La premiata ditta Schifani-Volo sperimenta i medici ‘doppionisti’ nel Pronto Soccorso di Caltagirone: la denuncia del CIMO

10 giugno 2023
  • Le ‘nuove frontiere’ della sanità pubblica siciliana: medici pubblici ‘deportati’ da altri Reparti con l’incombenza di dover espletare, allo stesso tempo, sia il turno in Pronto Soccorso, sia quello in Reparto
  • La Regione siciliana inventa il medico pubblico ubiquitario…
  • Che fine hanno fatto i soldi della sanità siciliana? Chiedetelo ai politici di centrosinistra e centrodestra

Le ‘nuove frontiere’ della sanità pubblica siciliana: medici pubblici ‘deportati’ da altri Reparti con l’incombenza di dover espletare, allo stesso tempo, sia il turno in Pronto Soccorso, sia quello in Reparto

“Per sopperire alla gravissima e ormai cronica carenza di medici al Pronto Soccorso di Caltagirone i vertici aziendali non sanno più a che Santo votarsi e quindi preferiscono ignorare il problema, nascondendo, come gli struzzi, la testa sotto la sabbia, mollando la patata bollente nelle mani del Direttore Medico di Presidio facente funzione che sembra aver escogitato una soluzione del tutto ‘originale’. Non potendo più fare ricorso ai cosiddetti medici gettonisti e neppure a medici cubani o argentini, vengono ‘deportati’ medici da altri Reparti ma con l’incombenza di dover espletare, allo stesso tempo, sia il turno in Pronto Soccorso che quello in Reparto”. Lo dichiara in una dura nota, il segretario regionale CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore. Per la cronaca, l’ospedale di Caltagirone, provincia di Catania, cittadina che ha dato i natali a don Luigi Sturzo, barone di Altobrando e fondatore del cattolicesimo sociale italiano, è alle prese con carenza di medici e di infermieri: cosa, questa, che si riscontra in quasi tutti gli ospedali pubblici siciliani. All’ospedale di Caltagirone si parla, addirittura, di chiudere alcuni reparti per ‘risparmiare’, dal momento che mancano i soldi per assumere medici e infermieri. Quanto al Pronto Soccorso, la premiata ditta Renato Schifani-Giovanna Volo, rispettivamente presidente della Regione e assessore di quello che resta della sanità pubblica siciliana (la politica siciliana si vergogna di chiamare la sanità siciliana con il proprio nome così hanno cambiato il none all’assessorato, ribattezzato assessorato alla Salute, che suona come un brindisi augurale…), assistono alla nuova sperimentazione descritta dal sindacato CIMO: se andrà bene magari la nuova trovata potrebbe essere estesa agli altri pronto Soccorso dell’Isola. Sarà così?

 

La Regione siciliana inventa il medico pubblico ubiquitario…

Il segretario del sindacato CIMO, Bonsignore, non sembra molto ‘contento’ della soluzione che si tenta di sperimentare al Pronto Soccorso di Caltagirone: “Oggi, quindi, si rilancia e la fantasiosa soluzione escogitata dal Direttore Medico di Presidio facente funzione è quella di sdoppiare le truppe residue. Si parla ora della figura del medico ubiquitario che da reperibile si ritroverà invece a dover garantire la presenza fisica sia in Pronto Soccorso che, contemporaneamente, rispondere alla chiamata in Medicina Interna qualora ce ne fosse bisogno, sempre che abbia il tempo per farlo e non sia nel frattempo impegnato ad assistere un paziente con l’infarto o altra patologia di emergenza. In quel caso, amen. Ecco la soluzione più semplice, il medico doppionista”! Non manca l’ironia: “Come è possibile non averci pensato prima d’oggi? – aggiunge il segretario del CIMO -. E se riuscissimo a dotare questi medici anche di qualche superpotere forse potrebbe bastare un medico di guardia per l’intero ospedale. A parte la triste ed inevitabile ironia – aggiunge il dirigente sindacale – la nostra segnalazione non è mirata a difendere i pur legittimi interessi dei medici che si vedono sbattuti a destra a sinistra con ordini di servizio emanati oggi per domani; il problema vero è che con queste decisioni che hanno il sapore amaro dell’improvvisazione e dello scaricabarile si finisce col mettere a rischio la sicurezza delle cure, la salute e la vita stessa dei malcapitati pazienti dell’ospedale di Caltagirone. A fronte delle inevitabili polemiche sollevate perfino da qualche Direttore delle Unità Operative coinvolte da tale sconsiderato provvedimento – sottolinea Bonsignore – il Direttore Medico di Presidio rilancia e con una nota indirizzata a una serie di Primari e Capi Dipartimento e, solo per conoscenza, ai vertici aziendali, minaccia addirittura denunce qualora non venisse rispettato quest’ultimo diktat. Siamo ormai arrivati alla tragicommedia e nessuno dei soggetti che dovrebbero almeno provare a risolvere un problema tanto grave ha finora dato qualche segno vitale, né il Commissario Straordinario dell’ASP di Catania, né il suo Direttore Sanitario né, tantomeno, i vertici dell’assessorato regionale della Salute. Dietro l’angolo – conclude Bonsignore – ci sono l’interruzione di pubblico servizio e la mancata continuità assistenziale, nella speranza che non succeda qualcosa di più grave e che, come spesso accaduto in passato, dove non arrivano i manager e la politica giunge alla fine la Magistratura quando è ormai troppo tardi”.

