A proposito della violenza al Pronto del Policlinico di Palermo

11 maggio 2023
  • Il ritornello che i pazienti che vanno in tilt nei Pronto Soccorso sono sempre in torto non può funzionare in eterno. Vanno chiamati in causa anche i politici che gestiscono la sanità pubblica e i vertici delle strutture sanitarie che sono piena espressione della stessa politica  
  • I cittadini siciliani, davanti allo sfascio della sanità pubblica, non debbono prendersela con il personale medico ma non la politica 
  • I pazienti che si incazzano perché stanchi di aspettare ore ed ore nei Pronto Soccorso non hanno torto: passano dalla parte del torto quando ricorrono alla violenza

Il ritornello che i pazienti che vanno in tilt nei Pronto Soccorso sono sempre in torto non può funzionare in eterno. Vanno chiamati in causa anche i politici che gestiscono la sanità pubblica e i vertici delle strutture sanitarie che sono piena espressione della stessa politica  

Le cronache di queste ore registrano una nuova aggressione al Pronto Soccorso del Policlinico di Palermo. Ferma restando la condanna nei riguardi di chi ricorre alla violenza, sarebbe opportuno conoscere non soltanto la versione dei fatti del personale medico e dei vertici del Policlinico, ma anche quella del paziente che è andato in tilt. Limitarsi alla formula: “Il paziente lamentava il fatto che i medici non avrebbero eseguito le cure necessarie” ci sembra un po’ troppo riduttivo. Sarebbe interessante sapere quanto tempo ha aspettato il paziente prima di essere visitato, che tipo di patologia gli è stata riscontrata e ascoltare anche la sua versione dei fatti. Attenzione: non si tratta di andare contro i medici e gli infermieri che, al pari degli utenti, sono le vittime dello sfascio della sanità pubblica siciliana. Sappiamo tutti quali sono le condizioni dei Pronto Soccorso della Sicilia, che in alcuni casi presentano una spaventosa carenza di personale medico. Il vero problema è che i cittadini che arrivano al Pronto Soccorso e che aspettano tanto tempo prima di essere visitati non sanno che i medici e gli infermieri non hanno responsabilità. Così alcuni pazienti, dopo ore e ore di attesa, vengono presi dall’ira e se la prendono con il personale medico. Il finale è sempre lo stesso: il ‘cattivo’ è il cittadino che ha fatto ricorso alla violenza; i medici e gli infermieri sono – giustamente – le vittime; ma nessuno chiama in causa i veri responsabili dei disservizi dei Pronto Soccorso che – con riferimento alla Sicilia – sono i politici siciliani e i vertici delle strutture sanitarie pubbliche che sono diretta espressione degli stessi politici che li tengono lì. Questi ultimi, spesso, invece di chiedere ai politici siciliani le risorse per assumere nuovo personale medico, si mettono a fare ‘filosofia’ sugli utenti che hanno perso le staffe. Tutto questo è stucchevole.

 

I cittadini siciliani, davanti allo sfascio della sanità pubblica, non debbono prendersela con il personale medico ma non la politica 

Ai politici siciliani che amministrano la sanità pubblica va detto a chiare lettere che lo ‘schema’ che hanno creato per ‘pararsi il culo’ non può funzionare in eterno. Ribadiamo: la violenza va sempre condannata, da qualunque parte arrivi. Di fatto, la politica siciliana – totalmente fallimentare in materia di sanità pubblica, soprattutto a partire dagli anni del Governo nazionale di Mario Monti, quando sono cominciati i tagli alla sanità pubblica italiana che si sono fermati solo durante la pandemia – ha trovato il modo per creare ‘conflitti orizzontali’: ovvero conflitti tra personale medico e pazienti, mentre la politica rimane fuori dalla mischia. Questo grazie anche a un’informazione carente che, invece di prendere a pesci in faccia i politici che gestiscono con i piedi la sanità pubblica, si limita a prendere atto solo del ‘prodotto finito’, cioè dei pazienti che perdono il lume della ragione perché vittime di una sanità pubblica allo sbando, dove i ‘cattivi’, come già accennato, sono solo e sempre gli stessi pazienti che ricorrono alla violenza. Noi ci auguriamo che le persone – in questo caso i cittadini siciliani – comincino a riflettere meglio anche sullo sfascio della sanità pubblica della nostra Isola, iniziando – sempre nel quadro di una dialettica civile, senza violenza fisica – ad avviare ‘conflitti verticali’, chiamando in causa un Governo regionale siciliano che, in materia di sanità, è totalmente fallimentare! Basti pensare che il presidente della Regione, Renato Schifani, meno di cinque mesi fa, ha siglato un accordo con il Governo nazionale, rinunciando a 9 miliardi di euro circa che Roma, dal 2007 ad oggi, ha scippato alla sanità siciliana. Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere.

 

I pazienti che si incazzano perché stanchi di aspettare ore ed ore nei Pronto Soccorso non hanno torto: passano dalla parte del torto quando ricorrono alla violenza

Da un nostro articolo del 30 Aprile: “In Sicilia, per i medici, lavorare nelle strutture sanitarie pubbliche, soprattutto nei Pronto Soccorso, è diventato sempre più rischioso: turni massacranti e pazienti che arrivano in condizioni sempre più difficili. Nella nostra Isola, di fatto, è stata abolita la medicina preventiva, ormai riservata solo a chi ha i soldi per potersela permettere. Di fatto, centrosinistra e centrodestra che dal 2008 ad oggi hanno amministrato la Sicilia, hanno creato una sanità classista, che privilegia chi ha i soldi e i pazienti raccomandati e condanna al caos gli altri cittadini. Con l’aumento spaventoso della povertà, che solo gli ‘scienziati’ che a Roma ‘magheggiano’ con l’inflazione nascondono, chi arriva nei Pronto Soccorso siciliani è quasi sempre in condizioni gravi. Chi non sta veramente male ormai evita i Pronto Soccorso, perché sa che per essere visitato dovrebbe aspettare da 12 a 24 ore, così cerca un’altra soluzione. Tant’è vero che a Palermo stava per aprire un Pronto Soccorso privato per ora rimasto nel limbo. Grazie a questa forma di ‘darwinismo’ sanitario la politica siciliana è riuscita a ridurre non la pressione sui Pronto Soccorso ma solo il numero di pazienti. Perché, pur con la riduzione dei pazienti, non si è ridotta la pressione nei Pronto Soccorso? Perché, come già accennato, i pazienti arrivano spesso in gravi condizioni e necessitano di più tempo per essere gestiti; in più, i medici di Pronto Soccorso debbono occuparsi anche dei pazienti ricoverati nello stesso Pronto Soccorso, dal momento che nei reparti degli ospedali pubblici mancano i posti letto” (qui per esteso il nostro articolo). Insomma, i medici dei Pronto Soccorso sono pochi e debbono occuparsi, contemporaneamente, dei pazienti che arrivano e dei pazienti ricoverati negli stessi Pronto Soccorso causa carenza di posti letto nei reparti. Quello che stiamo cercando di dire è che i pazienti che si incazzano non hanno torto: passano dalla parte del torto quando ricorrono la violenza.  

Foto tratta da Monreale Press

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