Siciliani Liberi: lo Stato italiano ha trasferito ai Comuni e alle Regioni il proprio default

21 maggio 2023
  • Da tempo il segretario politico di Siciliani Liberi dice in tutte le salse che le condizioni finanziarie dell’Italia sono gravissime. Il trasferimento del default dello Stato italiano a Regioni e Comuni serve per consentire a Roma di continuare a pagare gli interessi sui Btp
  • In questo scenario i Comuni siciliani non possono approvare i propri Bilanci di previsione. L’intervento del presidente dell’ANCI Sicilia Paolo Amenta  

di Ciro Lomonte

Da tempo il segretario politico di Siciliani Liberi dice in tutte le salse che le condizioni finanziarie dell’Italia sono gravissime. Il trasferimento del default dello Stato italiano a Regioni e Comuni serve per consentire a Roma di continuare a pagare gli interessi sui Btp 

Ancora una volta Siciliani Liberi è stata l’unica forza politica ad anticipare ai siciliani cosa sarebbe accaduto ai loro Comuni. Il 20 Maggio il presidente dell’ANCI Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani della nostra Isola , il sindaco di Canicattini Bagni, Paolo Amenta, ha chiesto di rinviare ulteriormente la data, già prorogata da Roma due volte – la prima al 30 Aprile, e la seconda al 31 Maggio – per l’approvazione del Bilanci di previsione. Esattamente come previsto da Siciliani Liberi, nessun Consiglio comunale vuole approvare tagli che, di fatto, significano la riduzione del ruolo dei Comuni a semplici esattorie che assicurano sì e no la fornitura dell’acqua e il servizio di pubblica illuminazione. Fra i “numerosi Comuni in ritardo”, scrive una testata online, “c’è Palermo dove il Comune deve ancora approvare le delibere sulla nuova imposta per i diritti portuali, il tariffario sugli impianti sportivi, la delibera sul Cup, e sulla tassa di soggiorno”. In pratica, i consiglieri comunali hanno fatto sapere in via informale agli uffici del Comune che predispongono le delibere per conto della Giunta che i folli aumenti proposti se li possono votare loro. Perché poi nei loro quartieri dove sono stati votati ed eletti, loro non potrebbero più tornare. Sono gli effetti concreti del default dello Stato italiano, che è stato semplicemente trasferito ai Comuni e alle Regioni, per non dover smettere di pagare gli interessi sui Btp e dichiarare insolvenza.

 

In questo scenario i Comuni siciliani non possono approvare i propri Bilanci di previsione. L’intervento del presidente dell’ANCI Sicilia Paolo Amenta  

Il presidente dell’ANCI Sicilia scrive al Ministro degli Interni pregandolo di rinviare ancora la data di approvazione del Bilancio di previsione: “Le scadenze attualmente fissate rischiano di rendere impossibile per molti enti locali… la formulazione corretta delle previsioni e degli atti propedeutici concernenti le entrate tributarie e patrimoniali e la redazione del rendiconto di gestione”. Tradotto dal linguaggio formale: non abbiamo alcuna certezza riguardo le entrate per il collasso registrato nei pagamenti di qualsiasi tributo locale. Sappiamo bene che le uscite superano le entrate grazie alle anticipazioni bancarie. In queste condizioni non possiamo predisporre alcun rendiconto per lo scorso anno, e non possiamo redigere e approvare alcun Bilancio per il 2023. E questo quando ormai siamo alle soglie di Giugno e i Comuni – secondo la legge ancora in vigore, di fatto cancellata dalle “circolari” del Ministero con i continui rinvii – non potrebbero spendere un centesimo se non per gli stipendi, proprio perché privi del bilancio. I siciliani hanno così la prova che Siciliani Liberi è l’unica forza politica libera e al concreto servizio della Sicilia: l’unica che abbia detto sempre pubblicamente come stavano realmente le cose in Sicilia. Perché il destino dei Comuni, a partire dei 3 più grandi, è lo stesso di quello della Regione siciliana. Sono tutti in dissesto, e fra poco si ritroveranno a doverne gestire le conseguenze pratiche. Se il presidente della Regione e il Sindaco di Palermo si fossero presentati a Roma dicendo che in queste condizioni era impossibile amministrare e che occorreva una ristrutturazione completa del rapporto Sicilia-Roma, non saremmo arrivati a questo punto. L’unica forza politica ad averlo sempre sostenuto, e ad avere indicato cosa fare, è stata e rimane Siciliani Liberi.

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