 

Che fine hanno fatto i soldi della sanità siciliana? Chiedetelo ai politici di centrosinistra e centrodestra

Che dire? Che la politica italiana e siciliana sono sempre più ridicole. La politica italiana, per foraggiare la sconfitta dell’Occidente in Ucraina, toglie i fondi ai cittadini italiani, a cominciare proprio dalla sanità pubblica (la sanità di 15 Regioni italiane è in ‘rosso’: di queste, 15 Regioni, 7 non garantiscono più le cure). Il Governo regionale di Renato Schifani, nel Dicembre dello scorso anno, ha firmato un accordo con il Governo nazionale rinunciando a un credito di 9 miliardi di euro: soldi che lo Stato italiano ha scippato al Fondo sanitario regionale siciliano a partire dal 2007. Il centrosinistra, che era al Governo dell’Italia nel 2006-2008, ha attuato lo scippo di oltre 600 milioni di euro all’anno; il centrodestra – che oggi guida sia il Governo nazionale, sia il Governo siciliano – ha deciso di tenersi i soldi che ha scippato alla sanità siciliana dal 2007 ad oggi, ovvero circa 9 miliardi di euro. Il presidente Schifani si è accontentato di 200 milioni di euro “pochi maledetti e subito” al posto dei 9 miliardi di euro. E ha motivato la scelta affermando – novello Protagora – che manca il “titolo” per rivendicare i 9 miliardi di euro che lo Stato italiano si ammuccò! Forte anche del pronunciamento della Corte Costituzionale – rifiutata dall’Assemblea costituente del 1948 e insediata con un ‘blitz’ nel 1957 – specializzata nel dare quasi sempre torto alla Regione siciliana e ragione allo Stato quando ci sono di mezzo i picciuli. Chissà se i medici dell’ospedale di Caltagirone chiamati a lavorare nei propri reparti e nei Pronto Soccorso hanno votato per il centrodestra e per il centrosinistra. Onore al CIMO, unico sindacato che sta denunciando la ‘genialata’ di Caltagirone (in realtà ci sarebbe anche il Sinalp che si batte per scongiurare la chiusura dei reparti dell’ospedale di Caltagirone). Terzultima domanda: le altre organizzazioni sindacali che fa s’ammutulieru? Penultima domanda all’assessore Volo e ai vertici della sanità pubblica di Catania: i medici dell’ospedale di Caltagirone ‘doppionisti’ vengono almeno pagati il doppio, visto che occupano due posti, o percepiscono un unico stipendio? Ultima domanda: possibile che con 9 miliardi e mezzo di euro all’anno – questo ufficialmente il dato del Bilancio regionale siciliano – non si riescono a trovare i soldi per assumere nuovi medici e nuovi infermieri? Unni finiscinu ‘sti picciuli? Perché i sindacati CIMO e Sinalp non chiedono le ‘carte’ alla Regione siciliana per fare chiarezza sui conti della sanità siciliana, pubblica a privata?

Foto tratta da iStock 

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