Credito: in 4 Regioni del Nord Italia il 50% del credito erogato dalle banche!

29 maggio 2020

Anche sul fronte creditizio c’è una questione meridionale. Lo ricorda il leader storico della FABI siciliana, Carmelo Raffa. Dalla sua analisi, che affonda le radici nei primi anni della cosiddetta Seconda Repubblica, quando la nostra Isola perde il Banco di Sicilia e la Sicilcassa, emerge l’esigenza che la politica cominci ad occuparsi seriamente del rilancio dell’economia siciliana. La povertà che dilaga con tanti siciliani che fanno la fila agli sportelli del Credito su pegno

di Carmelo Raffa

Sicilia e Sud. Anche col problema Coronavirus viene fuori che lo Stato, fino ad oggi, ha continuato ad agevolare le Regioni più ricche del Paese a discapito di quelle del Centro Sud. Ciò viene ulteriormente dimostrato dallo studio della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) sull’erogazione dei crediti alle imprese. Da dove si evince che in sole quattro Regioni del Nord Italia è stato impegnato il 50% delle risorse impiegate dalle disposizioni fissate dal Governo e dal Parlamento del nostro Paese.

Il nostro e altri territori che non hanno la fortuna di trovarsi al Nord, in questo modo, vengono condannati a consolidare miserie e povertà. Con il risultato che, nel Mezzogiorno, tanta gante rischia di diventare preda degli usurai e della criminalità mafiosa.

Nei giorni scorsi abbiamo notato lunghe file agli sportelli del Credito su pegno. Alcune persone sono andate per impegnare gli oggetti e avere un po’ di soldi per sopravvivere mentre altre hanno saldato il debito e riscattato gli oggetti. Su questi ultimi poniamo un dubbio atroce: avevano i soldi per riappropriarsi dei propri gioielli o li hanno ceduti per pochi euro agli speculatori?

La situazione della Sicilia non appare per niente rosea e se la Banca d’Italia, qualche anno fa, certificava che l’economia dell’Isola era ritornata ai livelli del dopoguerra cosa emergerà in questi giorni?

Fino alla fine degli anni ’80 del secolo passato la situazione economica della Sicilia appariva poco florida, ma non sicuramente destinata a precipitare. Il fenomeno storico della mafia costituiva un grosso problema non solo per i siciliani ma per l’intero Paese. Arrivò giustamente, anche se in ritardo, la lotta dello Stato contro la criminalità ma contemporaneamente i Governanti dell’epoca e precisamente quelli della Seconda Repubblica non si sono occupati della sorte della popolazione siciliana.

Tante imprese, a cominciare dalla Fiat di Termini Imerese, hanno chiuso i battenti e hanno trasferito la produzione nel ricco Nord. E i Governanti dei vari colori politici, per il Sud, spendevano solo belle parole in chiave elettoralistica, mentre i fatti concreti li realizzavano per l’ulteriore crescita dei territori più ricchi del Paese.

Le irrisorie agevolazioni accordate per la nascita di nuove imprese sono fallite miseramente. Un tempo c’erano gli Istituti di Credito pubblici, Banco di Sicilia e Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele (Sicilcassa), che erano stati voluti dai Monarchi all’atto dell’Unità d’Italia, forse per un po’ di scrupolo a causa degli espropri e dei danni causati nell’Isola da Giuseppe Garibaldi.

Con l’avvento della Seconda Repubblica il Banco di Sicilia e la Sicilcassa, in accordo stretto con la Banca d’Italia, attraverso manovre discutibili, vengono prima ‘infilate’ in  Capitalia per poi essere ‘fagocitate’ da Unicredit.

Occorre, a questo punto, una nuova e seria politica del lavoro, dell’impresa e del credito che facciano ripartire tutti e in particolare la Sicilia e i territori più deboli. E’ il momento adatto per ripartire. Se non ora, quando? Chi di dovere capisca, recepisca e principalmente agisca non lentamente, ma rapidamente.

Occorre realizzare in tempi celeri i progetti di viabilità già esistenti (ferrovie, autostrade, etc.) e per fare ciò è necessario che vengano stabiliti i criteri di emergenza che sono stati sperimentati recentemente col ponte Morandi di Genova.

Si prenda atto che la Sicilia è stata abbandonata e giustamente va ripagata e sostenuta per il rilancio turistico e per la nascita di nuove imprese che dovranno essere dotate di agevolazioni e strumenti particolari.

Aspettiamo i fatti cari Amministratori della Regione e dello Stato.

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