Secondo Ratti “è fondamentale sottolineare che le convenzioni realizzate con gare al massimo ribasso comportano provvigioni sempre più onerose per gli esercenti, che, per accettare i buoni pasto, si vedono costretti a ricaricare il maggior onere sui prezzi. Il risultato è che il valore del buono pasto non garantisce neanche un pasto frugale”.
“La proposta di Confintesa – conclude Ratti – avanzata da anni, sembra essere una soluzione ragionevole: corrispondere direttamente in busta paga gli importi dei buoni pasto, mantenendo l’esenzione dall’IRPEF e adeguando l’importo al costo della vita. Un approccio che potrebbe portare benefici sia ai lavoratori che alle amministrazioni, garantendo trasparenza e equità in un settore che richiede urgenti interventi”.
– foto ufficio stampa Confintesa FP –
(ITALPRESS).
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