Conte mette il ‘sale’ nella coda del PD romano e siciliano, mentre Musumeci stana Miccichè, gli Autonomisti e i ‘peripatetici’ di Noi per l’Italia/ MATTINALE 676

8 giugno 2022
  • Diavolo di un Giuseppe Conte piombato in Sicilia per fare impazzire il PD romano e il PD siciliano! 
  • … e il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo, finì in gabbia…
  • Intanto a Palermo c’è già una vera sinistra alternativa alla ‘sinistra ferroviaria’ di PD e Rifondazione comunista che si proietta sulle elezioni regionali siciliane di Novembre 
  • Intanto con una mossa del cavallo il presidente Musumeci ha messo nel sacco Gianfranco Miccichè, la Lega di Nino Minardo, gli Autonomisti e i ‘peripatetici’ di Noi per l’Italia  

Diavolo di un Giuseppe Conte piombato in Sicilia per fare impazzire il PD romano e il PD siciliano! 

In Sicilia la campagna elettorale per le elezioni comunali e per le elezioni regionali è ormai entrata nel vivo. Ieri, a stanare alleati e avversari, anche se in campi avversi, hanno pensato l’ex premier grillino, Giuseppe Conte, in visita a Palermo, e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Entrambi – questo bisogna riconoscerlo – hanno il dono della chiarezza. Conte ha fatto saltare in aria il PD dell’Isola che, ufficialmente, si attarda su improbabili primarie del centrosinistra, ma che in realtà tratta da un anno e forse oltre con il ‘pezzo’ di Forza Italia, capeggiato da Gianfranco Miccichè, per un possibile inciucio alle elezioni regionali di Novembre. PD siciliano e Gianfranco Miccichè sono legati da un destino comune: se non si rimescoleranno le ‘carte’ sono destinati ad essere irrilevanti. Il PD isolano, in uno schieramento di centrosinistra, verrebbe sopraffatto da grillini e dai Cento Passi di Claudio Fava con annessi e connessi; Miccichè, dentro il centrodestra, forse – se si impegnerà Berlusconi – verrebbe rieletto in Assemblea regionale siciliana, ma non avrebbe alcun ruolo nella prossima legislatura, se non con forzature che, in ogni caso, non gli potrebbero assicurare l’unica cosa che gli interessa: la rielezione alla presidenza del Parlamento siciliano. Questo scenario spiega perché il PD siciliano e la parte di Forza Italia capeggiata da Miccichè cercano disperatamente l’inciucio per le elezioni regionali siciliane di Novembre. Per PD siciliano e Miccichè è una questione di sopravvivenza politica.

… e il segretario del PD siciliano, Anthony Barbagallo, finì in gabbia…

Ebbene, ieri, a Palermo Conte ha messo il sale nella coda del PD romano e siciliano. Intanto lo stesso fatto che Conte esista come possibile leader del Movimento 5 Stelle o, in alternativa, di un soggetto politico che si richiami allo stesso ex capo del Governo fa impazzire i vertici nazionali del Partito Democratico. Chi legge I Nuovi Vespri, sa che siamo stati i primi, nel Settembre del 2019, a scrivere di un accordo tra Beppe Grillo e il PD per far confluire il Movimento 5 Stelle dentro lo stesso PD. L’accordo è semplice: salvare gli attuali Ministri e Sottosegretari grillini garantendogli seggi sicuri nel PD e fare sparire il Movimento 5 Stelle. Conte, invece, vuole rilanciare il Movimento 5 Stelle se riuscirà ad avere il simbolo, o, in alternativa, presentarsi alle elezioni politiche del Marzo del prossimo con un partito che si richiamerebbe esplicitamente allo stesso Conte. Questa prospettiva, lo ribadiamo, fa impazzire i vertici del PD romano, perché sanno che l’8-10% dei voti che Conte raccoglierà saranno, all’80-90%, voti tolti al PD. Enrico Letta e compagni sono consapevoli che il PD, oggi, non potrebbe andare oltre il 18-20: ma se Conte presenterà la propria lista, ebbene, il PD rischierebbe di scendere al 12-13%, diventando un partito irrilevante, soprattutto rispetto a Fratelli d’Italia, che potrebbe addirittura doppiare il PD! Ma ieri, a Palermo, Conte ha messo il sale anche nel sedere del PD siciliano. Tutti sanno che il PD dell’Isola e Miccichè, per giustificare l’inciucio alle elezioni regionali siciliane di Novembre, sono pronti a dire che nella nostra Isola bisogna riproporre lo schieramento scalcagnato che a Roma sorregge il Governo di Mario Draghi. Ma ieri Conte, tra un panino con la milza, lo sfincione e il polpo, ha detto che il ‘draghismo’ in salsa siciliana non esiste e che in Sicilia si debbono celebrare le primarie del centrosinistra. Un modo elegante per mettere in ‘gabbia’ il segretario del PD siciliano, Anthony Barbagallo, che alle primarie del centrosinistra si ritroverebbe contro il Movimento 5 Stelle i Centro Passi di Claudio Fava e, forse, anche Potere al Popolo!.

