“Anche la Cgil in campo per la difesa dell’ospedale di Corleone e contro il suo depotenziamento. In particolare, in quello che rappresenta l’unico presidio di zona,
Leggiamo il comunicato della Cgil di Palermo: “Finalmente ritornano le iniziative civiche. In particolare questa iniziativa che vede le donne come protagoniste. Questa è una battaglia di dignità. Abbiamo il diritto di sapere cosa si vuole fare per garantire il diritto alla salute nell’area del Corleonese”, dichiara Caterina Pollichino, neo segretaria della Camera del Lavoro di Corleone, che puntualizza l’importante del fare rete e aprire percorsi di confronto fra le istituzioni, le rappresentanze sindacali, i comitati civici e le realtà associative in generale. “L’ospedale di Corleone – prosegue Caterina Pollichino – è un importantissimo presidio istituzionale. Viviamo in un territorio dove la maggior parte della popolazione è anziana ed effettuare spostamenti è complicato e in alcuni casi risulta rischioso per la salute. Per la pessima viabilità in inverno Corleone è in pratica isolata, con difficoltà enormi a raggiungere Palermo. Non tutti possono permettersi il taxi per spostarsi. E non possiamo consentire che si venga esclusi dalle cure per motivi economici. Abbiamo bisogno di risposte. La salute è un bene primario. La nostra bussola deve sempre essere la Costituzione. La salute è un bene costituzionalmente garantito. Continueremo con la raccolta di firme e siamo disponibili ad altre iniziative”. Aggiunge Gregorio Pizzolato, dipendente dell’ospedale, rappresentante sindacale della Fp Cgil Palermo: “Il punto nascita di Corleone ha una deroga ministeriale come punto nascita in zona disagiata e l’Asp 6 avrebbe dovuto impegnarsi di più per garantire maggiori risorse per il funzionamento di questo punto nascita e non di altri dell’azienda. Siamo quasi al capezzale di un morto. I medici non vogliono venire a Corleone, esiste ormai anche un problema serio di reperimento di professionalità”.
Da quando è in rete I Nuovi Vespri ha posto con decine di articoli la questione relativa allo scippo, al Fondo sanitario regionale siciliano, di oltre 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2009. Questo vergognoso scippo va ancora avanti. L’attuale Governo siciliano di centrodestra di Renato Schifani ha avallato tale scippo con l’accordo firmato a Roma nel Dicembre dello scorso anno con il Governo nazionale: accordo con il quale il Governo siciliano rinuncia a circa 9 miliardi di euro di arretrati in cambio di 200 milioni di euro: accordo che consente allo Stato di continuare a scippare ogni anno oltre 600 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale siciliano. Questo scippo è stato voluto con la Finanziaria nazionale del 2007 dal Governo nazionale di centrosinistra di Romano Prodi e avallato dal centrodestra.
Il problema, egregi ‘compagni’ della Cgil, è che per sei anni i Governi siciliani – il Governo Crocetta per due anni e il Governo Musumeci per quattro anni – hanno scippato questi fondi agli ospedali pubblici della Sicilia. Sapete quanto fa 280 per 6, ‘compagni’ della Cgil di Palermo? Oltre un miliardo e mezzo di euro. Ora vi poniamo una domanda, ‘compagni’ della Cgil: secondo voi scippando al Fondo sanitario regionale siciliano oltre 600 milioni di euro all’anno (scippo – lo ribadiamo – che il Governo Schifani ha avallato e che, quindi, continua ad essere operativo ogni anno) e 280 milioni di euro all’anno dal 2016 al 2021 è normale o no che, adesso, i conti della sanità siciliana non tornano più? Lo scorso 20 Marzo abbiamo pubblicato un’inchiesta: “In tutte le strutture sanitarie siciliane mancano i soldi. Ma che fine fanno gli oltre 9 miliardi e 400 milioni all’anno di Fondo Sanitario Regionale?“. Sì, sulla carta, ogni anno, la Regione siciliana spende, per la propria sanità, 9 miliardi e 400 milioni di euro. Noi i conti li abbiamo fatti sulla base dei documenti ufficiali della Regione. A noi questi documenti ufficiali non convincono. E sapete perché, ‘compagni’ della Cgil? Perché va verificato – non sulla base del Bilancio di previsione della Regione e del Consuntivo – ma sulla base dei Bilanci di tutte le strutture sanitarie siciliane a quanto ammonta veramente la spesa sanitaria della Sicilia. Siamo sicuri che lo Stato – che già, lo ribadiamo ancora una volta, si tiene 600 milioni di euro all’anno dal Fondo sanitario regionale siciliano – faccia per intero la propria parte? La nostra è solo una domanda. Noi ricordiamo che la Cgil siciliana ha un ufficio studi economici: perché non monitorate la spesa sanitaria in Sicilia?
Un altro nostro dubbio è che nel mondo della sanità pubblica della Sicilia il clientelismo politico-sindacale abbia fatto lievitare a dismisura la presenza di personale non medico, tra amministrativi, precari e via continuando. Il nostro dubbio è che vengano tolti soldi agli ospedali pubblici per pagare le retribuzioni alla pletora di amministrativi, precari e via continuando. Gli ultimi arrivati sono i precari Covid, con riferimento a chi, tra questi signori, non è né medico, né infermiere ma che debbono essere stabilizzati. Con quali soldi dovrebbero essere pagati questi signori? Chiediamo ai ‘compagni’ della Cgil: fino a che punto è possibile patrocinare, contemporaneamente, le ragioni dei cittadini – come quelli di Corleone e dei Comuni limitrofi – che si oppongono ai tagli alla sanità pubblica con le richiesta di stabilizzazioni di personale non sanitario nella sanità pubblica siciliana? Per concludere – come abbiamo più volte scritto – ci auguriamo che, quest’anno, in sede di ‘parifica’ del Bilancio, la Corte dei Conti per la Sicilia faccia chiarezza sulla spesa sanitaria, per capire se è vero che ogni anno si spendono 9 miliardi e 400 milioni di euro o se all’appello mancano soldi, come si spendono questi fondi e qual è il rapporto, nella sanità pubblica siciliana, tra personale medico e non medico.
Foto tratta da Città Nuove Corleone