PALERMO (ITALPRESS) – La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha accertato una violazione dei diritti fondamentali in un caso riguardante il mancato pagamento di quasi 5.000 euro da parte del Comune di Palermo, nonostante una sentenza definitiva. Lo Stato italiano è stato quindi condannato a versare al cittadino un indennizzo di 2.400 euro, pari a circa la metà della somma che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto corrispondere. Il procedimento è stato seguito dagli avvocati Alessandro Palmigiano e Luca Panzarella dello studio legale Palmigiano e Associati. La vicenda trae origine da una sentenza del Giudice di Pace di Palermo, che aveva riconosciuto al cittadino un risarcimento per un sinistro e condannato il Comune al pagamento. Sebbene la decisione fosse divenuta definitiva il 12 aprile 2023, e nonostante una successiva diffida, l’amministrazione non aveva adempiuto. A rendere impossibile l’esecuzione della sentenza contribuiva anche la condizione finanziaria del Comune di Palermo, sottoposto a una procedura di riequilibrio pluriennale. Tale strumento, previsto dalla legge, determina la sospensione automatica e prolungata di ogni azione esecutiva nei confronti dell’ente fino alla decisione della Corte dei Conti, impedendo ai cittadini di ottenere quanto riconosciuto e privandoli di qualsiasi certezza sui tempi di pagamento.
Di fronte a questo blocco totale dell’azione giudiziaria, lo Studio Palmigiano e Associati ha deciso di rivolgersi alla CEDU, denunciando la violazione dell’articolo 6 della Convenzione, che tutela il diritto alla giustizia effettiva e all’esecuzione delle sentenze. La Corte ha accolto le tesi dei legali, ribadendo che un sistema che per anni impedisce l’esecuzione di una sentenza definitiva, senza alternative procedurali e senza limiti temporali, configura una violazione dei diritti fondamentali. “Questa decisione dimostra che i cittadini non sono senza strumenti – ha dichiarato Alessandro Palmigiano – se un Comune non paga entro termini ragionevoli, è possibile rivolgersi alla Corte Europea e ottenere un ristoro effettivo. È un meccanismo che restituisce equilibrio e responsabilità al sistema. La CEDU ha chiarito che una sentenza definitiva non può restare sospesa nel vuoto: deve tradursi in un diritto concretamente esercitabile”.
– foto ufficio stampa Studio Palmigiano –
(ITALPRESS).
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