Intanto a Palermo c’è già una vera sinistra alternativa alla ‘sinistra ferroviaria’ di PD e Rifondazione comunista che si proietta sulle elezioni regionali siciliane di Novembre 

Eh già, perché mentre il PD siciliano ‘tresca’ con Miccichè per ‘disegnare’ improbabili scenari da I Viceré di Federico De Roberto, a Palermo la candidata Sindaco Rita Barbera, appoggiata da Potere al Popolo!, sta praticamente spopolando a sinistra: il PD del capoluogo siciliano, come partito di sinistra non esiste più e non esiste nemmeno Rifondazione Comunista, formazione politica ormai scomparsa tra le nebbie del candidato Sindaco del PD, Franco Miceli, e del Tram. Un comunicato dell’ufficio stampa di Rita Barbera Sindaca indica una chiara prospettiva politica a sinistra senza il PD. Il titolo già dice tutto: “Chiusura della campagna elettorale, con Rita Barbera ci saranno Pino Apprendi e Umberto Santino“. Come si diceva un tempo “Prendi e porta a casa”. Pino Apprendi è una figura storica della sinistra post comunista di Palermo e provincia. Più volte parlamentare regionale, cinque anni fa a aderito al movimento Centro Passi di Claudio Fava. Anche Umberto Santino non ha bisogno presentazioni: è il presidente del Centro studi e documentazione intitolato a Peppino Impastato, il giovane militante di sinistra ucciso dai mafiosi nel Maggio del 1978. “Villa Pottino, una delle poche ville liberty scampate allo scempio del ‘sacco di Palermo’ -si legge nel comunicato di Rita Barbera Sindaca – sarà lo scenario in cui si svilupperà l’evento di chiusura della campagna elettorale della candidata Sindaca Rita Barbera che incontrerà le cittadine e i cittadini. L’appuntamento è per Giovedì 9 Giugno alle ore 18, in via Emanuele Notarbartolo 28/A (in pratica domani ndr). Con lei, oltre agli assessori designati Manola Albanese, Roberto Collovà, Vito Pecoraro, Tony Pellicane, Francesca Schìrripa e Mila Spicola, ci saranno Pino Apprendi e Umberto Santino. Un incontro in cui le buone parole della politica si mescoleranno con la buona musica. Ospiti Bottega Retrò, duo composto da Cocò Gullotta e Al Di Rosa che eseguiranno parte del loro spettacolo su Giorgio Gaber, il cantautore Francesco Vannini che eseguirà brani tratti dal suo repertorio di cantautori italiani e la performance di Francesca Di Martino ‘A fimmina chi acchiana‘”. Riuscite a immaginare tutti questi personaggi che fanno l’accordo alla Regione con il PD di Barbagallo e con Forza Italia di Gianfranco Miccichè? A noi viene molto difficile immaginarlo…

Intanto con una mossa del cavallo il presidente Musumeci ha messo nel sacco Gianfranco Miccichè, la Lega di Nino Minardo, gli Autonomisti e i ‘peripatetici’ di Noi per l’Italia  

Dalle parti del centrodestra il presidente Musumeci ha effettuato una mossa da maestro della politica. In un solo colpo, infatti, è riuscito a stanare Forza Italia di Gianfranco Miccichè, la Lega di Nino Minardo, gli Autonomisti di Raffaele Lombardo e Roberto Di Mauro e i ‘peripatetici’ di Noi con l’Italia (questi ultimi sono ex democristiani in cerca d’autore che vagano nel ‘Peripato’ della politica italiana, pasticciando tra Popolarismo di Luigi Sturzo e gli ultra-liberisti e globalisti dell’Unione europea dell’euro: confusionari della politica allo stato puro). Che ha fatto Musumeci’ A scacchi potrebbe essere una mossa che mette sotto scacco, contemporaneamente, il Re e e la Regina. Chi gioca a scacchi sa che un giocatore che consente al cavallo dell’avversario di mettere sotto scacco Re e Regina non è un grandissimo giocatore. E, in effetti, forzisti miccicheani, leghisti, autonomisti e ‘peripatetici’ di Noi con l’Italia sono caduti in pieno nel tranello teso dal presidente Musumeci. Quest’ultimo ha nominato Alessandro Arirò assessore alla Formazione professionale. Avrebbe potuto evitarlo e tenersi l’interim. Invece ha mosso il ‘cavallo’ per suscitare la reazione dei citati Miccichè, Minardo, Di Mauro e Massimo Dell’Utri di Noi con l’Italia. Reazione che non si è fatta attendere: “La nomina di Alessandro Aricó – persona rispettabilissima – ad assessore alla Formazione alla vigilia delle elezioni amministrative non è solo inopportuna da un punto di vista politico ma conferma, qualora ve ne fosse bisogno, la deriva presa da Musumeci che sceglie ancora una volta il modello dell’uomo solo al comando piuttosto che il dialogo con chi lo ha eletto e sostenuto” e bla bla bla. In realtà, Musumeci ipotizza che Lega, Autonomisti e Noi per l’Italia facciano parte del possibile inciucio alla Regione con Miccichè e il PD siciliano, di fatto contro di lui. E ieri ne ha avuto la prova. A questo punto siamo noi a dire una cosa al PD siciliano, a Miccichè, alla Lega di Minardo, agli Autonomisti e agli ex democristiani ‘peripatetici’: basta nascondervi, ormai siete stati ‘sgamati’, venite allo scoperto, dite quello che volete fare. Così finalmente sapremo quanti parlamentari nazionali e regionali sono disponibili a portare avanti l’inciucio. E scopritele, ‘ste carte!

Foto tratta da NewSicilia 

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