Il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (25,1 miliardi) ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (21,3 miliardi, a 31,9). L’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio è stato sostanzialmente nullo.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 3,7 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali di 0,1 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto invece sostanzialmente stabile.
La vita media residua del debito – immutata rispetto al mese precedente – è rimasta stabile a 7,7 anni.
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è diminuita al 25 per cento (dal 25,1 per cento del mese precedente), mentre ad agosto (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quelle detenute dai non residenti e dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) si sono collocate rispettivamente al 26,9 e al 12,4 per cento.
A settembre le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 35,4 miliardi, in aumento del 5,7 per cento (1,9 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2022. Nei primi nove mesi del 2023 le entrate tributarie sono state pari a 387,9 miliardi, in aumento del 6,6 per cento (23,9 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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