Secondo attacco in territorio russo con i droni, in fiamme una raffineria. Altro segnale di guerra totale/ MATTINALE 911

6 maggio 2023
  • Dopo l’attacco al Cremlino, i droni hanno colpito la raffineria di Ilsky, nella regione meridionale russa di Krasnodar. Il segnale che viene fuori è preciso: se i droni colpiscono in territorio russo possono anche colpire negli Stati Uniti d’America, in Europa e, in generale, in Occidente
  • Storicamente, quando i russi cominciano a lasciare le proprie posizioni – cioè a ritirarsi – c’è sempre sotto qualche sgradita sorpresa: nella migliore delle ipotesi terra bruciata…

Dopo l’attacco al Cremlino, i droni hanno colpito la raffineria di Ilsky, nella regione meridionale russa di Krasnodar. Il segnale che viene fuori è preciso: se i droni colpiscono in territorio russo possono anche colpire negli Stati Uniti d’America, in Europa e, in generale, in Occidente

Un drone ha colpito una raffineria di petrolio russa. L’impianto si trova ad Ilsky, nella regione meridionale russa di Krasnodar. Il drone ha causato un incendio che è stato spento in tempi brevi. Non ci sono stati morti. La notizia è stata diffusa dall’Agenzia russa TASS. L’incendio si è diffuso in un’area di circa 60 metri quadrati. I dipendenti della raffineria sono stati costretti ad allontanarsi. Da quello che si legge qua e là si è trattato di un secondo attacco. La raffineria è stata attaccata nei giorni scorsi sempre con un drone ma non ha provocato ingenti danni. L’attacco alla raffineria di Ilsky arriva dopo il tentativo – sempre con i droni – di colpire il Cremlino. Con i russi che chiamano in causa gli americani, che negano di essere i responsabili dell’attacco. Ed è anche logico: così come i droni stanno cominciando ad attaccare obiettivi in Russia, potrebbero materializzarsi altri droni pronti a colpire obiettivi negli Stati Uniti d’America, in Europa e, in generale, in Occidente. Chissà se i governanti dell’Unione europea, tra invii di armi in Ucraina, patti di stabilità, aumenti dei tassi di interesse e strozzinaggi vari stanno riflettendo sul fatto che qualche drone di guerra potrebbe cominciare a volare anche sulle loro teste… Non c’è nemmeno bisogno di aggiungere che eventuali attacchi di droni in America e in Europa scatenerebbero le proteste popolari contro i governanti dei Paesi occidentali. In Germania, ad esempio, si contano già manifestazioni di protesta contro il Governo tedesco. E questo nonostante sia di dominio pubblico il fatto che il Partito Socialdemocratico tedesco non abbia mai interrotto i rapporti politici con la Russia e con la Cina.

 

Storicamente, quando i russi cominciano a lasciare le proprie posizioni – cioè a ritirarsi – c’è sempre sotto qualche sgradita sorpresa: nella migliore delle ipotesi lasciano terra bruciata…

Non è facile capire quello che sta succedendo in queste ore. Se per i droni che avrebbero dovuto colpire il Cremlino va anche messo nel conto che possano essere stati gli stessi russi, per drammatizzare lo scenario di guerra, lasciando intendere che americani e ucraini hanno deciso di attaccare territori dentro i confini della Russia, l’attacco alla raffineria di Ilsky non sembra farina del sacco del russi. Un fatto è certo: piano piano cominciano ad essere colpiti obiettivi entro i confini della Russia e questo – lo ribadiamo – è un bruttissimo segnale, perché ciò significa che, per risposta, potrebbe essere colpiti obiettivi dentro i confini dei Paesi occidentali. Lo scenario di guerra in Ucraina – che di fatto non è più solo in Ucraina, perché già siamo al secondo bombardamento con i droni in territorio russo – si va complicando. Come scriviamo già da qualche giorno, sono troppo le stranezze in questa fase della guerra. Gli occidentali che preparano e annunciano la controffensiva; i russi che lasciano alcune posizioni. Le polemiche – vere o presunte – interne alla Russia, con le accuse di Evgeny Prigozhin, leader del battaglione Wagner ai vertici delle istituzioni militari russe. Sono fatti un po’ troppo semplici. Ovvero poco credibili. Fino ad oggi i russi hanno dimostrato grande intelligenza strategica e militare. Non si capisce perché, adesso, dovrebbero dare vantaggi ai loro nemici. Per non parlare del fatto che, storicamente, quando i russi cominciano a lasciare le proprie posizioni – cioè a ritirarsi – c’è sempre sotto qualche sgradita sorpresa: nella migliore delle ipotesi lasciano terra bruciata. Ribadiamo: troppe stranezze. Troppe. Siamo in presenza di una quiete prima della tempesta?

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano 

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