scrittore siciliano era un profondo conoscitore della storia della nostra Isola. La sua riflessione sulla strage perpetrata dai garibaldini a Bronte
Sui fatti di Bronte dell’estate 1860, sulla verità dei fatti, gravò la testimonianza della letteratura garibaldina e il complice silenzio di una storiografia che s’avvolgeva nel mito di Garibaldi, dei Mille, del popolo siciliano liberato: finché uno studioso di Bronte, il professor Benedetto Radice, non pubblicò nell’Archivio Storico per la Sicilia Orientale (anno VII, fascicolo I, 1910) una monografia intitolata Nino Bixio a Bronte; e già, a dar ragione delle cause remote della rivolta, aveva pubblicato (1906, Archivio Storico Siciliano) il saggio Bronte nella rivoluzione del 1820.
E non è che non si sapesse della ingiustizia e della ferocia che contrassegnarono la repressione: ma era come una specie di «scheletro nell’armadio»; tutti sapevano che c’era, solo che non bisognava parlarne: per prudenza, per delicatezza, perché i panni sporchi, non che lavarsi in famiglia, non si lavano addirittura.
Leonardo Sciascia, Nino Bixio a Bronte, 1963
Foto tratta da Vesuvio Live
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