Non si tratta solo di una questione quantitativa: il 30% degli italiani dorme meno di 6 ore a notte, e in molte regioni del Sud, Puglia e Sicilia su tutte, la media si ferma a 6,6 ore, contro le 7,5 della Val D’Aosta. A soffrire di più sono i giovani: per ragioni legate a stress scolastico, uso eccessivo di dispositivi elettronici e ritmi disordinati, raramente riescono a dormire le 9-10 ore di cui avrebbero fisiologicamente bisogno. Da qui l’etichetta di “generazione zombie”.
A compromettere la qualità del riposo sono soprattutto fattori legati allo stile di vita: stress, ansia, alimentazione inadeguata, consumo serale di caffeina e alcolici, esposizione alla luce blu di smartphone e tablet. Basti pensare che la luce di uno smartphone è 70 volte più intensa rispetto a quella di una notte di luna piena. Anche l’orario dell’attività fisica influisce: praticarla dopo le 17 può disturbare i processi di rilassamento cerebrale.
Oltre alle abitudini quotidiane, anche i cambi di stagione possono influire negativamente sulla qualità del riposo. In particolare, il passaggio dall’inverno alla primavera altera i ritmi circadiani a causa dell’aumento delle ore di luce e delle variazioni climatiche, rendendo più difficile addormentarsi e causando risvegli notturni. A questi fattori si aggiungono spesso allergie stagionali e un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress, che possono contribuire a disturbi del sonno e insonnia. Questi disagi, sebbene spesso temporanei, possono compromettere il benessere quotidiano se non adeguatamente gestiti.
In questo scenario cresce l’attenzione per approcci naturali e comportamenti virtuosi.
Accanto a buone pratiche, come ridurre gli stimoli serali, mantenere un ambiente silenzioso e fresco, e seguire una routine costante, si diffondono soluzioni non farmacologiche come l’integratore alimentare prodotto da Eusphera, azienda specializzata in nutraceutica. A base di GABA, valeriana e melatonina, contribuisce a favorire l’addormentamento e a ridurre i risvegli notturni, supportando il ripristino del ciclo sonno-veglia in modo naturale, senza dipendenza o effetti rebound.
Disturbi come il sonnambulismo, il sonniloquio o il disturbo comportamentale del sonno REM non vanno confusi con l’insonnia vera e propria, che compromette la qualità del riposo anche in presenza di un numero adeguato di ore dormite. Quando il problema si presenta almeno tre volte a settimana per più di tre mesi, si parla di insonnia cronica: una condizione che merita attenzione medica e consapevolezza sociale.
– news in collaborazione con Eusphera –
– foto www.pexels.com –
(ITALPRESS).
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