L’Ars dice no alla ‘Riserva indiana’ delle donne nelle Giunte comunali. Che ‘dramma’…

28 marzo 2019

Lo sappiamo: la Regione siciliana è senza soldi, ma l’Ars, siccome costa 150 milioni di euro all’anno (o giù di lì), qualcosa la deve fare, anche per dimostrare di esistere. E questi – la ‘Riserva indiana’ per le donne nelle Giunte comunali o il grottesco aumento del numero degli assessori nei Comuni semi-falliti – sarebbero argomenti seri? Ma di cosa stiamo parlando?     

Abbiamo già scritto, quasi due anni fa, dei danni provocati dalla legge regionale sulla doppia preferenza di genere nelle elezioni dei Consigli comunali della Sicilia: legge che consente a candidati ‘maschietti’ di utilizzare il voto in coppia con le ‘femminucce’ per moltiplicare i propri consensi personali (QUI IL NOSTRO ARTICOLO SUI GUASTI PROVOCATI DALLA LEGGE SULLA DOPPIA PREFERENZA DI GENERE).

Ieri l’Assemblea regionale siciliana ci ha per fortuna privati di un altro pastrocchio in salsa pseudo-femminista-poltronista: l’istituzione, per legge, della ‘Riserva indiana’ nelle Giunte comunali. Il disegno di legge, ‘bocciato’ dal Parlamento siciliano, prevedeva di assegnare alle donne, d’ufficio, al di là del dibattito e delle dinamiche politiche, il 40% e, in alcuni casi, anche il 50%, dei posti nelle Giunte comunali.

Non siamo contro le donne in politica: anzi. Ma è bene che le donne entrino in politica facendo politica e non con le ‘quote’.

Tra l’altro, nel nostro Paese non sono certo mancate le donne che si sono fatte valere nei partiti, nelle realtà locali, nel Parlamento e anche nel Governo.

Insomma, a nostro modesto avviso i 26 parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana che ieri, nel segreto dell’urna, hanno ‘bocciato’ questo articolo di legge hanno fatto una cosa buona e giusta.

Ben 26 deputati hanno detto no contro i sì che sono stati 16. Legge archiviata. Se ne riparlerà, eventualmente, in una prossima sessione. A meno che il Parlamento dell’Isola non decida – cosa molto improbabile – di occuparsi di cose più serie.

Il fatto che il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e i parlamentari dell’Ars del PD siano particolarmente dispiaciuti per la ‘bocciatura’ di questa legge ci dice che i venti parlamentari del Movimento 5 stelle, questa volta, hanno fatto un ottimo lavoro. ‘Inchiummare’ questa legge assurda, frutto di un Parlamento siciliano che non riesce a trovare argomenti più seri da portare in Aula, era il minimo.

Semmai, sarebbe opportuna una norma per abolire la doppia preferenza di genere nelle elezioni dei Comuni: norma che viene utilizzata non soltanto,  come già accennato, per moltiplicare i voti di qualche furbo, ma anche – questo il dubbio – per controllare il voto. 

Ci permettiamo di ricordare ai 70 ‘califfi’ dell’Ars che, anche per quest’anno, i 150 milioni di euro per mantenere in piedi la ‘barracca’ di Palazzo Reale, con annessi e connessi, sono stati trovati. E nessuno meglio di loro sa che questo è un privilegio, considerato – per la nota storia degli oltre 2 miliardi di euro che non si sa come ‘spalmare’ – che, nel Bilancio della Regione ci sono ‘pirtusi’ grandi come i palazzi degli anni ’70 di Palermo, con tante categorie sociali che, quest’anno, leccheranno la sarda…

Ci rendiamo conto, visti i personaggi che controllano il ‘Palazzo’, che vedere qualcosa di serio in un Parlamento che deve legiferare senza avere soldi in ‘cassa’ – e quindi costretto a discutere e ad approvare, più che altro, leggi senza spartizioni di piccioli – non sarà facile.

Se poi al presidente Miccichè e alla sua band sommiamo il PD – un partito che ha sostituito i diritti sociali con i diritti civili – la frittata è quasi certa. ma siccome Miccichè, il PD e le fautrici delle ‘Riserve indiane’ per le donne dovrebbero essere minoranza, c’è sempre la speranza di vedere qualche cosa di serio.

Perché, ad esempio, l’Ars non comincia ad affrontare il tema dell’acqua? Due deputate – Marianna Caronia ed Eleonora Lo Curto – vorrebbero mettere in piedi un disegno di legge d’iniziativa popolare per recuperare la ‘riserva di genere’ nelle Giunte comunali.

Perché, invece, non recuperano il disegno di legge d’iniziativa popolare sulla pubblicizzazione del servizio idrico che, nella passata legislatura, il PD-partito-di-sinistra ha affossato?

Ci sono, poi, altri temi che fanno parte di dibattito di ieri all’Ars: per esempio, l’incredibile aumento del numero degli assessori comunali: ma di questo parleremo in un altro articolo che pubblicheremo più tardi.

 

 

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